domenica 26 febbraio 2012

"Gli ingredienti segreti dell'amore" di Nicolas Barreau

"L'anno scorso, a novembre, un libro mi ha salvato la vita. Una cosa alquanto improbabile, lo so. Alcuni potrebbero considerarla un'affermazione esagerata, perfino melodrammatica. Eppure è la verita".
E' un piovoso lunedì di novembre. Aurélie gestisce il ristorante di famiglia Le Temps des cerises nel boulevard di Saint-Germain. Il locale è chiuso. E' in giro per la città da sola, triste, di più affranta, arrabbiata, depressa al punto da ingenerare in chi la guarda il sospetto che voglia farla finita lasciandosi cadere da un ponte. Una relazione finita e il mondo che crolla addosso. Poi il riparo in una libreria, ed eccolo lì.. Il sorriso delle donne di Robert Miller. Un libro, semplicemente un libro, eppure capace nel giro di poche ore di restituirle il sorriso, la forza di ricominciare. Anche perché il libro sembra scritto per lei, anzi su di lei.. di certo Sophie, la protagonista dai capelli biondi e il vestito verde vista ne Le Temps des cerises non può che essere lei.
Ma chi è Robert Miller, come e quando ha incrociato la sua vita? E perchè la delicata storia d'amore che racconta un autore inglese sembra conquistare Aurélie al punto da spingerla a cercarlo fin nella casa editrice che lo pubblica e costringerla a questionare con André, l'editor che ha scoperto Miller? E ancora cosa nasconde André, folgorato dalla bellezza di Aurélie al punto da lasciarsi invischiare in un ardimentoso corteggiamento?
Nel cuore di una Parigi tutta luoghi, odori e colori.. l'inaspettato incontrarsi di due anime bisognose di amore "noi francesi lo chiamiamo corriger la fortune.. per far girare la fortuna nel verso giusto a volte bisogna darle una spintarella".
Narrazione in prima persona, quasi un dialogo aperto con il lettore, una storia semplice volutamente non pretenziosa, un pò come nel libro, scritta quasi a tavolino per piacere... ma alla fine, correggendo il tiro, l'autore ci riesce davvero ad emozionare. Ingredienti fissi come nel menù de Le Temps des cerises: Parigi, qualche buona ricetta, l'amore e piccoli incidenti di percorso da superare per giungere all'amore. Il libro di Barreau è come una tazza di cioccolata calda in una fredda giornata invernale: scalda.

sabato 25 febbraio 2012

"Romanzieri ingenui e sentimentali" di Orhan Pamuk

"I romanzi sono seconde vite (...) Leggendo un romanzo, come nei sogni, accade a volte che la natura straordinaria degli avvenimenti ci colpisca con tale forza da farci dimenticare dove siamo.."
Sei lezioni ad Harvard del Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk per spiegare la propria idea di letteratura, raccontare il personale approccio alla lettura, al valore attribuito al romanzo le cui parole sono fatte di vita vissuta, esperienze ed emozioni, sogni e speranze, strepiti e rivalse, fascino e paura.
Pamuk ricorda la sua fase bulimica giovanile di lettura, l'idea che prende forma col tempo di due categorie di lettori e scrittori: gli ingenui e i sentimentali: i primi così immersi nella narrazione da crederla realtà, i secondi consapevoli della finzione ma decisi a sognarla per davvero.
A spasso con i mostri sacri della letteratura Pamuk ci dice che 'scriviamo romanzi non perchè abbiamo la sensazione di capire la vita e le persone, ma perché sentiamo di capire altri romanzi e la loro arte, e vogliamo scrivere allo stesso modo'.
Noi lettori mischiamo la nostra vita a quella dei personaggi, visualizziamo per immagini le parole scritte, diamo forma ai pensieri che 'pensa' con e per noi l'autore stesso, riflettiamo il nostro backgroud esistenziale nelle pagine scritte, ci lasciamo vincere e prendere dalla narrazione fino a sentirla nostra, al pari delle emozioni che essa ci dà. Sospesi in un mondo tra reale e finzione che teniamo stretto illudendoci che sarà per sempre.. e alcuni libri, alcuni personaggi restano con noi 'davvero' per sempre perché 'a volte leggiamo in modo logico, a volte con gli occhi, a colte con l'iimaginazione, a volte con una picccola porzione della mente, a volte nel modo che vogliamo noi, a volte nel modo che il libro ci impone, e a volte con ogni fibra del nostro essere'.

"Hysteria" regia di Tanya Wexler

Eccitabili, ansiose, irritabili, depresse, angosciate, malinconiche così le donne vittime dell'isteria, male ritenuto ampiamente diffuso nella Londra vittoriana.
Siamo nel 1880 e il giovane medico Mortimer Granville, respinto da ospedali e cliniche private per le sue idee moderne e il desiderio di curare allo stesso modo ricchi e poveri, approda nello studio del dottor Dalrymple, famoso per la cura 'manuale' dell'isteria.
Felice di poter curare, ebbro della dolce bellezza di Emily figlia del dottor Dalrymple, e illuso dalla prospettiva di poter ereditare lo studio dell'anziano medico, Mortimer smarrirà il suo senso etico tacitando la sua coscienza di medico. Sarà l'incontro con la passionaria e ribelle Charlotte, primogenita del dottor Dalrymple, tacciata per la sfrontatezza del suo agire nella cura dei più bisognosi e nell'irriverenza del sostegno alle idee delle suffraggette, come 'isterica' a risvegliare la sua ansia giovanile di progresso e ricerca, mentre il caso e il contributo geniale del ricco amico Edmund gli serviranno quella che negli anni a venire si rivelerà come l'idea del secolo: un massaggiatore elettrico atto a dare piacere alle donne, tutt'altro che isteriche..
Piacevole commedia che trae spunto dalla biografia del dottor Granville per descrivere i mutamenti della società inglese della seconda metà dell'800, in bilico tra puritanesimo vittoriano e forti diseguaglianze sociali. L'occhio attento della regista, Tanya Wexler, passa dai salotti dove annoiate borghesi cincischiano lamentando prudori e turbamenti ai vicoli sporchi della città dove bimbi dagli occhi cisposi e donne vessate da mariti e pesanti incombenze quotidiane tendono la mano in cerca di aiuto. In mezzo le richieste di emancipazione femminile.
Piccato da più o meno velate allusioni sessuali (spassosa la scena delle papere allo stagno) la narrazione scivola nell'ironia senza mai cedere alla volgarità. Merito anche degli attori tutti in parte, va da sé menzione speciale a Rupert Everett.. quelle affidate a lui sono le battute migliori.

lunedì 20 febbraio 2012

"Finché vita non ci separi" di Julia Crouch

"Christos è morto".
Poche parole, sussurrate appena al telefono. Il silenzio è rotto nel cottage della campagna inglese dove vive Rose e la sua famiglia. Un attimo prima un uomo e una donna bevono insieme del vino sul finire di una giornata intensa ma felice. Poi quelle parole trascinano Rose nel silenzio attonito della sorpresa, il dolore si fa strada e l'istinto la spinge ad invitare la donna che le parla al telefono a stare da lei con i suoi figli. L'istinto.. o qualcosa di più.. perchè la donna che Rose ascolta raccontare la morte del marito non è una persona qualunque.. è Polly, la sua migliore amica, l'unica vera amica.. più di una sorella se mai ne avesse avuta una.
Eppure incosapevole, strisciante, subdola si insinua il timore che non sia la cosa giusta da fare.. perchè Polly, ex cantante ribelle, rappresenta il passato che Rose si è lasciata alle spalle, la sconsideratezza della giovinezza, a un passo dal baratro senza ritorno. Polly è una dark lady capace di stritolare ad arte la sua preda, un attimo dolce e bisognosa, poi inquietante e pericolosa.
Se l'istinto materno e il debito d'amicizia spingono Rose ad accogliere in casa Polly e i suoi due figli, quello di sopravvivenza le impone di reagire, perchè Polly sembra decisa a rubarle la sua vita.. casa, famiglia, amici, marito. Perchè?
Si può amare qualcuno al punto di distruggerlo? L'amicizia si sposa con la vendetta, con l'invidia? E quali emozioni riesplodono, sobillate, in chi ha taciuto a lungo una parte di sè?
Il romanzo di esordio della Crounch è notevole. E' un giallo psicologico, adrenalico, che si regge da sé. Una scrittura ipnotica inchioda il lettore pagina dopo pagina, terribilmente conscio di sapere come la storia evolverà eppure di volta in volta spiazzato, fino al finale aperto che innesca una fastidiosa inquietudine. Interessanti i personaggi, strutturati, attivi sulla scena, figure necessarie ad elaborare il dilemma che è alla base del romanzo: conosciamo davvero chi crediamo amico, fino a che punto siamo pronti a fidarci delle persone che sanno davvero tutto di noi, e a cosa siamo disposti a rinunciare per tutelare noi stessi, la personalità che siamo andati costruendo nel tempo? 'Finchè vita non ci separi' è il classico romanzo che si legge tutto d'un fiato.. e non è una frase fatta!

domenica 19 febbraio 2012

"Le sorelle Soffici" di Pierpaolo Vettori

"Noi possiamo parlare con i libri".
Così le sorelle Veronica e Cecilia Soffici.
Ma Cecilia, bellissima e fragile, è solo la proiezione dell'immaginazione di Veronica, diciassettenne figlia di un vecchio industriale malato e travolto da scandali finanziari. Veronica è solita chiudersi nella grande biblioteca di casa, immergersi nei libri fino a riviverne storie, emozioni, passioni; corre nei boschi dove in un vecchio albero lascia lettere agli autori chiedendo consigli; un giorno è Ofelia e si immerge nelle acque di un fiume, l'altro sogna di fuggire con un circo peregrinando per il mondo. Veronica vaga per mondi paralleli rifuggendo da una realtà sordida di inganni e compromessi, loschi affari e squallidi traffici di anime e corpi. La sua diversità è tollerata, mascherata da malattia, salvo alla morte del padre trasformarsi nell'unico impedimento agli uffici di un gruppo di speculatori. Se il reale è orrore ed errore, la fantasia è l'unica arma per resistere, opporsi alle storture della vita, liberare l'anima dalla prigione dei compromessi.
Una scrittura semplice, leggera, disarmante quella del Vettori, come il personaggio di Veronica e il suo alter ego Cecilia. Toccante.

sabato 18 febbraio 2012

"Un giorno solo, tutta la vita" di Alyson Richman

"Potrei vedere il suo braccio?" ripeté lui "Per favore". In tono quasi disperato. Lei ormai lo fissava, gli occhi piantati negli occhi. Come in trance, si tirò la manica. Sull'avambraccio, accanto a un piccolo neo bruno, c'erano sei numeri tatuati. "Adesso ti ricordi di me?" chiese lui, tremante. Lei lo squadrò di nuovo, come rivestendo di carne e ossa uno spettro. "Lenka, sono io" disse lui. "Josef. Tuo marito".
Un uomo e una donna anziani siedono a un tavolo. E' la cena della prova generale di un matrimonio. L'uomo e la donna, sperduti in un mare di volti, sembrano cercarsi, all'improvviso riconoscersi. Nessuno dei due crede possibile quell'incontro. Nessuno dei due si aspetta che il destino riservi loro una seconda possibilità. Sono Josef e Lenka. Sono marito e moglie. E sono nuovamente insieme a distanza di sessantadue anni. Una vita intera. Una vita insieme negata loro da un doloroso intrecciarsi di accadimenti. Perchè i due giovani universitari della Praga del '38, i due ragazzi decisi a fuggire agli orrori delle persecuzioni agli ebrei, avevano vissuto insieme una breve stagione d'amore, e una sola notte come marito e moglie prima di separarsi, inconsapevolmente.. per sempre. Negati i visti ai familiari, Lenka non aveva voluto seguire il giovane marito in America certa solo di una cosa "la famiglia non si lascia, non si abbandona, neanche per amore". Poi era seguita la notizia della morte di Josef in un naufragio, la perdita del bambino che aspettava e il trasferimento coatto al campo di concentramento di Terezin e lì.. nei mesi, anni a seguire.. l'orrore della prigionia, il tentativo di resistenza dei suoi compagni di lavoro, l'inquietudine dell'aberrazione umana e lo struggimento sordido, insopportabile della perdita dei suoi cari a dispetto della sua sopravvivenza, testimone con i suoi occhi, i suoi disegni del sacrificio di migliaia di innocenti a dispetto della personaficazione del male.
Al di là dell'oceano, un'altro sopravvissuto.. Josef, creduto da tutti morto, cerca invano la giovane moglie sperduta negli orrori dell'Europa in fiamme. Illusione. A dispetto di anni di attese, preghiere, ricerche.. la laconica notizia di una traccia e una fine dolorosa di Lenka ad Auschwitz.
Imperscrutabili traiettorie del destino spingono Josef e Lenka a credersi soli al mondo, decisi a lasciarsi andare se non ad un nuovo amore.. non potevano amare, non più di così.. a qualcun'altro a suo modo testimone e latore di un simile dolore, capace di accettare e comprendere silenzi e assenze, a condividere briciole di serenità, riversando felicità sulle generazioni successive.
Così era stato per Jospef e Amalia.. così per Lenka e Carl.. salvo ritrovarsi insieme.. occhi negli occhi.. per dire che i grandi amori non hanno mai fine.
Una struggente storia d'amore, una scrittura a tratti lieve quella della Richman, capace di filtrare il racconto doloroso, tristemente realistico degli orrori dei campi di concentramento, e raccontare del sacrificio di uomini e donne spinti a rinunciare a tutto per testimoniare al mondo gli orrori subiti, per salvare la vita di un proprio caro a dispetto della propria, preservando dignità, ostinandosi a trattenere l'umanità verso il prossimo, questo è il tratto che rende autentico e inteso il personaggio di Lenka "lavoravo come se fossi già morta, in quale altro modo avrei potuto lavorare, sentendo le urla dei deportati appena arrivati che si mettevano in fila fuori, le strida quando si rendevano conto che stavano per essere gassati? E gli strilli dei bimbi, le madri che chiedevano pietà?"

domenica 12 febbraio 2012

"La casa di carta" di Carlos Maria Dominguez

"Nella primavera del 1998 Bluma Lennon comprò in una libreria di Soho una vecchia edizione delle poesie di Emily Dickinson e, arrivata alla seconda poesia, al primo incrocio, fu investita da un'automobile".
Erede della cattedra di ispanistica di Bluma Lennon a Cambridge un docente argentino si ritrova a pensare alla collega prematuramente defunta, alle lotte di potere universitarie, alle dinamiche di vendita, promozione e diffusione dei libri, ridotti a merce o poco più, fino a ritrovarsi per le mani un libro destinato alla scomparsa ammantato di un fitto mistero: "nessun libro era riuscito a turbarmi quanto quel volume in brossura le cui pagine incurvate dall'umidità reclamavano, di per se stesse, una lettura".
Una copia ricoperta di polvere di sabbia e cemento de 'La Linea d'ombra' di Conrad, reclama attenzione, spiegazioni. Pare essere arrivata a destinazione in ritardo, e merita di essere riconsegnata al mittente, tale Carlos Brauer, un collezionista uruguayano scomparso nel nulla. Il racconto della vita dell'uomo, della sua divorante passione per i libri, la sua straordinaria collezione di ventimila volumi, la sua incredibile scomparsa e l'atroce sospetto che sia lui e il suo libro latore di un pericoloso presagio spingono il docente ad avventurarsi per lembi estremi di terra sospesi tra sabbia e cielo, strappati al mare, furiosamente scossi dal vento. Lì dove al cospetto della logica sorge una casa di carta.. cemento, sabbia e libri a creare mura destinate a reggere alla furia degli elementi e al delirio di un uomo in fuga dalle sue paure, dalle sue ossessioni. Fino al richiamo del dovere, all'unica sfida a cui è impossibile sottrarsi, alla ricerca di un libro per cui si può, si deve ancora una volta abbattere mura, protezioni, per rivivere il sortilegio della parola scritta, che può, deve, riconciliarsi, tornare da chi per prima l'ha amata. Perchè a dispetto di tutto a volte 'i libri cambiano il destino delle persone'.
Un libro sui libri, fatto di libri, cementato sui libri come la casa di Carlos Brauer, un delirio a cui qualsiasi lettore finisce per cedere, ammutolito al cospetto dell'immagine stessa che nella sua mente prende forma leggendo. Folgorante.

"Betibù" di Claudia Pineiro

"La cronaca nera arriva sempre dopo, poco più tardi, noi stiamo alle calcagna della morte. E dell'assassino. Stavolta è diverso".
Il corpo di Pedro Chazarreta viene ritrovato sgozzato in una pozza di sangue sulla poltrona del salotto nella sua villa a La Maravillosa, una piccola enclave esclusiva, dove controlli e sistemi di sicurezza all'avanguardia dovrebbero garantire la sicurezza dei ricchi abitanti. Eppure qualcuno ha ammazzato Pedro Chazarreta, nello stesso modo in cui tre anni prima era stata uccisa la moglie. Strane coincidenze o qualcosa di più?
Ad incuriorsi al caso, un vecchio cronista di nera de 'El Tribuno' Jaime Brena e il suo giovane sostituto in redazione e lei, Nurit Iscar, la 'dama nera' delle letteratura argentina, affossata dalla critica per un libro sbagliato, per gli amici Betibù, per la somiglianza con Betty Boop, cartone animato americano degli anni '20. Intorno le strambe amiche di Nurit, i fervori della redazione di un grande quotidiano, il pulsare di una metropoli, ma anche la crisi di mezza età di Jaime, esautorato dal lavoro che ama e abbandonato dalla moglie; la formazione di un giovane giornalista abile a navigare in rete ma imbranato nel cercare sul campo le notizie; i dubbi di una giovane redattrice di cultura su una gravidanza inaspettata; le ansie e gli sguardi indagatori della gente de La Meravillosa; e la bellezza autentica di Betitbù, attenta osservatrice, straordinaria tessitrice di trame, una cinquantenne decisa a dare una svolta alla sua vita di attese per dar forma al suo talento.
Un piccolo particolare in un lungo piano sequenza narrativo che incastra l'attenzione del lettore e il gioco è fatto. Una cornice senza foto, interrogativi a cui dare risposta, una drammatica concatenazione di eventi non attibuibili al destino ma alla mano dell'uomo e Betibù smaschera l'assassino o gli assassini.. su tutti l'impossibilità di accettare il male e mettere a tacere la coscienza che rivendica azione, il dilemma tra vendetta e giustizia.
La scrittura della Pineiro è vorticosa, realistica, appassionante, intelligente, intuitiva, così i suoi personaggi, gente comune spinta ad agire, capace di pensare, atta a non dare giudizi ma a capire, a istruire, indicare la strada a se stessi e agli altri. E c'è di più: la percezione dell'analisi di una società in cui controllare, dominare la paura è esercizio comune; dove il giornalismo ha perso la direzione e l'informazione ha ricacciato indietro l'appofondimento.
"Non fare lo stronzo" dice il ragazzo.
"Sono uno stronzo, sì -dice Brena- a volte non è affatto male essere uno stronzo, tiene a galla la dignità. E di questi tempi, quando tutto quello che ti circonda è una merda, stare a galla è importante"

domenica 5 febbraio 2012

"Tutto ciò che sono" di Anna Funder

"Erano distese sul letto l'una di fronte all'altra, le coperte alzate fino al mento. (...) La fronte di Dora era fredda sulle mie labbra. La sua bocca era di un azzurro grigiastro. Gli occhi chiusi, infossati. Mathilde sembrava stanca. Un liquido incostrato le usciva dal naso e dalla bocca, sul cuscino".
I corpi di due donne vengono ritrovati nella tarda primavera del 1935 in una appartamentino di Londra. La stanza è chiusa a chiave dall'interno. Tutto lascia pensare ad un suicidio. Le autorità finiscono per accreditare questa tesi. E' opportuno, conveniente, per tutti che sia così. Ma non per la cugina di Dora, Ruth, non per Ernst Toller, non per gli amici delle vittime. Perchè Dora Fabian era una giovane, determinata attivista anti-nazista, esule in Gran Bretagna. Perchè lei come uno sparuto di indomiti uomini e donne comuni aveva deciso di sacrificare tutto, finanche se stessa, per raccontare al mondo l'illegalità del partito nazista e del suo leader; le atrocità progammate contro gli ebrei, contro gli oppositori del regime, contro ogni forma di molesta diversità; l'inquietante subdola connivenza di un popolo soggiogato dall'idea di potenza.
A ricordare Dora, il suo sacrificio, la sua aperta lotta al nazismo, la tenacia di una donna moderna, libera, passionale, antincovenzionale, coraggiosa sino all'indistinta percezione del pericolo sarà lo scrittore Ernst Toller, morto suicida nel dopoguerra, e la sopravvissuta Ruth Blatt, sua cugina 'un recipiente di ricordi in un mondo di dimenticanza'.
Anna Funder racconta una storia vera, drammatica, inquietante quanto i lunghi anni del dominio nazista in Germania. Inquietante perché evidenzia l'atrocità del tradimento tra amici, parenti, conoscenti schierati su posizioni opposte per necessità, convenienza, ideali. Drammatica perchè reale nelle ferite lasciate sui corpi e sulle anime dei protagonisti, dei testimoni, i sopravvissuti di quel tempo. Vera perchè tangibile, volti con un nome e una storia impossibile da cancellare.
Su tutte l'eroina dimenticata dal tempo quotidiano: Dora Fabian, sfacciata, ribelle, donna innamorata ma incapace di svincolarsi dall'impegno, accesa al suono della parola libertà, legame forte di un gruppo di attivisti dipinti come eroi dalla storia, semplicemente consapevoli di amare il proprio paese, difenderlo dagli inconsapevoli carnefici di Hitler che erano diventati i cittadini tedeschi.
Una scrittura che strappa la forzata partecipazione del lettore, inchiodato alle storie di uomini e donne che senza saperlo incrociandosi segnano per sempre le proprie vite. Una struggente storia d'amore, il sacrificio di una donna indomita, la fragilità di un uomo, il silenzio connivente di un intero popolo, un thriller psicologico che indaga nell'animo umano, la testimonianza di chi ricordando apre alla speranza di un mondo diverso.
Un romanzo del nostro tempo, che inchioda alla memoria collettiva.