domenica 22 giugno 2014

"Solo una volta nella vita" di Timothy Lewis

"Osserva attentamente gli occhi di un uomo e vedrai le sue speranze e i suoi sogni"
Cartoline postali, a decine. Ecco l'inatteso strano tesoro rinvenuto in una casa in vendita. Adam, agente immobiliare, è abituato a spulciare nelle vite altrui, ma la storia che rivelano quelle vecchie cartoline postali sa di favola d'altri tempi, perché racconta un amore lunghissimo, parla di attenzione, devozione, rispetto tra un uomo e una donna. E lui, divorziato dal cuore spezzato, non crede a quel tipo d'amore, non crede possa essere mai esistito davvero qualcuno capace di comporre una poesia ogni venerdì per circa sessantanni e spedirla alla moglie. Ma quel qualcuno ha un nome: Gabe. E l'oggetto del suo amore è l'indomita, straordinaria Pearl. Insieme nelle difficoltà, imbrigliati dagli imprevisti del tempo, schiaffeggiati dalla cattiveria dei gelosi, cullati da un amore testardo e devoto, appassionati come due amanti, amorevoli nella cura reciproca.
Curioso e deciso a provare l'esistenza del vero amore, Adam ricostruirà la vita di Gabe e Pearl attraverso le cartoline postali.. ma il segreto, il segreto del grande amore lo troverà negli occhi di una giovane donna, Yevette. E' lei ad avere l'unica cartolina postale mai spedita a Pearl, lei a regalare ad Adam la forza per ricominciare: la speranza, perché "qualsiasi errore tu abbia fatto nelle storie passate, quando l'amore rinasce si riaffaccia anche la speranza". E' lì il segreto: il potere dell'amore attraverso la speranza.

Timothy Lewis imbastisce una storia romantica infiocchettandola con il nastro delle belle parole: su tutte, speranza. Il messaggio è credere nei sentimenti, impegnarsi per alimentare l'amore, desiderare, credere, sostenere, avere fiducia. E leggere così con attenzione i segni dell'amore per riconoscere l'anima gemella. Capita poi che di mezzo finisca anche un angelo custode così da tingere di surreale la storia, ma in fondo il messaggio di fondo è 'credere'. La narrazione però è lenta, forzata, imbrigliata, non brilla mai, non coinvolge, infine deraglia. Spunto interessante ma in conclusione occasione sprecata.

domenica 15 giugno 2014

"Un comunista in mutande" di Claudia Piñeiro

"..i ricordi ci appartengono, quindi in essi non c'è verità o menzogna. I ricordi sono nostri complici".
E una donna, Claudia, ricorda: gli anni dell'adolescenza, le giornate al mare o i lunghi pomeriggi in piscina, i giochi, il chiacchiericcio complice tra amiche, i sogni semplici, le prime angustie, la scuola, la nonna che bussa al mattino alla finestra per svegliarla, il bagno con poca privacy, il fratellino un po' strafottente, la madre che cucina ogni sera la carne sui carboni e su tutti il padre: ogni mattina lì in mutande in cucina a bere il mate, abitudinario e stralunato; un padre di cui essere gelosa, uno controcorrente, alternativo, da voler compiacere e combattere al tempo stesso, così ammirato e discusso, un ribelle a suo modo, un comunista in un tempo e in un luogo in cui esserlo poteva essere pericoloso, perché il tempo è il 1976 e il luogo è l'Argentina a un passo dal colpo di stato di Videla.
Ma si sa, "la resistenza a volte si fa con i piccoli gesti", magari uno strambo annuncio su un giornale, un gioco di parole sottile e ironico per irridere il potere costituito, un silenzioso rischioso scimmiottare sedicenti comitati cittadini decisi a tutto per rivendicare il primato del monumento alla bandiera. Stretta tra il desiderio di accettazione e omologazione con le compagne di classe e la reverenziale fascinazione verso il padre Claudia finirà per cedere alla lotta intelligente, un sorriso sul volto, l'atto ribelle nel cuore.
"L'altezza del proprio padre segna un limite, un termine di paragone con cui, bene o male, si misurano tutti gli uomini, quelli che già conosciamo e quelli che compariranno in futuro".
Un romanzo di poetica intensità emotiva, che fruga nell'intimità di un diario personale e scivola tra le pagine della storia, accartoccia pensieri e umori incasellando ricordi, rievocando emozioni, sensazioni, riavvolgendo il filo sul gomitolo di una storia scritta sui corpi della gente, una storia tanto personale quanto universale che fa male: il dramma della dittatura in Argentina.
Tra foto, aneddoti, ricordi personali, un muoversi tra le sezioni del libro che è un gioco delle parti figurato quanto reale, scorre la narrazione personale, vera e verosimile dell'autrice, Claudia Piñeiro e lo sconfinato amore per il padre Gumer: "un comunista dichiarato e con enfasi, ma non praticante, cioè l'opzione più assurda: correre il rischio di affermarlo senza aver fatto alcun atto eroico che giustificasse tale pericolo. Neppure attaccare un poster alla parete. Un comunista in mutande".

domenica 1 giugno 2014

"La piramide di fango" di Andrea Camilleri

"La tò è 'na bella storia di romanzo di mafia. Non hai nisciuna prova 'n mano"
"Vero è. Ma le provi abbisogna circarle"
Piove a Vigata. Piove da giorni. Nulla del paesaggio caro a Salvo Montalbano, l'azzurro del cielo che sposa quello del mare, abita il paese e il suo cuore. Piove, ancora, e le tinte scure del fango che impasta la terra stritola il suo umore e tutto il suo fare; i suoi pensieri sono lontani, a Boccadasse, da Livia, da tempo malinconica per la morte del loro figlioccio.
Salvo lavora, ma non è presente a se stesso. Non come dovrebbe, non come vorrebbe. Ma è necessario che lo sia, perché in un cantiere il fango ha inghiottito il corpo di un uomo, un ragioniere. Intorno alla sua morte, violenta, ruota il sospetto di loschi affarismi tra famiglie potenti e politici, appalti truccati e lavori pubblici eseguiti risparmiando sui materiali. Eppure per l'opinione pubblica imbeccata da certa stampa scandalistica è il solito delitto passionale. Il marito tradito, la moglie scomparsa nel nulla e l'amante improvvisamente reo confesso. 
Montalbano è troppo 'sperto per cadere nella trappola, per non farsi domande, per non conoscere la sua terra. Basterà la tranquillità d'animo ritrovata della sua amata Livia per riportarlo ad essere il poliziotto di sempre: acuto osservatore, instancabile sarto di storie ascoltate, segreti rapiti, mezze confessioni e rapide intuizioni. Al fianco dei suoi colleghi ed amici fidati Montalbano saprà venire a capo di una piramide di fango e ritrovare la verità.

Un Montalbano sempre più uomo, più 'umano', dal cuore sospeso per l'incertezza del malessere della sua compagna, sempre più dubbioso sulla sua età e capacità di essere ancora un buon poliziotto e nonostante tutto ancora in grado di sorprendere e sorprendersi. Sempre più desideroso di smascherare i mali della società, giusto non giustiziere.
Una scrittura, quella di Camilleri, come sempre ammaliante, ispirata e profondamente vera.