domenica 13 dicembre 2015

"Il parrucchiere di Auschwitz" di Eric Paradisi

Digli tu che solo l’amore ci rende liberi”.

Maurizio si arrotolò la manica della camicia e le raccontò la storia che portava tatuata sulla pelle”.
La storia di un giovane sfuggito alla retata dei nazisti nel ghetto di Roma dell'ottobre ‘43, dell’amore per Alba, la donna che aveva conosciuto da poco e che l’aveva ospitato nella sua casa, di un sentimento nutrito di silenzi e momenti rubati all’orrore che cresceva giorno dopo giorno fuori dalla porta, di un futuro di vita comune che si crede possibile, quasi un’ancora di salvezza nel mare del male assoluto che alfine li ghermisce, portandoli via: Alba esponente della Resistenza inghiottita dal carcere e dalle violenze dei fascisti, Maurizio da un treno diretto ad Auschwitz.
Sarà il ricordo di Alba, dei suoi occhi di ghiaccio, dei suoi capelli biondo cenere, il desiderio di riabbracciarla, di dar forma a quel futuro di vita insieme tante volte sognato, e il suo talento con forbici e rasoio a tenerlo in vita ad Auschwitz, almeno sino a quando nell’agosto del ’44 sarà costretto a tagliare i capelli biondo cenere che tanto ha amato, quelli di Alba, un corpo tra i tanti gasati e destinati ai forni crematori. E nonostante tutto, ad andare avanti, a sopravvivere, a farsi testimone dell’abiezione umana, a vagare per il “mondo in cui era condannato a restare nudo, in cui anche i pensieri erano scarnificati, privi di qualsiasi dignità”.
Sarebbe stato così a lungo, fuori posto in una città che era ovunque ricordo di sofferenza, in un paese che aveva ripreso a vivere a suo mondo, dimenticando il dolore di quanti avevano pianto morti in casa e avevano sacrificato tutto per ideali che adesso venivano cancellati, osteggiati, tacciati di rivoluzione, di pericolo.
Aveva lasciato l’Italia Maurizio e ricominciato altrove, in Argentina, a sopravvivere prima, a vivere poi. Lavorando come parrucchiere, sperimentando nuove colorazioni per capelli, tante sfumature di biondo affinché ogni donna potesse così raccontare la sua personalità, e lasciare che ognuna di loro potesse risplendere della stessa luce che aveva illuminato Alba.
E sentirsi attirato da un'altra testa bionda, Lucia, una giovane ragazza borghese decisa a far la parrucchiera. A lei raccontare del suo passato, della donna che aveva amato e delle speranze future. Di un mondo diverso, capace di amore e non di odio.
Non era stato facile resistere in un paese sconvolto da dittature militari, tante volte Maurizio avrebbe voluto portar via la sua famiglia, ma aveva resistito, il suo lavoro gli aveva dato soddisfazioni e importanza ma non aveva mai dimenticato il dolore che celava il suo cuore e che i numeri tatuati sul braccio gli ricordavano. Aveva raccontato a sua figlia e ai suoi nipoti, tra tutti Flor così la chiamava per quel profumo di gelsomino che gli ricordava Alba, l’orrore dell’olocausto. A Flor che sarebbe diventata un’artista aveva regalato il ritratto di Alba, e a lei pensava una notte ormai anziano e in fin di vita. L’aveva sentita in pericolo, aveva chiesto di lei ma non era servito a salvarla, a strapparla da una morte beffarda, che lasciava il suo compagno e la sua famiglia in preda a un dolore assoluto. Eppure bisognava andare avanti, si doveva, si poteva, così pure tornare ad amare.
Maurizio lo ricorda ancora, trovare una ragione per vivere, onorare il ricordo di chi si è perduto e farsi testimoni di una storia che non può essere dimenticata. Maurizio ha regalato bellezza a suo modo alle donne dopo che tanti avevano strappato loro il sorriso. Ad Alba e alle altre come lei aveva dedicato tutto: A te e alle migliaia di altre come te che hanno subito la tortura, la deportazione, a tutte coloro che si sono battute per l’Italia”.

Paradisi racconta la storia di un amore che sfida la morte, una storia di struggente dolore, e al tempo stesso ci impone di dar forma ai nostri ricordi più dolorosi per forzarci a credere ancora e sempre nell’amore. “Le persone che si amano alla fine si rincontrano sempre”.

"Di questo amore non si deve sapere" di Ritanna Armeni.

“Per le persone romantiche l’amore occupa il primo posto nella vita, è sopra ogni altra cosa. E fino a poco tempo fa ero più vicina a questa idea di quanto non sia ora..”
Così Inessa Armand.
L’ora.. quell’ora che le farà ripensare all’assolutezza dell’amore, ha visto la donna borghese votata nel tempo alla causa rivoluzionaria nella Russia del primo novecento, conoscere le privazioni del carcere, il confino, l’esilio, l’allontanamento dagli affetti più cari per la giustezza di una idea che si andava radicalizzando accanto all’uomo che avrebbe cambiato i destini di milioni di uomini: Lenin.
L’incontro a Parigi segnerà per entrambi l’inizio di una lunga collaborazione, frutto di reciproca stima e fascinazione, di un sentimento a lungo represso, taciuto, cancellato poi dalla storia ufficiale ma non dalle memorie dei testimoni né dei protagonisti.
Quella raccontata dalla Armeni è la storia di una donna straordinaria, irriverente, moderna, intelligente, dalle forti doti di mediatrice e organizzatrice, una donna capace di sfidare le convenzioni del tempo propugnando l’amore libero e di rinunciare agli agi di un matrimonio borghese per avvicinarsi alla causa dei più deboli, degli emarginati. Tra le prime a rivendicare un ruolo nuovo per la donna nella società, a coordinare una rete di associazioni femminili a livello internazionale, a tenere testa ai protagonisti della scena politica europea in anni di guerre e cambiamenti epocali.
Segnata dalla storia e dalle disillusioni di una società -quella russa- incapace di leggere i bisogni reali della gente, di una rivoluzione imposta col sangue “i plotoni di esecuzione, le carceri affollate di traditori.. davvero la rivoluzione non poteva che scegliere una strada terribile e sanguinosa?”, tradita anche dall’uomo che amava, Lenin, che aveva sacrificato il loro amore, i sentimenti, a questioni più importanti.
Amare significa essere liberi, e la libertà è un danno per la rivoluzione.
Inessa si consuma nel dolore di un ideale perduto.
La causa cui Inessa aveva dedicato la vita, l’utopia che aveva sperato di realizzare le avevano chiesto una disciplina e una trasformazione profonda, l’avevano obbligata a regole che prevedevano l’esclusione dei sentimenti e delle emozioni dalla vita pubblica in nome di una subordinazione assoluta alle ragioni della rivoluzione”.

Una biografia attenta e curiosa quella di Ritanna Armeni. La storia di una donna che merita di essere conosciuta.