lunedì 31 dicembre 2012

"L'amore dell'ultimo milionario" di Francis Scott Fitzgerald

Metà degli anni'30, Hollywood.
"Nel suo modo di accoglierti c'era una nota coraggiosa - ti veniva incontro con l'aria di scansare un qualche ostacolo sulla sua vita, e ti studiava a fondo come se non potesse farne a meno".
Ecco Monroe Stahr, il produttore più potente degli studios. 
Infaticabile, inarrestabile, totalizzante, magnetico, visionario, determinato. Ma anche malinconico.. la perdita della moglie Minna e una malattia che non dà scampo segnano la sua vita, agli occhi del mondo invidiabile. Eppure una luce improvvisa rischiara il suo cuore riaccendendo la speranza di una felicità perduta, forse mai provata. Un volto nella notte, l'illusione di rivedere nello sguardo di una sconosciuta quello della moglie e l'ossessione di ritrovarla, a rendere spasmodica ogni ora che prelude l'incontro: "Gli occhi di Stahr e quelli di Kathleen si incontrarono e si fusero, irretiti. Per un momento fecero l'amore come nessuno osa fare dopo. Il loro sguardo era più intimo di un abbraccio, più urgente di un grido".
Ma il sogno è destinato a svanire all'alba.

Ultima opera, purtroppo incompiuta, del genio della letteratura americana Francis Scott Fitzgerald, L'amore dell'ultimo milionario racconta il mondo del cinema che tanto bene l'autore conosceva e che pure gli aveva riservato delusioni e patimenti. Una narrazione la sua che a tratti sembra un lungo piano sequenza sulla vita del protagonista, figura straordinariamente caratterizzata, e incastra il lettore nel meccanismo della storia come poche volte riesce:  "Non ci sono surrogati per volontà e determinazione. A volte devi far finta di averle, quando non te la senti proprio".

domenica 30 dicembre 2012

"Finché le stelle saranno in cielo" di Kristin Harmel

"Bastano un solo giorno, una settimana, un giorno per cambiare tutto"
Capita così ad Hope, in quel di Cape Cod: una figlia adolescente Annie, una pasticceria di famiglia che rischia di esserle portata via dalla banca, una sensazione di insofferenza verso una vita che sente trascinata via senza grandi entusiasmi.
Poi la rivelazione dell'anziana nonna Rose, malata di Alzheimer, in un momento di lucidità: una lista, una serie di nomi, da trovare a Parigi. Picard. Un cognome diverso da quello della donna che blatera frasi senza senso ma insegue con gli occhi ricordi perduti. Hope deve a sua nonna, a sua figlia e a se stessa una spiegazione, deve ricostruire il proprio passato a costo di scontrarsi con una verità dolorosa ma necessaria e così immergersi nella storia del '900, nello sterminio degli ebrei, nella peggiore abiezione di cui è stato capace l'uomo, ma anche nello straordinario gesto d'aiuto di gente sconosciuta, l'apporto della comunità musulmana francese e di tante organizzazione cristiane disposte a tutto per mettere in salvo gli ebrei, e su tutto imbattersi nell'amore travolgente, salvifico di due giovani, Rose e Jacob, un amore a prima vista, totalizzante, inesprimibile a cui non si può che cedere: "ti amerò finché le stelle saranno in cielo".
Hope non ha mai amato né è stata mai amata così, non si è neppure data la possibilità di crederci e invece sua nonna Rose ha amato Jacob al punto di rinunciare a lui, al punto di sacrificare la sua famiglia per preservare il dono più grande che l'uomo le aveva fatto: un figlio, e Jacob è sopravvisuto ad Auschwitz sapendo di dover tornare da Rose. Perchè l'amore può tutto. Può superare mille ostacoli, e come per Rose e Jacob, essere un legame sottile, indistruttibile per riportarli insieme dopo settant'anni.
Ricordi sfilacciati.. una storia che attraversa il  novecento per rimettere insieme i pezzi di una famiglia perduta, l'occasione per capire i silenzi, le assenze, perdonare l'incapacità astratta di dare amore per paura di perdere le persone care, dare forma ai legami perduti, darsi una possibilità per ricominciare perché non è mai troppo tardi per credere, per ricominciare. Così per Hope dopo il buio la luce inattesa della speranza e il concreto sapere che a volte "non devi cercare lontano quello che è già lì davanti agli occhi".. ovvero Gavin, la sua dolcezza, il suo esserci sempre, la sensazione di quell'amore che ti brucia dentro. E anche la saggezza di sapere che "nessuno ha la vita che si aspettava, ma è il modo in cui ci si adatta alle difficoltà a determinare se si è felici o no" e allora tutto diventa possibile.. persino le fiabe possono diventare realtà.

Un romanzo che emoziona quello della Harmel, storia e fiction mescolate per dare speranza e rilucere in perle di buon senso. Una storia che fa bene al cuore, e racconta dell'amore in ogni sua forma: "Quello che desidero per te Hope è una vita vissuta pienamente. Una vita vissuta liberamente .. Una vita vissuta sapendo che Dio esiste ovunque tu sia, vive fra le stelle. E ti auguro una vita con un lieto fine, proprio come nelle fiabe. Ma devi inseguire quel genere di vita con tutta la forza del cuore. Perchè è solo amando, e avendo il coraggio di lasciarsi amare, che puoi travre Dio, che esiste dappertutto nel tuo cuore".

venerdì 28 dicembre 2012

"Voi, onesti farabutti" di Simone Ghelli

"Chiedigli quand'è che c'hanno portato via tutto, e della fine che han fatto tutte le promesse".
Generazioni a confronto. Un nipote scrive ricordando la figura del nonno.
Chi ha combattuto per la liberazione del nostro paese, chi ha rinunciato a tutto per gli ideali, chi si è sporcato le mani impastate di fango e sangue, chi oracola inascoltato al cospetto di un bicchiere di vino rosso.
Per contro...
Chi si è perso nella spersonalizzazione di un pronome personale, chi figura nel mucchio come un pezzo non originale di una democrazia falsata, chi si sente incompiuto alla soglia dei quarant'anni, chi vorrebbe rispondere ribellandosi ma è ingabbiato dal bisogno.
Un racconto intimo, personale che pure si tinge di un messaggio universale di idendità e sogno.
Un linguaggio diretto, parole strappate al comune sentire, a tratti pietre scagliate con forza, a tratti singulti di dolore per tentativi evocati eppur inespressi. 
Parole autentiche che scaldano il cuore e inquietano.
Un libro che rabbercia ferite visibili e invisibili.

giovedì 27 dicembre 2012

"Jane e l'eredità di sua signoria" di Stephanie Barron

"Il sentiero del dovere è il meglio tracciato tra quelli che conosciamo. E' il sentiero dle cuore a condurci nelle profondità più oscure".
Chawton College. Hampshire. Jane Austen e sua madre giungono nella loro nuova residenza, un cottage messo a disposizione da Edward Austen a seguito della munifica eredità dei lontani cugini Knight. Una sensazione di strisciante inadeguetezza coglie Jane. La posizione del cottage, ad incrocio tra le principali vie di transito dle paese, e la certezza di essere osservata preludono all'inquietante scoperta di un cadavere nella cantina di casa.
Non bastasse poco prima un legale ha proceduto alla consegna di una inattesa eredità da parte di Lord Harold Trowbridge, scomparso pochi mesi prima: un baule pieno di carte, corrispondenza privata, diari, registri contabili, resoconti di viaggi. Affidati a Jane nella certezza che lei sola possa essere capace di raccontare la sua storia, quella di un furfante gentiluomo. Ma è poi solo questo?
Cosa celano quelle carte se non insondabili segreti per il paese e tante nobili famiglie, coinvolti in scandali pubblici e privati? Chi attenta alla vita di Jane per rubarle il baule, riuscendoci alfine?
In una tenace e frenetica caccia al ladro con vittime innocenti e scaltri nemici Jane sarà costretta a difendere la sua casa, la sua famiglia, il suo onore e la sua stessa vita spuntandola con un rivale che armeggia infido nell'ombra, riabilitando al tempo stesso la figura di Lord Trowbridge della cui amicizia mai aveva dubitato: "Non piangete per me, Jane, bensì portatemi nel cuore come colui che vi ha amata per il vostro coraggio di essere voi stessa, e non ciò che la convenzione vorrebbe che foste".

mercoledì 26 dicembre 2012

"Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry

"Bisogna cercare nel cuore".
E' il mattino di Natale. E' l'ora in cui intorno tutto è silenzio. E mi regalo il piacere di scartare un dono speciale: un libro. Non uno qualsiasi: Il piccolo principe. L'edizione speciale che ne festeggia i settant'anni della pubblicazione. E' quasi un rito. 
"Che cos'è un rito?"
"E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore"
 E il rito si compie. Immergersi nella lettura, ritrovare quel protagonista, accompagnarlo nel suo viaggio, negli incontri che cambieranno il suo sentire e il nostro.
"Che cosa vuol dire addomesticare"
"Vuol dire creare legami.."
Legami. E' l'essenza del Natale.
Il piccolo principe non è una semplice favola per bambini. E' un libro destinato a tutti. Si presta a regalare al lettore attenzione, lo stimola a curiosare, a interrogarsi sulle ragioni dello stare al mondo, su quel prendersi carico dell'altro che è alla base della comunità, perchè "tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato".

lunedì 24 dicembre 2012

"Inés dell'anima mia" di Isabel Allende

"E tu cosa vuoi Pedro?".
"Fondare il Cile insieme a te" rispose senza pensarci due volte.
"Allora è quello che faremo".
"E' quel che faremo, Inés dell'anima mia..".
Da un paesino dell'Estremadura agli albori del '500 alle terre inesplorate delle Americhe, dal torpore asfissiante dell'ingerenza maschile e clericale della società spagnola del tempo all'incontrastata libertà delle esplorazioni e delle conquiste di nuovi territori, così la vita dell'indomita Inés Suarez e degli uomini che amò: lo sfacciato e passionale Juan, il seduecente Pedro, il generoso ed onesto Rodrigo.
Decisa a sfuggire il controllo familiare dopo la partenza del marito per il Nuovo Mondo, la giovane Inés cercherà un nuovo inizio nelle terre lontane sfidando le impervietà e le insidie della traversata, lavorando duramente per affermarsi come donna, emancipandosi a dispetto della vita stessa. Capace di curare i malati, di trovare l'acqua, di cucire e cucinare Inés sarà protagonista della Conquista spagnola al fianco di un prode hidalgo di cui sarà compagna per lunghi anni, Pedro de Valdivia. 
"Di una cosa sono comunque sicura: che quella stessa notte ci amammo e che dal primo abbraccio ci consumò lo stesso ardore".
Anni di tormento, passione, estremi sacrifici, costellati da guerre, carestie, calamità di ogni tipo in una terra ostile eppur fermento di una nascente, florida, civiltà. Il Cile, Santiago.. contano tra i suoi fondatori l'irruente Inés, combattiva, determinata a costruire, progettare, un fare ossessivo quasi, un fare impastato di volontà e amore, spesso oggetto di feroci attacchi, invidie, gelosie al punto di essere tacciata di stregoneria, di essere additata come adultera.. una novella Maddalena rea delle peggiori malefatte.
"La tempra è una virtù che viene apprezzata negli uomini, ma che si considera un difetto nel nostro sesso. le donne con una forte tempra mettono in pericolo l'equilibrio del mondo, che oende dalla parte degli uomini, i quali provano gusto a vessarle e distruggerle".
Ma Inés non si lascerà piegare, risponderà con carattere al tradimento dello stesso Pedro che la porterà a un passo dall'addio a quella nuova terra tanto amata e difesa, armi in pugno. Sarà l'amore di un altro uomo, Rodrigo de Quiroga, a offrirle l'occasione di esprimere ancora il suo talento, sostenendo temerarietà e lungimiranza negli investimenti, dando forma, sostanza merito al suo ruolo della nascente società cilena, amandola con adorazione per decenni, e Inés ripagherà la sua gente concretizzando tutti i suoi sogni di ragazza regalando amore e sostegno vero alla sua gente.
Una donna racconta.. passioni, intrighi, guerre, viaggi. La sua, una vita vissuta coraggiosamente.

domenica 9 dicembre 2012

"Le parole lontane dal fuoco" di Tiffany Baker

"Ascolta, è importante: il sale mette in risalto quello che già c'è nella vita delle persone, come fa con il cibo. Fa risaltare i sapori dolci e quelli aspri, e quando le persone ignorano il suo messaggio, quando ignorano l'essenza del loro io, è allora che cominciano i problemi"
Claire Gilly lo sa bene. Ha ignorato se stessa, rinnegato il suo passato, le sue origini, la sua famiglia per troppo tempo. Ha quasi ucciso sua sorella Jo e non è neppure stata in grado di chiederle perdono, se mai l'ha odiata, ha lottato perchè le saline della famiglia Gilly finissero nelle mani di sciacalli, in quelle di suo marito Whit Turner, il nemico alla porta, senza saperlo, scegliendo di non vedere il male che le faceva, subendo il suo tradimento, il suo disprezzo.
Ma non si può tacitare la propria coscienza per sempre. Non si può vivere fingendosi quel che non si è. Non si può dimenticare l'amore vero né ignorare l'ostinata determinazione di chi, come la sfigurata e indomita Jo, ha tenuto in piedi le saline, la tradizione, sfidando il retaggio dei pregiudizi di un'intera comunità decisa a voltarle le spalle.
Non si può fuggire il passato. Mai. Bussa sempre alla porta e chiede conto di quel che non si è fatto.
A Prospect è tempo di falò, di tradizioni, del sale lanciato nel fuoco, nel colore della fiammata le donne Gilly da sempre leggono buoni o cattivi auspici.. ogni tanto il fuoco porta via segreti di famiglia inconfessabili. Del resto "il prezzo della felicità è la rinuncia" e alla volta, inspiegabilmente, quando tutto si crede perduto, la rinuncia paga: "Qual è secondo te, la linea di confine tra passione e socnsideratezza? Esiste? Voglio dire, c'è un modo per amare una persona senza esserne distrutti?" "Temo di no".

La Baker costruisce una trama potenzialmente originale ma ingarbugliata al punto da risultare a tratti ostica, il finale appare raffazzonato e urgente quasi si volesse chiudere lì la storia, senza ragionare il ravvedimento di Claire se mai giustificando il suo operato sin lì, lasciando in secondo piano la forte presenza di Jo. Pecca anche la scrittura, piatta, poco coinvolgente, impersonale. A dispetto del battage pubblictario, un tentativo sprecato.

sabato 8 dicembre 2012

"L'amore segreto" di Paola Calvetti

"Non è forse più saggio chi sa strappare il passato? Conservare è inopportuno".
Se lo domanda Costanza, settantaquattro anni, mentre scrive alla sua più cara amica Gabriella degli eventi che hanno turbato i suoi giorni sereni in Provenza.
Una lettera, l'annuncio di una visita inaspettata e la necessità di visitare il passato e dare forma a un segreto taciuto a se stessi prima che agli altri: l'amore per Andrea, vissuto a dispetto dei vincoli familiari, a lungo; un amore paziente, cucito su una trama fitta di parole e momenti rubati alle tournée di musicista di lui, tra separazioni e un ritrovarsi bastevole a tormentarsi ancora sul quesito se sia possibile o no disamorarsi, o semplicemente doveroso farlo.. per salvarsi, perché amare a volte è una dolce disperazione e farlo nascondendolo al mondo quando si vorrebbe gridarlo è un castigo. Allora allontanarsi è la risposta, e "il tempo, a nostra insaputa mette strati di garza rincuoranti a ciò che chiamiamo verità".
Costanza ha costruito altrove la sua vita, ha stretto intorno a sé la famiglia, lasciato che nel lavoro scivolasse il suo amore per le parole e negli occhi dell'ospite inatteso alfine non ha trovato giudizio ma comprensione, e risposta a quanto Andrea non le aveva mai detto:"Ti amo, dal giorno in cui ti ho incontrato (...) il tuo dono più grande è stato il coraggio di rischiare la malinconia..".
Mentre la famiglia festeggia il suo compleanno Costanza pensa all'ultimo segreto che nasconde: la malattia del suo corpo, ma poco importa, il suo cuore no, non è più malato.. non grava su di lui peso alcuno, perché a dispetto degli amari scherzi del destino, dell'assenza, recare memoria di un amore, per sempre, è possibile. 
 "E' che l'amore non passa. Semplicemente, cambia direzione".

Raccontare di un amore clandestino con il garbo di uno struggimento autentico riesce a pochi. La scrittura della Calvetti appare come una carezza lieve, un abbraccio alla persona amata cinta di spalle. Pudica, delicata, evocativa.

domenica 2 dicembre 2012

"Una certa idea di mondo" di Alessandro Baricco

Leggere Baricco ha sempre un che di affabulatorio. Di più credo che raccontare oralmente sia la cosa che gli riesca meglio, meglio persino di scrivere, perchè nel suo raccontare arriva all'ascoltatore, senza il filtro della parola scritta spesso intrappolata in formalismi e rigide elucubrazioni linguistiche e di stile, tutto l'amore per la lettura e quel che ruota intorno al libro. Va da sé in questo librettino, raccolta degli articoli pubblicati settimanalmente per il quotidiano La Repubblica, la magia dell'affabulazione si declama nel suo splendore, giacché l'autore racconta i cinquanta libri che negli ultimi dieci anni per motivi diversissimi tra loro l'hanno colpito. L'impressione personale che arriva è di sfogliare un album di figurine e indicare con un plateale 'ce l'ho.. non ce l'ho' i libri già letti e quelli che inevitabilmente l'autore ti invita a scoprire. Perchè di fondo questo è 'Una certa idea di mondo', un plateale, ineludibile invito alla lettura. Con tutto il contorno di snobismo insito in chi si affastella spesso ad elaborare pensieri su libri sconosciuti ai più. Ne viene fuori una entusiasmante carrellata attraverso i secoli e i generi letterali, palesando a tratti la soggettività nella preferenza accordata a certi autori e l'implacabile giudizio verso altri navigando il mare dell'eterna diatriba tra antichi e moderni, romantici e barbari. Di fatto tra citazioni e originali osservazioni ne viene fuori una suggestiva occasione per buttare giù una personale lista dei migliori libri letti negli ultimi dieci anni e magari farsi, come Baricco, 'una certa idea di mondo'.

venerdì 30 novembre 2012

"La moglie del mondo" di Carol Ann Duffy

"Siamo andati allo zoo
gli ho detto-
C'è qualcosa in quello scimpanzé che mi fa pensare a te"
(sig.ra Darwin)
Quando si pensa alla poesia spesso si circoscrive l'uso della parola al discorso amoroso, all'accorato appello politico, all'afflato verso la patria lontana, l'inglese Carol Ann Duffy ne fa un uso smaccatamente dirompente, ironico, graffiante per accedere alla fantasia, al mito, alla storia e raccontarla dal punto di vista femminile. Va detto, punto di vista davvero originale: quasi esclusivamente quello delle mogli, vere protagoniste nella coppia dove però il destino ha premiato, illuminato, cinto di conoscenza l'uomo: da Pilato a Freud, da Icaro a Darwin, da Lazzaro a Faust, da King Kong a Quasimodo, solo per citarne alcuni.
La Duffy colleziona una deliziosa e godibile raccolta di liriche, più o meno brevi, che descrivono la storia come non l'abbiamo mai conosciuta rivisitandola con arrendevole spregiudicatezza e fascinazione. 
Un 'come poteva essere' visto dalla parte di lei.
Le mogli del mondo si raccontano:
"Non sarò la prima né l'ultima
che se ne sta su un costone
a guardare il marito
che dimostra al mondo
di essere un totale, perfetto
emerito, assoluto coglione"
(sig.ra Icaro)

sabato 24 novembre 2012

"La doppia vita dei numeri" di Erri De Luca

"La tombola napoletana estrae insieme ai numeri anche una storia. E' il viaggio contrario a quello dei sogni, che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto".
E una storia è quella che imbadisce un fratello alla sorella la notte di capodanno nel corso di una tombolata stramba e solitaria. Solitaria solo in apparenza. Perchè al tavolo, siedono presenze familiari, che ridono, ricordano, parlano, invitati da una dimensione altra: "i numeri siamo noi e veniamo estratti ogni volta che uno si ricorda di noi e ci nomina".
Siamo a Napoli. Da una finestra i colori e i suoni dirompenti dei fuochi pirotecnici. L'uomo estrane numeri, significati, aneddoti, ricordi personali, silenzi, sberleffi, segni di una vita vissuta, una famiglia come tante: l'amore, il lavoro, i figli.. il dopoguerra a Napoli. La donna, sua sorella, ascolta, partecipa, spinge l'altro a lasciar fluire emozioni, lo sprona "sei sempre stato scarso negli affetti, tieni la scrittura e metti tutto là dentro" e ottiene che la storia.. vera.. prenda forma. Ed è una storia di famiglia, di un tempo perduto, del riscatto felice di una gente abituata a fare ammuìna, di un tempo diventato sereno, di una pacificazione con una città, con un passato per un tempo impreciso dichiarato estraneo.
La scrittura di De Luca è essenziale, figurativa, pulita, prende forma sulla carta: è semplicemente vera. Per questo potente.

domenica 18 novembre 2012

"Come una specie di sorriso" di Lella Costa

"..per quanto possa essere sgradevole, perfida, malevola o feroce, la libertà di esercitare la satira e l'ironia non dovrebbe mai, ma proprio mai essere messa in discussione. E l'unico metro di giudizio dovrebbe essere basato sull'efficacia: fa ridere? Funziona? Ottiene l'effetto di stupirci, diovertirci, spiazzarci, provocarci, farci riflettere e insieme sorridere?"
Garbata, istrionica, sottile, elegante, così nei testi che porta in scena, così nella scrittura, Lella Costa regala un quasi saggio sull'ironia spaziando dai classici, a suo modo reinterpretati e attualizzati, ai cantautori del novecento, dai miti greci alle esperienze quotidiane, dimostrandone l'importanza, un antidoto alle storture della vita, agli orrori ed errori subiti e provocati dal genere umano: guerre, dittature ma anche amori finiti, diete atroci, infauste visioni allo specchio.
Il suo libro risulta leggero, sornione, proprio come una specie di sorriso rubato tra le pagine.

domenica 11 novembre 2012

"Le donne perdonano tutto tranne il silenzio" di Rosa Matteucci

Su un set cinematografico, ai piedi di un calvario grottesco quanto i volti della gente che lo abita, scivolano figure reali e figuranti di ogni tempo e ogni dove. Uomini e donne ammalati di un morbo che esiste da sempre senza speranza alcuna di essere debellato: l'amore; incapaci di guardarsi dentro, accettare i propri limiti, rassegnarsi a soccombere al proprio destino o impetuosamente ribellarsi, semplicemente vivere.
Qui, tra fantasia e realtà, incubi dettati da cattiva digestione o asfissia umorale, si incrociano Marta e Maria, sofferenti per uomini che non hanno saputo, voluto, potuto amarle. Inquiete, diversissime tra loro, eppure prossime, inspiegabile sostegno l'una delle pene dell'altra, consapevoli che "come tutte le donne lei sopporta le parole più dure, accetta gli schiaffoni, le mezze verità, i tradimenti ma ai silenzi degli uomini non si perdona mai".
Perché "la vita delle donne è sempre stata condizionata dal potere degli uomini. Per noi non c'è mai stata libertà di esistere, contiamo soltanto in funzione loro, sempre per derivazione: la figlia, la madre, la sposa, la sorella, l'amante, la fidanzata. Solo la puttana resiste a prescindere dagli uomini. Siamo come bamboline vudù, in cui conficcare spilli". Fallaci, instupidite dalla sindrome dell'io ti salverò, certe di poter amare anche chi non s'ama, di avere quel che l'uomo non ha e cerca, destinate al sacrificio e per questo deboli, esposte.
La scrittura della Matteucci è mordace. Un pugno nello stomaco, capace di dire quello che tutti pensano ma tacciono per pudore, e timore d'esser accusati di frigidità mentale, anarchia sessuale, spudoratezza. E invece le osservazioni anche sulle abitudini quotidiane, quello che accettiamo per pigrizia, conformismo, buonismo sono originali, deliranti, divertenti. La Matteucci è indisponente, vera, originale.

domenica 4 novembre 2012

"Il confidente" di Hélène Grémillon

"La maggior parte delle persone si innamora di qualcuno vedendola, a me, invece, l'amore mi ha preso a tradimento" così Luis ricorda Annie.
Come le confidenze di uno sconosicuto siano finite tra le lettere di consoglianze per la morte di sua madre, Camille non lo sa. Forse l'ennesimo espediente di un aspirante scrittore di farsi leggere da un'accreditata editor o peggio l'assurda storia di qualcuno che sembra conoscere lei, sua madre, la sua famiglia. Eppure tutto suona sfalsato: date, luoghi, nomi.
Teatro degli eventi un piccolo paese di provincia sul finire degli anni '30. Una ragazzina che aspira a diventare pittrice, Annie, una ricca borghese triste giunta dalla capitale, madame M., una grande casa, l'Escalier, e un triste segreto da tacitare al mondo: la colpa di non avere figli e desiderarli oltre natura.
Il patto scellerato tra le due, l'una di partorire al posto dell'altra, ignora tasselli importanti, conseguenze inaspettate, forzatamente negate: l'amore ignorato degli uomini: usati, scacciati, esiliati; il sacrificio di chi è pronto a tutto per tutelare l'innocenza di un neonato; la vendetta delle donne convinte che 'il tradimento concede ogni diritto'; le atrocità della guerra; bugie, silenzi, omissioni.
Ma non si può tacere per sempre. Non ci si può perdonare del male fatto, nemmeno se si crede di averne subìto. "Non ho mai preso in considerazione che la mia menzogna potesse sopravvivermi. Lo specifico di una menzogna è di essere scoperta, smascherata, non di diventare una verità definitiva, inossidabile, insospettabile. La verità di esseri umani che esisteranno e non avranno mai il modo di sapere. Non posso sradicare tutte le persone che nasceranno. Per vivere davvero, le persone devono sapere da dove vengono, quando vedo dov'è arrivata Camille, ne sono sicura".
Così una madre.. così il suo ultimo sacrificio, irragionevole quanto l'ostinazione di Annie di fingersi morta per vivere davvero, vivere accanto a sua figlia senza mai essere riconsciuta. 
"Non si può incolpare la vita perché si riprende quello che non si guarda più".

Una scrittura vibrante, accesa.
Personaggi femminili di straordinario impatto.
Un quadro storico e sociale attento, necessario.
Una storia di bugie, sacrifici, tradimenti, spietati amori, passioni tacitate, inquietanti sospetti.
Un romanzo d'esordio di fulminante bellezza. Bruciante.
"In amore, mia cara, non bisogna chiedere nulla, pretendere nulla. Non cercare mai di farti amare dalle persone come vorresti che ti amassero, non è questo il vero amore. Bisogna accettare che gli altri ti amino a modo loro"

"Le parole del nostro destino" di Beatriz Williams

"Verrò da te al chiaro di luna, se anche l'inferno mi sbarrasse il passo" .
Amiens, Francia, 1916.
La prima guerra mondiale è in corso. 
Il capitano Julian Ashford con i suoi compagni di reggimento prega nella piccola chiesa del paese. Poche ore e saranno nuovamente al fronte, in trincea, in prima linea.
E' mattino. L'aria ancora densa di pioggia.
Una donna bella, intirizzita nell'impermeabile fradicio, gli occhi grandi gli si para davanti. E' un attimo, il tempo di pronunciare poche parole e svenire tra le sue braccia.
In quel momento la vita di Julian Ashford, figlio unico di una nobile famiglia inglese, destinato a segnare la storia della sua nazione cambierà per sempre. Un incontro, il volto di una donna, parole straordinarie di una storia che ha solo dell'incredibile segneranno il suo destino e quello di alcuni suoi commilitoni.
Perchè le parole possono muovere il mondo, due cuori che battono l'uno per l'altro possono riconoscersi nel tempo, oltre il tempo e dare forza a un legame che pare destinato ad essere vissuto da pochi come un dono inatteso, una magia che forza le leggi della natura.
"'..i mercati sopravvivono anche in mia assenza. Io al contrario non posso vivere senza di te'
Mi ammutolii. Ero letteralmente senza parole. Lui mi guardò con la coda dell'occhio. 'Tutto bene?'
'Sì. E' solo che non riesco ancora a crederci.
A cosa?
A noi. A questo. Non mi sono mai sentita così. Mi sembra di conoscerti perfettamente, e allo stesso tempo di non conoscerti affatto. E poi tu te ne esci con simili frasi.."

La storia della Williams sembra saccheggiare a tanti libri, tanti film, che si fatica persino a citare e non con lo stesso risultato. La scrittura è a tratti eccessiva, ridondante e il finale appare raffazzonato per non dire sconclusionato nella parte in cui spiega il viaggio nel tempo dei protagonisti. La lettura scivola via senza straordinari coinvolgimenti da parte del lettore. I protagonisti non hanno luce, né forza. Nulla o poco resta. Occasione sprecata.

sabato 3 novembre 2012

"Sacra Corona Unita" di Mara Chiarelli

"'Dove c'è denaro c'è malavita' ammonisce il superpentito Ercole Penna nel tentativo di aprire gli occhi agli inquirenti ed evitare che si ripeta la pericolosa sottovalutazione che alla fine degli anni '80 ha stolidamente fortificato la quarta mafia".
La giornalista Mara Chiarelli nel sottotitolo del suo libro chiama gli uomini della Sacra Corona Unita i 'camaleonti della criminalità italiana' e non a torto. Brutalmente radicati nel tessuto sociale ma silenti al cospetto dei media; declassati a quarta mafia eppur presenti sul territorio pugliese al punto da far propri affari leciti e illeciti: dal traffico di droga all'estorsione, dalle aste giudiziarie alla green economy; ombra di affaristi e politici; capaci di stringere alleanze con mafie nazionali e internazionali; di scivolare dall'anonimato dei vecchi capi alle spavalderie cruenti delle nuove leve; di reggere la ferocia della vendetta e trasformarla in motore pulsante di crescita di un'entità altra, anomala, violenta capace di adattarsi come un camaleonte appunto al mutare dell'economia, della società. Da contrabbandieri a uomini d'affari, dai riti di affiliazione ai consigli d'amministrazione e tutto sotto silenzio.. se non fosse che a parlare sono le indagini giudiziarie, e il capace, necessario lavoro di cronaca di chi quotidianamente racconta gli orrori di uomini che deprivano lo Stato e i suoi cittadini di diritti e dignità.
"La giovane donna era stata giustiziata perché a conoscenza di informazioni su un omicidio che poteva inguiare Giannelli, ma anche e soprattutto per esserne stata l'amante. Il suo corpo fu bruciato e ritrovato in una cisterna nei pressi di una casa di campagna. Quello della bimba, uccisa in modo brutale, sbattendo più volte contro un muro, fu sepolto sotto terra e scoperto solo otto anni dopo".

giovedì 1 novembre 2012

"Libere sempre" di Marisa Ombra

"So però che l'unico modo per avere un futuro, è vivere il presente sapendo che ogni gesto, ogni scelta per quanto apparentemente marginale, contengono in sé la creazione del futuro, ne determinano l'indirizzo. E che quindi è importantissimo avere cura di decidere ogni cosa con attenzione, rispettando sempre la propria libertà e la propria dignità".
Un'anziana donna parla ad una quattordicenne. Generazioni a confronto. Una voce della resistenza al cospetto di ragazzina d'oggi. Dall'uso distorto del corpo, ridotto a strumento per acquisizione di potere e affermazione personale, alla parola libertà, responsabilità, dignità. Parole essenziali sempre, in ogni tempo, in ogni dove. Similitudini di fanciullezze a confronto, ideali, paure, riferimenti valoriali. Speranze e concretezze di un'universo femminile "libero sempre".
"..non bisogna avere paura, perché è nelle difficoltà che si cresce, anche se sul momento non ne hai coscienza. Pure i fallimenti aiutano se si ha la capacità di analizzarli e di riconsocere dov'è stato l'errore".
Una lettura intima, dettata dall'esperienza personale e diretta al cuore delle donne, tutte.

mercoledì 31 ottobre 2012

"Una voce di notte" di Andrea Camilleri

"Dottore, auguri vivissimi.."
Cinquantotto anni, prossimo alla pensione.. ma il carattere indomito di sempre Montalbano, che proprio non ci sta a rassegnarsi al malaffare, alle ingiustizie, alle imposture di un quotidiano di sopraffazione per la povera gente, agli inganni di politici corrotti, alle spietatezze della mafia.
"L'italiani non amano sentiri le voci libbire, le verità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscono le voci che non gli danno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge".
Eppure combatte Montalbano.. combatte la stoltezza dei suoi superiori cui rispondere falsità con falsità, i tranelli di giornalisti prezzolati, la mediocrità di menti colluse coi potenti di turno convinti di disporre del destino degli uomini.
Così la morte di una ragazza brutalmente seviziata, di un direttore di supermercato, di un povero sorvegliante di notte, persino il suicidio di un politico forse celano verità che non si possono dire, da tacitare a qualsiasi costo e che pure non si possono ignorare perchè: "facenno 'na dimanna ebbi 'na mezza risposta che fu pejo di 'na bumma" e tutto perchè una voce di notte..

sabato 13 ottobre 2012

"Diario elementare" di Livio Romano

"..che si lascia andare a quell'avventura quotidiana che è l'insegnare, che non può essere progammata e che anzi è bene lasciare quanto più aperta possibile agli scarti della fantasia, agli imprevisti fecondi che fanno prendere alla lezione una rotta del tutto inaspettata".
Una scuola elementare di provincia. Un maestro di inglese. Un nugolo di bambini. Faccini protesi sul mondo. Generazioni di passaggio. Crescita interiore. Scoperta. Giochi. Prime inquietudini. Scommesse su un futuro non semplice. Opportunità. Illusioni e disillusioni.
Ma anche il 'fare scuola' nel tempo della programmazione, dei tagli ministeriali, dei corsi impossibili, tra folklore e media, manager e insegnanti di trincea.
Il quotidiano di un maestro, la sua passione, la sua storia personale mescolata alle vite di tanti bambini nel viaggio avventuroso senza pari della scuola italiana.
Una scrittura quella dell'autore Livio Romano, che abbaglia di tenerezza, ironia, interesse.

martedì 9 ottobre 2012

"Sardinia Blues" di Flavio Soriga


Licheni, Corda e Davide, tre trentenni sardi. Tre amici in rotta di collisione col mondo, sogni infranti e cuori spezzati. Tre picari decisi ad abbordare la vita con cattiveria, una sorta di rivalsa verso l’infedeltà e la pigrizia dell’anima di chi gli ruota intorno, che prende e mai dà fino alla resa dei conti, imprevedibile e bislacca. La cattiveria però è solo una maschera, pronta a cadere sotto lo sguardo degli indifferenti, dei prepotenti, dei prevaricatori, impietosi al grido d’aiuto di tre giovani in cerca di se stessi.
“Il gusto che trova la gente nel dire male malissimo del prossimo, e non c’è differenza tra chi va in chiesa e chi no, tra chi crede e chi no. Ama il prossimo tuo come te stesso, però il prossimo tuo non è qui adesso e non ti vede e non ti sente ed è così facile ferirlo senza affrontarlo, sospirano e socchiudono gli occhi”
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domenica 30 settembre 2012

"La ragazza con l’orecchino di perla" di Tracy Chevalier


Delft, XVII secolo in pochi minuti la vita di Griet cambia. E’ in cucina intenta a tagliare le verdure quando un uomo e una donna chiedono di conoscerla, sono Johannes e Catharina Vermeer e di lì a poco saranno i suoi datori di lavoro. Griet andrà a servizio nella casa del famoso pittore. Poche centinaia di metri dividono la sua casa da quella dei Vermeer ma sono due mondi diversi, protestante la sua famiglia cattolica quella dei Vermeer, poveri loro dopo l’incidente accorso al padre, ricchi i Vermeer eppure appena sarà in quella casa Griet sarà diversa. Maturerà sotto lo sguardo geloso e prepotente di Catharina, le cattiverie della piccola Cornelia, con i rimproveri della serva Tanneke e l’assenso della vecchia padrona di casa Maria Thins, incantata dall’incontro con la pittura nell’atelier di Vermeer, plasmata dai suoi occhi, da tutto il suo mondo fino al brusco risveglio disegnato su una tela dai contorni scuri.
‘Non ti sognare di dire cose del genere. Che cosa vorresti insinuare? Lui non ha mai..’ ‘Non ha bisogno di fare niente, lui. Si vede bene dalla tua faccia. Puoi nasconderlo ai nostri genitori e al tuo macellaio ma non a me. Io ti conosco bene’ Era vero. Mi conosceva bene. Aprii la bocca ma non ne uscì una parola”

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"Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes

"Cuore: questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono".
Cosa è l'amore? Come si comporta l'innamorato? Quali sono i passi dell'amore?  Come e chi parla d'amore? Necessita forse una trattazione precisa, quasi un breviario, un piccolo manuale atto a lasciare che l'indivduo trova risposta al suo sentire, al suo agire, al suo pensare perché ogni momento del discorso amoroso prende vita nel corpo e nell'anima di chi vive l'amore nelle sue varie fasi ed accezioni.
Barthes racconta per lemmi, lasciando così al lettore la possibilità di vagabondare tra le pagine, la struttura dell'amore, esposta ad una temporalità che spazia dall'attimo all'eterno, che brucia e si consuma, che divampa e accende le fantasie, che esaspera e atterrisce, che forza e tempra.
Una scrittura che si fa scuola, che si presta alla personalizzazione della lettura, che si fa strumento e colpisce per l'aderenza alla realtà, per la prossimità con il sentimento. Una scrittura geniale.
"E tuttavia è proprio nello stato amoroso che certi soggetti pieni di buonsenso intuiscono che la follia è lì davanti, possibile, vicinissima: una follia che travolgerebbe l'amore stesso".

sabato 29 settembre 2012

"Antigone" di Valeria Parrella

"Dopo non dovrò difendermi, né scusarmi. Dopo, saranno gli altri a dover decidere le proprie azioni".
Il corpo di Polinice è nella condizione di 'non vivo' da anni. Sua sorella Antigone sfidando le leggi del suo paese ha deciso di dargli la morte, liberarlo perchè, a suo dire, 'vita e morte sono degne quando possono essere condotte autonomamente'. Ma l'atto di ribellione di Antigone deve essere punito, anche se il legislatore è suo zio, anche se sta per sposarne il figlio, con la reclusione: 'fine pena, mai', recita la condanna. Ancora una volta però Antigone prende in mano il suo destino, rifiuta la disumanizzazione, la spersonalizzazione della detenzione e sceglie di darsi la morte, farsi libera."Io sono Antigone: porto la radice del contrasto nel nome. Io non posso abituarmi, non posso vivere appiattita a terra, adeguarmi a un tempo che non scelgo, obbedire a leggi che non comprendo, rispondere a domande che non riconosco, a voci che non so. Non posso. Non voglio".

Attualizzare la tragedia di Sofocle trattando il tema dell'eutanasia, della detenzione, del suicidio è il corpo di un testo teatrale che arriva forte e sincero nella purezza della sua narrazione al lettore. La Parrella fa un ottimo lavoro, ripensando la dicotomia: ragione e sentimento, coscienza e diritto, invitandoci così a prendere parte attiva alle decisioni che riguardano il vivere, perché "quando al legislatore manca la ragione è il popolo che deve tornare a ragionare".

venerdì 28 settembre 2012

"La mosca e il funerale" di Andrea Bajani

"..provo a pensare a tutte le parole che potrebbero farli smettere di piangere. Ma poi non le dico perchè sono certo che nessuna funzionerebbe. Le mando giù con la saliva, mi riempio la pancia di parole che non dico".
Un bambino ossserva la gente intorno a sé al funerale del nonno.
La chiesa gremita.
Uomini che sembrano guardie del corpo.
Donne lucenti come girasoli.
In mezzo l'inquietudine di una sola persona che piange.
Volti tirati dietro lenti scure. Un prete ripiegato su un grande libro che chiede partecipazione al rito, parole per lo scomparso. Un copione già visto. Salvo l'irrequieta, lucida presenza di un bimbo appunto, spaesato nel mondo degli adulti che prende a cuore l'esperienza della prima volta al rito funebre della sorellina e si interroga sugli strani silenzi dei grandi al cospetto della morte.
Un petit divertissement letterario frutto di una compulsa stesura senza interruzioni. Una storia delicata ma importante, con un piccolo grande protagonista.

martedì 25 settembre 2012

"Lo scandalo della stagione" di Sophie Gee


L’estate volge a termine a Londra. È il 1711, sul trono c’è la regina Anna, protestante, discendente degli Stuart. Per i cattolici è tempo di tornare nella capitale, la Legge delle Dieci Miglia è ora solo il retaggio di un passato di scontri, tradimenti ed esecuzioni. Così per il giovane Alexander, aspirante poeta, e le sorelle Martha e Teresa ospiti della cugina Arabella Fermor, tra le donne più ammirate della capitale. La nuova stagione è alle porte, è tempo di conquiste e seduzioni, dolci capitolazioni e languidi corteggiamenti, eppure qualcuno trama ancora nell’ombra contro la regina, e i cospiratori hanno il volto di insospettabili.
“È certo che le lenti d’ingrandimento più perfette al mondo sono gli occhi degli uomini quando esaminano se stessi

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domenica 23 settembre 2012

"Aleph" di Paulo Coelho

"La nostra vita è un viaggio ininterrotto, dalla nascita alla morte. Si trasforma il paesaggio, variano le persone, mutano le necessità, ma il treno prosegue la sua corsa. La vita è il treno, non la stazione ferroviaria".
Dopo anni di successi e soddisfazioni personali Paulo Coelho come il protagonista di uno dei suoi romanzi sente la necessità di dare senso alla profonda crisi esistenziale e di fede che lo attraversa.
Deve reimmergersi in se stesso, cercare l'Alph, dare e darsi risposte sul passato, sulle vite precedenti dove c'è ragione di una felicità che gli è preclusa in questa vita.
Dovrà viaggiare Paulo, lungo la Transiberiana, per giorni.
Accanto una giovane violinista di talento, Hilal. E' lei la chiave d'accesso all'Aleph. Indietro di secoli, tempi bui di inquisizioni, tradimenti, eresie e un amore sacrificato alla fede così forte da attraversare il tempo e andare oltre, come un fiume, perché "tutti gli amori del mondo sono come fiumi differenti che scorrono verso il medesimo mare: lì si incontrano e si trasformano in un amore unico, che diviene pioggia e benedice terra".
Pagine di vita personale intessuti di fede, misticismo, magia, sogni, in una scrittura che sembra una cesellatura di aforismi e citazioni.

sabato 22 settembre 2012

"Avere fiducia" di Michela Marzano

"Nel momento in cui mi fido, faccio una scommessa; nulla mi garantisce che sarà vincente; posso anche perdere. Ma scommettendo mi concedo almeno la possibilità di scoprire l'altro e, ancor più, di scoprire me stesso. Per questo la fiducia non può essere pensata che in relazione con l'incertezza e la certezza allo stesso tempo; l'incertezza del legame con l'altro che, a dispetto di tutto, rimane fragile; la certezza delle risorse interiori che possono permettermi di sopravvivere anche se l'altro mi tradisce. La scommessa della fiducia è la scommessa dell'uomo".
E il lettore raccoglie la scommessa e si lascia prendere dal saggio della Marzano con un entusiasmo motivato dalla percezione che si respira in ogni suo scritto, che il tutto sia per lui solo, che ogni frase sia indirizzata a lui, perchè la Marzano scrive sentendo sulla sua pelle ogni parola, trasmettendo il proprio vissuto, riflettendo lo stato d'animo, scavando nella coscienza, con una narrazione che si profila come necessaria, personale, intima e al tempo stesso pubblica, proiettata in una agorà, estensione estrema di una società che usa e abusa del termine fiducia, perchè di questo si parla.
La riflessione dell'autrice è ispirata dalla crisi economica internazionale del 2008 tutta giocata sul binomio fiducia/sfiducia - debitore/creditore, un pensare e un agire che riduce tutto alla forma di un contratto, anche e soprattutto i rapporti umani. Analizzando saggisti, filosofi, economisti ma anche citando testi sacri e autori contemporanei fino a riferimenti a libri e film di straordinario impatto emotivo quale Million Dollar Baby la Marzano racconta della fiducia e del suo rapportarsi all'amicizia, all'amore, alla fede, alle relazioni in genere motivando, come recita il sottotitolo, la 'necessità a credere negli altri', e rischiare sempre: "la fiducia è anche questo: prendere sul serio il desiderio dell'altro, anche quando ci costa più di quanto siamo pronti ad accettare..".

domenica 16 settembre 2012

"E' stato il figlio" regia di Daniele Ciprì

Periferia degradata di Palermo. Casermoni popolari. Bimbi che giocano spensierati per strada. Improvviso uno sparo. Serenella, una manciata di anni, la spensieratezza nello sguardo che si chiude per l'ultimo volta su un mondo che ignora la sua esistenza. Il sangue che accarezza, avvolge il suo corpo mentre intorno si affacciano volti familiari. E' un momento e la precaria situazione familiare dei Ciraulo precipita. Perché Nicola, l'unico a campare la famiglia recuperando pezzi da navi in disarmo assieme al vecchio padre e al figlio vintino incapace di esprimere persino i suoi sogni in un tempo e in uno spazio in cui i sogni sono proibiti, non si dà pace. Mentre le donne della famiglia si disperano silenziose tornando operose in un quotidiano che le vuole forzatamente presenti, necessarie, Nicola si lascia andare salvo intravedere riscatto nel vagheggiato risarcimento per le vittime innocenti della mafia che potrebbe spettare a Serenella. Tra cicliche e impietose lungaggini burocratiche, strozzini inquietanti e surreali, e insulsi compromessi il denaro servirà a dare forma ai sogni.. ad un sogno che diventa comune: il possesso di un'auto che tutti possono e debbono invidiare e che enfatizza il nuovo status dei Ciraulo. Ma è fumo negli occhi. Non vi è riscatto alcuno nel possesso scevro dalla consapevolezza di quel che si ha e che rappresenta. E l'avventata sconsideratezza di una sera spingerà i Ceraulo l'un contro l'altro in un finale che enfatizza l'atavica prevalenza di leggi sociali proprie alle leggi dell'uomo, la spersonalizzazione dei vincoli familiari proni alla sopravvivenza più spiccia, una mafiosità insita in uomini e donne che si fa norma.
Una fotografia dai colori sfocati, immagini desolanti, volti grotteschi dipingono un fondale di umanità persa, osservata dallo sguardo inquisitorio di una bambina mai ammessa ai giochi dai compagni e ad un vecchio vestito di nero, coscienza messa a tacere in un posto dove non si ascolta che se stessi, dove si usa e abusa  della forza per emergere, diventare qualcuno. Schiacciato in un finale preconizzato dalla figura spenta e smunta che racconta in un ufficio postale le sue storie, lo spettatore resta attonito a fronte di tanto odioso, repentino far giustizia della vecchia nonna, uan strepitosa Aurora Quattrocchi. All'altezza l'intero cast, che dà profondità a una narrazione a tratti grottesca.

domenica 9 settembre 2012

"Le cinque regole del corteggiamento" di Massimo Lolli

"I cinque mutamenti: urla il tuo nome alla luna, diventa forestiero, mostra un talento, metti i panni del saggio, giaci con la fanciulla".
Terme di Monteramello. Luogo di incontro di un gruppo di signore di mezza età per qualche giorno di vacanza. E' aprile ma fa già caldo, complice i bollori delle signore annoiate dal quotidiano fare o non fare. Tra le prime ad arrivare la veneta Bertilla, magra e tirata a lucido da anni di yoga e frequentazioni dall'estetista, e la napoletana Maria Cira, insegnante di lettere strepitosamente logorroica, votata alla cura del figlio trentenne Genny.
A spezzare l'attesa le due intrepide signore passeranno una seratina al dancing Pipistrello dove su canzoni degli anni '70 balleranno con improbabili partners, rimestando ricordi e nuovi propositi.
Sulla pista da ballo anche un quindicenne in lotta con sé stesso Matteo e suo zio Moreno, brillante sceneggiatore e pubblicitario negli anni '80, scivolato nel dimenticatoio, al soldo di un giornale di provincia per cui recensire i locali della zona.
Moreno.. e la sua adolescenza negli anni '70, l'amicizia con Toni, la Società dei Promettenti Falliti.
Cosa è accaduto allo straordinario, squinternato, intrepido ragazzino convinto di conquistare le donne con il corteggiamento, con poesie e lunghe lettere d'amore? Il giovane che aveva amato perdutamente Laura salvo lasciarla andare preda dell'ansia verso un futuro insieme? Aveva lasciato che i personaggi dei suoi film vivessero con coraggio quello che lui si era negato, comportandosi da vile piuttosto che da eroe, nascondendosi.. salvo ritrovare in una notte buia la donna un tempo amata e imbattersi nella lucida e pragmatica analisi sull'amore di Maria Cira e da lì forse cominciare o ricominciare a vivere.
"Non aspettare che si squarcino i cieli per capire quanto avresti potuto essere felice".

Un romanzo divertente, dissacrante, illuminante sull'agire umano, e sull'amore.
"Oggi se uno esprime un'idea, ammesso che ne siamo ancora capaci, l'altro risponde tu la pensi così perché sei fatto così, e l'altro ribatte no tu dici così perché sei fatto così, cioè praticamente si mettono a confronto delle visioni dell'altro, non delle visioni del mondo.. alle visioni del mondo si sono sostituite le visioni dell'altro, la morte delle ideologie ha generato lo psicologismo, e francamente non so quale sia il male peggiore, se l'ideologia o lo psicologismo..
Un come eravamo, un come siamo, un come saremo di irrestitibile coinvolgimento emotivo. Romanzo sentimentale, breviario sull'amore, saggio illuminante di irresistibile fattura.
"Non esiste chi ama e chi non ama. C'è chi ama tanto per poco, e chi ama poco per sempre. Nessuno amerà mai come una donna, ma nessuno smetterà mai di amare come un uomo.."
La scrittura di Lolli è disarmante, passionale, vibrante come il personaggio di Maria Cira, l'amica di cui ci vergogneremmo un pò ma che tutti vorremmo accanto: fulminante, intensa, vera. Una che esterna i suoi pensieri con lucida follia. L'esatto opposto di Moreno, ingrigito da una serie di rinunce che albergano nel suo cuore, da scatti mancati di orgoglio che trovano forse riscatto nell'affetto disinteressato del nipote Matteo e nelle parole di un passato imprigionato in una scatola di scarpe.
Divertente, stimolante, riflessivo.. un romanzo quello di Lolli da leggere e rileggere, fonte di frasi memorabili e spunti da commedia. Una lettura felice da consigliare a tanti.

sabato 8 settembre 2012

"Gli scheletri nell'armadio" di Francesco Recami

"Vuoi dirmi che nell'angoliera qui, fuori dalla porta d'ingresso, ci sono gli scheletri?"
Una corte delle case di ringhiera, un gruppo di condomini ordinari, qualche impiccione, famiglie in crisi, donne sull'orlo di una crisi di nervi, un alcolista convinto del progetto omicida della moglie, un'insegnante di lettere in pensione che manca del dono di sintesi nel raccontare storie.. in apparenza misteriose, un ossessionato dalle auto buggerato dal nipote delinquente e lui, l'Amedeo Consonni, ex tappezziere collezionista di cronaca nera, ancora in odor di gloria per un certo aiuto prestato alla polizia nel risolvere un omicidio nel caseggiato.
Controllato a vista dalla figlia Caterina, baby sitter sui generis del piccolo Enrico in crisi per la scomparsa del pupazzetto Bubu, il Consonni si ritrova per casa uno strano regalo dell'amico di gioventù Barzaghi, un angoliera con un carico speciale: tre scheletri rinvenuti nel vecchio casolare di campagna in fase di ristrutturazione. A chi appartengono gli scheletri? Chi è comparso e cosa è successo sul finire degli anni '80 nel Rovagnate? Spinto dal furore della ricerca, a metà tra un detective vecchia maniera e un infallibile esperto in stile serial americano, Consonni si muove tra casi irrisolti e dolori mai sopiti, morti sospette e finti sequestri, casi di nera e cronaca locale. Ignorando le coincidenze, tacitando le acrobazie di un quotidiano machiavellico più dell'agire dell'ipotetico assassino, perchè in fondo quel che non si può credere è sotto gli occhi di tutti, e la verità la coloriamo a nostro piacimento.
Una scrittura briosa, inarrestabile, un petit divertissement.

"Il comune sentire" di Carlo Maria Martini

"L'avvenire è sempre stato di minoranze forti, non di masse passive attratte solo dal gusto di ciò che piace".
Nel comune sentire, 'nei dubbi di una società con le sue ansie, le sue paure ma anche le sue tensioni ideali e i suoi valori', espresse nelle risposte alle domande dei lettori di un quotidiano, c'è la straordinaria unicità di un uomo di chiesa, di un pensatore moderno, di un saggio: il cardinale Carlo Maria Martini.
Che si tratti di dubbi personali, di quesiti strettamente legati alle Sacre Scritture, di tematiche legate all'attualità, della paura verso lo straniero o l'islam, degli scandali legati alla chiesa, di questioni sociali quali la crisi economica, la perdita del lavoro, l'inadeguatezza della classe politica, l'assenza di modelli di riferimento, le difficoltà dei giovani ad approcciarsi all'età adulta, la risposta del cardinal Martini è sempre attenta, empatica, profonda, pacata, mossa dal sapersi al servizio della verità.
Una lettura che in alcuni momenti si rivela necessaria, ossigeno per l'anima.
"I grandi valori entrano nell'insieme della personalità attraverso il cuore, la mente e le mani. Attraverso il cuore quando si parla al loro anelito di qualcosa di più grande. Attraverso la mente quando vengono a contatto con le convinzioni profonde nella ricerca sul trascendente. Ma valori veri si trasmettono anche con le mani: ciò avviene quando questi giovani accettano di sacrificarsi per gli altri"

venerdì 7 settembre 2012

"Bella addormentata" regia di Marco Bellocchio

"L'amore cambia il modo di vedere, non è vero che acceca, anzi".
Febbraio 2009, Eluana Englaro è in coma da diciassette anni, alimentata artificialmente. Suo padre dopo anni di battaglie legali ha ottenuto di spostare la figlia in un centro medico con personale disposto all'interruzione del trattamento. La pressione mediatica sul caso è tale da risvegliare coscienze, turbare animi, spingere ad atti dimostrativi. Il paese intero sembra schierato su fronti opposti. Tra questi il senatore Beffardi e sua figlia Maria; il giovane Roberto e suo fratello; Rossa e il dottor Pallido, la Divina Madre e suo figlio.
Un gruppo di persone perse in giorni di forzati pensieri, parole sprecate e inutili violenze. Separazioni, ricongiungimenti. Rinunce, rivalse, scoperte, incontri inaspettati, nuove possibilità.
Tutti mossi dal dubbio se e fin dove sia lecito spingersi per trattenere una vita umana, il giusto valore da darle, le rinunce intorno a un corpo ridotto a involucro, l'assenza di libero arbitrio.
Bellocchio costruisce intorno al caso della Englaro le storie minime di un gruppo di persone, accomunate dalla disambiguità forte nei confronti di corpo/malattia/perdita/vita/morte.
C'è chi una persona l'ha persa e ha saputo lasciarla andare; il Beffardi.
C'è chi si ostina al sacrificio estremo della rinuncia di sé stesso per sperare nel miracolo di una guarigione; la Divina Madre.
C'è chi del corpo proprio e di quelli che gli sono vicino si sente padrone, Pipino.
C'è chi il corpo lo rifiuta, Rossa.
C'è chi è in cerca di un corpo e della forza in esso racchiuso, Maria.
E così fino a domandarsi se la bella addormentata non sia solo la Englaro o chi si trova nelle sue stesse condizioni, ma la coscienza di un paese intero asservito a logiche di potere fuorvianti, a beceri teatrini della politica, alla longa manus della Chiesa. O ancora se non sia implicito credere, sperare che il tutto si ridimensioni alla sfera privata del singolo, interpellato se non sia poi tutto riconducibile all'amore, che libera, forza ad atti di inspiegabile e dolorosissimo coraggio.
Bellocchio non prende posizione, presta la scena alle parole di quel tempo, troppe ridondanti ed inutili, instilla il dubbio, spinge a riflettere, invita a rispettare le posizioni di tutti. Lo fa affondando nelle facce dei protagonisti, volutamente segnate, quasi scavate. Lo fa macerandosi nei colori scuri, nelle atmosfere ovattate, improvvisamente illuminate da bianchi accessi di innocente pudore o dal riflesso dell'immagine della Divina Madre negli specchi. La stessa immagine negata, alfine, come sul corpo velato di una statua, di un corpo, l'ennesimo, parcellizzato nella scultura che richiama una perfezione negata, un corpo imprigionato.
Un film che scuote, non perfetto, ma di una disarmante inquietudine, che molto deve alla capacità attoriale. Sarebbe riduttivo citare solo la bravissima Isabelle Huppert.. i suoi primi piani valgono il film, o Servillo. Sono preziose le interpretazioni della Sansa, di Herlitzka e Morra.

domenica 2 settembre 2012

"Resistere non serve a niente" di Walter Siti

"Resistere non serve a niente.."
Uno scrittore racconta la storia di un giovane squalo della finanza conosciuto per caso ad una festa: Tommaso "alto e bolso, la giacca elegante gli fa un bozzo sulla schiena; nei movimenti ha la goffaggine di un'adolescenza infelice protratta troppo a lungo o di un'infanzia complicata e traumatica; un sellerone mal cresciuto, un formichiere allevato in una tana di furetti; la mascella irregolarre e le labbra sottili, tutto quello che odio in un uomo.."
Eppure Tommaso e lo scrittore finiranno per diventare quasi amici, di certo involontariamente complici quando Tommaso gli chiederà di raccontare la sua storia, e tutte le torbide, inquietanti, squallide, a tratti quasi inverosimili, implicazioni.
Perché la descrizione di Tommaso ispirata da quel primo incontro non si discosta dalla realtà. Ma qualcuno ha saputo intravedere il potenziale di giovane e brillante matematico nel ragazzino obeso, ha puntato rischiando su un borgataro ridisegnandogli il look e la personalità, consentendogli di studiare, di credere in se stesso salvo ipotecare il suo futuro e la sua coscienza, lanciandolo senza paracadute nel mondo dei grandi arrivisti: "a Milano ho imparato che opprimere è un piacere, essere primi un imperativo, e che il possesso è l'unica misura del valore". Inarrestabile l'ascesa di Tommaso, deciso a tutto pur di diventare il migliore, scrollarsi di dosso le origini e il passato compromettente, riscattare i sacrifici dei genitori, compiacere i potenti che l'hanno aiutato, tacitando gli ultimi sogni di fanciullo nelle ore passate alla Caritas o nel progetto di metter su famiglia "metà del mio regno a chi mi farà battere il cuore".
Ci penserà la bellissima Gabry, modella mantenuta col pallino della tv, e sarà lì lì per riuscirci Edith, aspirante scrittrice. Ma Tommaso non ha modo di arrestare il corso della sua vita, di svincolarsi dagli impresi presi, alzarsi dal tavolo del gigantesco Risiko in cui si è trasformata la finanza mondiale, lui prototipo perfetto di chi detiene il potere, non la mafia che uccide platealmente su un'autostrada ma chi tesse i destini dei paesi e gioca con le democrazie: "chi comanda davvero si occulta dietro le chiassate dei media; la criminalità vivrà sicura e sdoganata se un'informazione cieca continuerà a dipingerla come un morbo alieno da cui ripulirsi come da una macchia sul vestito".
E farà di più, sentenzia Tommaso, salverà il mondo: "la favola dell'umanità non si può fermare e soltanto noi possiamo garantire che i passaggi della Storia avvengano senza catastrofi nazionalistiche".
Lo scrittore ha ampio materiale su cui scrivere: "il colpo è andato persino oltre il segno".

Siti coglie il segno con questo romanzo. E' lui lo scrittore della storia, lui si fa personaggio, e anticipa con la citazione di Graham Greene 'la narrativa è più sicura: tanti editori avrebbero paura a pubblicare saggi su questi temi' il pericolo che avrebbe corso se mai avesse voluto scegliere altra forma per raccontare con struggente e impietoso realismo il nostro tempo e il suo decadimento.
La narrazione scivola su diversi piani letterari e temi linguistici, gioca con accenni diretti a personaggi pubblici per dare forza a descrizioni di ambienti che abita il protagonista, Tommaso, espressione di un pensiero dominante nel quotidiano degli ultimi trent'anni: la ricchezza, il potere come forma di mediazione assoluta; il fascino del denaro che può tutto e il paradosso di tingere quasi di un'aurea eroica i giganti dell'economia, che celano gli interessi diretti delle nuove criminalità, decisivi al punto di impattare sui destini di intere nazioni.
Al di là dei contenuti e del cinismo al limite del grottesco con cui l'autore tratteggia la società, è indiscutibile quanto riconoscibile lo stile di Walter Siti: un trasgressivo sporcare il linguaggio scritto con espressioni verbali estrapolate dal quotidiano. Una coloritura viva che trascende nell'uso dei corpi, altrettanto necessari alla strutturazione della storia e dei suoi personaggi. Cosa sarebbe Tommaso senza il suo corpo bulimico?
Un romanzo spigoloso, impietoso, inquietante che gioca tra vero e vorosimile, che sembra bruciare le speranze delle nuove generazioni, incredule al cospetto di chi, vecchio fuori o dentro, non fa che arrendersi alle imposture dei tempi moderni: resistere non serve a niente. E invece.. "il denaro ti insegna a semplificare ma la pace è solo per chi se la può permettere".



sabato 1 settembre 2012

"La separazione del maschio" di Francesco Piccolo

"Adesso potevo mettermi calmo e lasciare entrare la tempesta e il dolore. Ho sofferto, ma non mi sono disperato nel tentativo di capire".
A parlare è un maschio. Teresa, sua moglie, si è allontanata di casa. E lui non sa il perché. O meglio, il suo unico timore sia che Teresa abbia scoperto che ha diverse amanti, da anni, e che tutto questo gli venga sottratto. Il maschio in questione non smetterà mai di tradire. Anche perché in lui non vi è senso di colpa alcuno. Eppure agli occhi di chi guarda da fuori il maschio è il padre premuroso e attento della piccola Beatrice, il marito perfetto, gioioso del tempo trascorso in famiglia, desidero del corpo della moglie e del suo viverle accanto, bravissimo nel suo lavoro: montatore di film.
Peccato che la vita non sia mai come quella dei film, e che persino un abile montatore non possa eliminare sempre le scene sbagliate. Può non bastare la mano tesa di una figlia a chiederti e inspiegabilmente darti coraggio e la frustrazione ti assale quando scopri che l'altro che tu hai sempre tradito ha fatto lo stesso, per mancanza, per tua mancanza, e tu te ne sei stato zitto per evitare di perdere tutto, per evitare di ammettere che no, non è vero che "se continuo ad amare e a scopare con altre la vita è più sopportabile, sono più sopportabili i dolori, le emozioni, le giornate difficili, le cattive notizie".
E così ci si ritrova soli in mezzo a tanti. E il maschio, seduttore impenitente, incongruo equilibrista, si ritrova separato dal quotidiano reale, quello che non si può stoppare e rimontare come in un film, dovendo ammettere tutta la sua fragilità, la sua insofferenza, l'incapacità a percepirsi non solo davanti "al dolore che causavo, ma anche davanti alla felicità", costringendolo a confrontarsi con disarmanti verità.

Romanzo spiazzante, vero, agghiacciante; a tratti confessione spietata, disanima di una società tesa a nascondere le proprie anaffettività, stritolati nel quotidiano apparire. Il maschio di Piccolo è un personaggio che inquieta, spinge a riflettere sulle relazioni tra uomini e donne, infastidisce per l'egoismo del suo agire eppure è riconoscibile, è in mezzo a noi, accanto a noi.

venerdì 31 agosto 2012

"L'incontro" di Michela Murgia

Un piccolo paesino sardo. L'estate bruciata di scirocco. Vecchi che raccontano storie di anime perse al tramonto. Tradizioni di una piccola comunità che ruota intorno al culto dei santi e alle feste patronali. Un tempo scandito dal lavoro per gli adulti, dai giochi per i bimbi.
"La strada e l'averci giocato insieme offre ai bambini una più alta dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata".
Maurizio, Giulio e Franco. Tre amici.
Imprese, giochi, monellerie, scorribande; un giorno complici, quello dopo rivali.
Ma è un momento, perchè a dispetto delle differenze, dei giuramenti traditi, delle circostanze contrarie prevale la solidarietà, il perdono, l'amicizia e quel 'noi' che accomuna. "Era stato in quel momento che Maurizio aveva smesso di chiedersi cosa volese dire 'noi' a Crabas. Non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo condiviso si declinava così, al presente plurale".
E l'incontro... di due comunità di fedeli, di fratelli e sorelle, rivive in una piazza, tra la gente grazie allo sguardo complice di tre ragazzini.

Evocativo, semplice -anche nel linguaggio- il breve racconto della Murgia parla al bambino che è in ognuno di noi. Ha il sapore delle nostre estati, sprigiona ricordi, intenerisce.. eppure non emoziona in modo dirompente.

"La voce a te dovuta" di Pedro Salinas

"Paura. Di te. Amarti è il rischio più alto".
Una raccolta di settanta poesia, completa, compiuta, sull'amore, dell'amore, intorno all'amore. Una ricerca necessaria sul sentimento che prende l'anima, che libera, tormenta, inganna, addolora, fortifica, piega, incanta, trema, assorda, invola il cuore, strugge, arride a tutti almeno una volta nella vita. Improvviso come un regalo, inatteso e atteso, sielnzioso e fragoroso, furioso e furente, ardimentoso e ilare, patimento o dono.
Le parole di Salinas suonano dolci e indelebili. Semplici, piene, inarrestabili.
"Ma per amare dobbiamo imbarcarci su tutti i progetti che passano, senza chiedere nulla, pieni, pieni di fede nell'errore di ieri, di oggi, di domani, che non può mancare"

mercoledì 29 agosto 2012

"La casa dei sette ponti" di Mauro Corona

"I ponti gli piacevano, uniscono separazioni, come una stretta di mano unisce due persone. I ponti cuciono strappi, annullano vuoti, avvicinano lontananze".
Un uomo, una strada di campagna, una casa dal tetto di teli colorati, due comignoli che fumano. L'estrema curiosità di sapere chi abita la casa silenziosa. E la scoperta di trovarvi se stesso.
Un viaggio insperato dentro di noi. Il vivere semplice, la riscoperta dei valori a fronte di una vita improntata al successo, al guadagno, al potere. Un duro confronto con la propria coscienza. E la storia dell'uomo moderno si fa storia comune, si stempera nelle potenzialità di sapersi vivo davvero solo quando si torna a riconoscersi come persone, non come espressione di "bisogni inutili".
Una favola moderna sulla condizione umana, poche pagine ispirate.

domenica 26 agosto 2012

"Il cabalista di Praga" di Marek Halter

"Non era forse follia ipotecare la felicità di un uomo e di una donna, e i loro cuori che ancora non battevano? Non era vanità voler dirigere l'ordine futuro?"
Praga. Fine del XVI secolo. Quartiere ebraico. Jacob e Isaac chiedono all'amico David di far da testimone alla loro promessa. I rispettivi figli un giorno saranno sposi. Senza conoscersi, saranno l'uno dell'altro.
La promessa sa di sfida alle leggi del Signore, sa di superbia, sa di inquietante gioco.
Nasceranno Eva ed Isaia ma come ricorderà il rabbino Maharal "nessun destino è tracciato in anticipo, quaggiù come nel corso degli astri. E ciò che si legge nel bagliore delle stelle contiene più enigmi che certezze. La saggezza non risiede nel considerare compiuta l'opera di domani. Sarebbe già molto comprendere ciò che ci ha portato all'oggi".
E che Eva e Isaia forse non siano destinati a stare insieme è scritto nella storia di un quotidiano in cui gli ebrei sono sempre e comunque i nemici, gli untori nel corso delle epidemie, i responsabili delle crisi, i primi ad essere coinvolti nelle guerre, anche se sul trono siede un re benevolo come Rodolfo II d'Asburgo, che si dice illuminato e disposto a tutto per la conoscenza, anche della Cabala. Sarà per questo che istruito dal rabbino Maharal, David viaggerà per anni nelle maggiori capitali europee sedendo al cospetto dei grandi del tempo: Galileo, Keplero, Ticho Brahe per contribuire a magnificare Praga. 
Tornato trionfante tra la sua gente David assisterà alla determinata decisione di Eva di fuggire al suo destino. 
"E tu preferisci che io distrugga me stessa perché mio padre non ha valutato ciò che prometteva? Credevo che tutta la vostra saggezza, gli studi, i dibattiti dovessero servire a imparare ad assumervi i vostri doveri e le vostre responsabilità. Mio nonno non dice forse che il primo passo in direzione del giardino della purezza è assumere di fronte all'Eterno il peso delle parole che abbiamo pronunciato? Mio padre ha fatto la promessa. Non io. Non ero neanche nata".
Eva. Ignara che di lì a breve il suo gesto aprirà le porte di un orrore inarrestabile, il massacro della sua stessa gente, e per fermarlo bisognerà attingere alla conoscenza dei più antichi testi sacri e dar forma al Golem, per
"..creare un uomo nuovo con le parole". Ma non basterà ad arrestare il male.

Un guazzabuglio narrativo mal riuscito. Confuso. David passa come l'ebreo errante, Eva come l'istigratrice del male, i filosofi citati fanno pressapoco da tappezzeria in un affresco storico e sociale che manca totalmente di forza. Un'occasione sprecata.

sabato 25 agosto 2012

"La testimone del fuoco" di Lars Kepler

"Adesso chiudi gli occhi. Coprili con le mani. E non guardare"
Elisabet è un'infermiera. E' notte nella casa per ragazze difficili Birgittagarden. Rumori, porte che cigolano, la sensazione che qualcuno, qualcosa si aggiri per i corridoi. Le ragazze dormono nelle loro camere. Elisabet cerca, controlla, deve spiegare quel silenzio interrotto. Si imbatterà nel male, nel corpo orribilmente mutilato della piccola Miranda e poi.. poi non potrà sfuggire alla morte.
A supervisionare le indagini l'ispettore capo della polizia di Stoccolma: Joona Linna. Osteggiato dagli investigatori del posto Joona leggerà con fredda competenza la scena del crimine giungendo per primo a capire che una ragazza, Vicky sembra scomparsa nel nulla. Su di lei ricadono le accuse del duplice omicidio e del rapimento di un bambino su un auto ferma ai margini di una strada di provincia. Eppure nessuno sembra credere alla colpevolezza di Vicky, non ci crede Daniel Grinn l'assistente sociale di Birgittagarden, non ci crede Elin Frank, prima madre affidataria di Vicky e in fondo non ci crede nemmeno Joona.
In una corsa feroce contro il tempo e l'ottusità della polizia locale decisa a chiudere le indagini, Joona saprà vincere i demoni del suo passato, tornati a incupirlo, per giungere all'atroce verdetto della verità, inaccettabile perchè davanti agli occhi sin dal primo momento. Del resto forse qualcuno ha visto, una testimone.. Flora.. che indica la strada: "Io cercherei all'indietro, nei vecchi posti. Il passato rispecchia il futuro".

Ritmo serrato, personaggi e situazioni narrative credibili. Adrenalina sciorinata in poche centiania di pagine che si leggono tutte d'un fiato, immaginando, guardando la parola scritta prendere forma come un film d'azione.