giovedì 28 settembre 2017

"Il giardino degli inglesi" di Vladimiro Bottone

"Lei vuole la verità. O crede di volerla. Ammettiamo senz'altro che lei la verità la desideri con tutto il suo cuore. Ma ci ha pensato bene? E' sicuro che sia conveniente sapere sempre ogni cosa?"
Napoli 1842. La città è un groviglio di vite, umori, odori, sentimenti, speranze. La grandezza della nobiltà accerchiata dalla povera gente che si arrabatta come può. La bellezza di una città che risplende sul mare a fronte delle vie anguste dei bassi. Ovunque le mani protese dei bimbi, cenciosi che vendono o si vendono per un tozzo di pane. Un male sordido che si annida ovunque, tra piccoli soprusi e ricatti. Questa è la città che ha accolto la bella e dolce Emma Darshwood. In fuga dalla sua Inghilterra e da un sentimento che deve soffocare ad ogni costo. Nei bimbi dell'orfanotrofio del Serraglio, a cui insegna canto, Emma vede la vita, a prescindere; una bellezza 'in potenza', che può tutto. Tra loro può spendere un impegno totalizzante che le impedisce di tacere il male a cui i piccoli sono esposti per mano di pedofili e profittatori. Le costerà la vita. Una perdita a cui il fratello Peter non saprà trovar ragione, al punto di abitare Napoli e la sua gente fino alla ricerca del responsabile di quello che non pare un delitto di passione come è stato dato ad intendere, tutt'altro. Peter soccomberà allo stesso modo della sorella, per mano di spietati decisi a non perdere i benefici acquisiti, il prestigio sociale e al tempo stesso dar sfogo a sordide voglie. Medici pedofili, uomini di legge asserviti ai potenti, povere anime sacrificate, traffici loschi, religiosi prezzolati. A cercare una spiegazione alle morti sospette dei figli, l'anziano pittore Edward Darshwood, che piangerà le anime perdute invocando giustizia, così pure il commissario Fiorilli che dovrà piegarsi ad un sistema che non prevede la parola giustizia.
"Provare dolore testimonia che amiamo. e se amiamo siamo ancora in vita. Noi e l'amato".
Un romanzo che è affresco del tempo, disarmante critica di un sistema dove malaffare e prepotenza prevalicano tutto e tutti. E' un giallo teso e vibrante. E' un romanzo di passioni taciute o violentemente espresse. E' la mano posata sul capo di piccoli orfani. E' il cuore piangente di Emma. E' l'anima tormentata di Peter. E' l'amore negato di una cantante che ha sacrificato passioni e sentimenti per un matrimonio di convenienza. E' il cuore nero di un medico che per molti è il volto rispettabile della città. E' Napoli, che dai bassi al mare prende al cuore e rapisce l'anima.
La scrittura di Vladimiro Bottone è come uno dei quadri del suo protagonista, Edward Darshwood, capace di guardare dentro l'anima, restandoci.

sabato 2 settembre 2017

"L'Arminuta" di Donatella Di Pietrantonio

"Ecco l'Arminuta, la ritornata".
Una ragazzina spaurita bussa alla porta di una casa di un piccolo paese di campagna. All'interno gente a lei sconosciuta. È la sua famiglia ma chiama altri mamma e papà.
Eppure ora l'hanno riportata nella casa natia. Forse per la malattia di quella che ha sempre chiamato mamma. Forse.. intanto il quotidiano è fatto di povertà, di asperità di sentimenti, di pochezza di parole, di silenzi. Facce di fratelli che la considerano un'intrusa. Ad eccezione di Vincenzo, il maggiore, il diverso, il ribelle e lei, Adriana, la sorella minore ma già così indipendente, capace di gestire ogni situazione, rivendicare un posto nella sua vita, proteggerla, amarla a suo modo con tutta se stessa. Solo un anno saranno insieme, poi la sua prima mamma la manterrà agli studi in città senza riprenderla in casa. E l'Arminuta conoscerà la verità. Dolorosa.
Più complicata delle idee e delle scuse inventate da una bambina che desidera solo l'affetto di una madre senza sapere chi considerare tale. "Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l'altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute distanze. Non sapevo più da chi provenivo."
Una narrazione intensa. Piena di pathos. La disarmante storia di una bambina amata a metà, l'egoismo dei sentimenti degli adulti, la povertà come alibi per emendare la colpa degli abbandoni, le tradizioni popolari che contrastano con la modernità, la necessità di sopravvivere, la forza del legame unico tra sorelle.
"Mia sorella. Come un fiore improbabile, come un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza. Ora ci somigliamo meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicità ci siamo salvate".
Una scrittura magica, aspra, ruvida come certi paesaggi abruzzesi di bellezza antica. Emozionante.