sabato 4 novembre 2017

"È giusto obbedire alla notte" di Matteo Nucci

"Anche tu sapevi che c'era qualcosa che non si riusciva a dire e scoprirai che sarà così sempre. Ci sono cose che non si riescono a vedere e che non si riescono a dire, ma noi sentiamo che ci sono, che sono al di là di un limite, un confine, un precipizio".
Lungo il fiume Tevere l'osservatore distratto vede poco o nulla. Ma uomini e donne lo abitano. Ognuno ha alle spalle un vissuto che reca carichi di gioie e tormenti. Ognuno ha imparato ad accettare la nuova vita, ad abitarla di sentimenti nuovi. Ognuno a suo modo ha dato forma alla parola fiducia.
Segreti, omissioni, silenzi però riaffiorano dalle acque torbide del fiume e trascinano verso il fondo. 
Il Dottore, così lo chiamano lungo il fiume, lo sa. Lo sente. Il rischio è troppo alto. I suoi ricordi riemergono tra racconti fantastici, flashback, canzoni. 
Cosa siamo disposti a fare per le persone che amiamo? Come possiamo sopravvivere al dolore assoluto di una perdita? Dimenticando? Lottando? Ed è coraggio o egoismo quello che lascia libero il corpo del sofferente o lo trattiene? A distanza di tempo, con l'osservazione della natura, la cura di amici atipici, l'accettazione dei limiti imposti all'uomo, il perdono, la saggezza della vita sul fiume, il Dottore avrà obbedito alla notte specchiandosi nell'alba.
Il romanzo di Matteo Nucci è come sabbia nel letto, fastidioso ma necessario. Mantiene sveglio corpo e coscienza. Allena a guardare oltre il conosciuto. Supera l'ovvio. 
"È giusto obbedire alla notte" non è un romanzo di immediatezza emotiva. Non ha una scrittura facile, richiede tempo, attenzione, arriva sulla distanza ma strattona il lettore e lo trattiene a lungo coinvolgendolo infine in un mondo abitato da personaggi di poetica assoluta. Nucci tratteggia un mondo parallelo così vicino a noi, abitato da anime sperse, colme di una speranza aspra, accesa, che accoglie il lettore, quietandone le paure.
Un romanzo di fulgida, rara, bellezza.