sabato 17 febbraio 2018

"Svegliare i leoni" di Ayelet Gundar-Goshen

"Cosa lo definisce di più: una vita intera a guidare con scrupolo, a studiare medicina, a portare la spesa delle vecchiette uscite dal supermercato, o quell'unico momento? Quarantun anni di vita contro un minuto?".
Il minuto che gli ha cambiato la vita Eitan Green non lo dimenticherà mai. Il turno di guardia in ospedale, la corsa fuori città sulle dune per provare il nuovo suv e scaricare la tensione prima di rientrare a casa dalla moglie Liat e i bimbi... poi l'uomo spuntato all'improvviso dal buio. Investito. Sapeva che non sarebbe servito portarlo in ospedale. Non poteva far nulla per quello straniero, quasi certamente un clandestino. Pochi istanti per decidere se denunciare l'accaduto o fuggire, tornare a casa illudendosi che non fosse mai capitato.
Sembrava esserci riuscito. Aveva dormito stringendosi al corpo della sua amata come ogni notte. E invece sul vialetto di casa il giorno dopo era comparsa una donna, la pelle dello stesso colore della pece e uno sguardo che l'avrebbe tormentato per l'eternità.
Sirkit. La moglie dell'uomo ucciso. La testimone che gli aveva riportato il portafoglio chiedendogli conto dell'accaduto. Non a parole. Sirkit parlava con gli occhi. E quegli occhi avevano preteso che Eitan ripagasse il debito di quella morte restituendo la vita ad altri: i clandestini malati che vivevano nell'ombra.
Notte dopo notte, rubando farmaci in ospedale, operando su un tavolaccio di ferro in un capannone nel deserto, incapace di reggere lo sguardo della moglie che segue per la polizia le indagini sull'incidente, Eitan fagocita la sua coscienza che lo tormenta e si strugge per capire chi davvero sia Sirkit, "solo lei è padrone di quanto cela nel profondo dei suoi occhi".
Eitan ignora che Sirkit odiava il marito che la picchiava, che quella notte erano lì per consegnare della droga e che aveva preso a farsi pagare per le sue cure mediche. Ma di più ignorava la disperazione della donna, l'angoscia del suo cuore, l'ostinata forza che l'aveva spinta a rinnegare tutte le emozioni. Era straniera, sola, donna in un mondo che non perdona nascite infelici. Può solo sopravvivere, Sirkit, farsi impenetrabile e ricacciare in fondo al cuore i suoi sogni. Eitan tra questi.
Perché per qualche giorno le loro vite si sono incrociate, pur respingenti e sprezzanti, lo sguardo di lei si era "impossessato di lui... e anche lui aveva iniziato a guardare lei". 
Il ricatto e l'odioso meccanismo di sospetti e perdite che rischiava di schiacciare Eitan era finito come era cominciato, per caso. E un altro minuto l'aveva liberato restituendogli la vita di prima "dimenticarsi che sia mai esistito un altro senso.. che un altro senso è possibile".
Un romanzo di rara forza emotiva, che spinge a interrogarsi sul confine tra bene e male che alberga nell'animo umano. E sugli eventi che pissono irrompere nelle vite perfette di tanti rivelandone fragilità, attese, inquietudini. Scrittura capace, ritmo incalzante, e pathos incatenano il lettore alla pagina.

venerdì 16 febbraio 2018

"Castigo di Dio" di Marcello Introna

Se si potesse far uso di un'immagine per rendere l'immediatezza del dolore, dello smarrimento che coglie il lettore de 'Il castigo di Dio' di Marcello Introna, sarebbe 'Il disperato' di Gustave Courbet.
Solo un folle, un disperato appunto, potrebbe affacciarsi alla Socia, un enorme caseggiato nei pressi della stazione di Bari, sul delimitare della campagna. Nato sotto i migliori auspici, nell'estate del '43 è poco più che un alveare maleodorante, sprovvisto di acqua, fogna, elettricità che ospita derelitti, questuanti e cela i malaffari di loschi figuri. Su tutti, Amaro. Un individuo profondamente cattivo, sin dalla giovinezza reo dei più atroci delitti, e che della Socia è il re indiscusso. Sue le bische clandestine, suo il fiorente mercato della borsa nera, suo il controllo delle prostitute che abitano i piccoli locali dove persino le finestre sono murate, luoghi sinistri che trasudano morte e malattie. Di ognuno degli abitanti della Socia, Amaro decreta vita o morte. Che siano bimbi, donne o anziani. Chi non può pagare, chi non può essere fonte di guadagno rappresenta un intralcio.
La Socia rispecchia la condizione della città di Bari come tante negli anni del secondo conflitto mondiale. Una città annientata, impoverita e abbruttita dalla guerra, dalla disperazione della miseria, del bisogno che incattivisce e mina gli animi dei sopravvissuti.
Nessuno osa sfidare apertamente Amaro, solo Anna, per tutti la prostituta letterata, gli tiene testa con il suo sguardo. Può svilire il suo corpo, intaccare la sua dignità ma non sopraffarre la sua anima, libera, sempre, comunque. Ma la penna del 'Bracco', le indagini della polizia per il rapimento della figlia di un ricco commerciante che portano ad Amaro, e l'incedere inarrestabile della storia chiedono che si prendano provvedimenti, la Socia è uno sfregio alla città che chiede di tornare a vivere, sperare, amare. E mentre l'attacco al porto della città miete vittime e i potenti locali si liberano degli orrori di cui si sono macchiati per ricominciare, l'inferno della Socia riversa nelle strade l'ombra lunga dell'orrore che ha sepolto.
Una narrazione che atterrisce quella di Introna su una pagina della storia nazionale troppo in fretta dimenticata, al pari della città di Bari che ha fagocitato nella voracità del dopoguerra e del boom edilizio la fatiscente Socia, e i suoi abitanti. Struggente e potente la descrizione dei personaggi, su tutti Anna e i piccoli Francesco e Lorenzo. Documentata e ben inserita nella trama del romanzo la rievocazione di alcuni eventi socio politici rilevanti, disarmante la bellezza e l'umanità che traspare dagli angoli della città e dalla gente che la abita.
Un romanzo potente, lirico, di forte impatto emotivo. Una scrittura che graffia il cuore. Da leggere.

lunedì 5 febbraio 2018

"Con molta cura" di Severino Cesari

Ci sono libri che si ritagliano un posto nel cuore perchè parlano dritto al 'cuore' del lettore.
'Con molta cura' di Severino Cesari è un libro toccante.
Un uomo straordinario, Cesari. Così le sue parole. Usate per raccontare la sua malattia. Prima in un diario virtuale su Facebook, poi riprese nel libro, edito ad un mese dalla sua scomparsa.
Perchè il male che l'ha colpito, minato un corpo già provato da altre malattie, fa parte di lui, lo racconta, condividendo ansie, dolori, speranze, timori con i lettori che gli fanno arrivare un sostegno, un amore indicibile che commuove. Eppure non c'è solo la malattia, c'è l'infinito amore per la lettura, la passione con cui regalare impressioni su romanzi, autori, inziative culturali, le amicizie che ti sollevano il cuore, i ricordi d'infanzia, il paese natio a cui tornare, i tanti volti conosciuti e non che attraversano le sue giornate condizionate in ogni passo dalla malattia, il gatto, la luna, l'équipe di medici ed infermieri, gli alberi, la bellezza di Roma ad ogni ora del giorno, la famiglia solido appiglio.
Ma le parole, quelle, inteneriscono. E ancora..
Fortificano. Sostengono. Filtrano umori, silenzi, passioni. Regalano emozioni.
Direttore della Collana Stile Libero, intellettuale, militante della parola, Cesari invita a guardare la bellezza di cui siamo parte, ad "abituarci a sentire quanto è prezioso e unico il momento in cui ti accade di vivere". E ancora "ognuno di noi dovrebbe imparare ad accettare i momenti di felicità, arrendersi ad essi".
Non serve recriminare, ostinarsi a cogliere un significato in quello che accade, non tutto si può spiegare, solo accettare, vivere, amare: "Siamo creature nella tempesta, sempre. Unico riparo è aprirsi all'amore, e allo stupore per ogni minima bellezza, perché amore e stupore dilatano il nostro tempo nell'infinito".
Si fatica a lasciarlo andare Severino. Così intima diventa la sua scrittura da sentirla parte di noi. Indissolubile.
Un dono, un messaggio speciale, un ricordo caro da custodire, un esempio di puro amore.