domenica 27 novembre 2011

"Elogio del moralismo" di Stefano Rodotà

"Tra una politica che affonda e un populismo che di essa vuole liberarsi, bisogna riaffermare la moralità delle regole (...) E il moralismo non è la rivolta delle anime belle, la protesta a buon mercato, fine a se stessa. S'incarna sempre più in azione, e si fa proposta politica. Stanno comparendo i moralisti attivi, che cominciano a trasformare il loro disgusto non in semplici esecrazioni, ma nell'attenzione minuta per i fatti, nel tallonamento continuo degli immorali".
Un breve saggio, quello di Stefano Rodotà, che raccoglie una serie di scritti e articoli pubblicati nel corso degli ultimi vent'anni, a partire dagli anni bui di Tangentopoli sino all'ultima stagione politica: una dimostrazione sconcertante di come nulla sia cambiato. Da leggere per capire, interrogarsi e attivarsi per pretendere da chi fa 'vita pubblica', rigore e correttezza.

domenica 20 novembre 2011

"La kryptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo

Napoli, 1973. Peppino ha poco più di sette anni, non è particolarmente bello, porta occhialoni che regolarmente gli cascano, è vessato dai suoi compagni in classe, stravede per la sua maestra e ha una famiglia singolare. Una madre che improvvisamente si è messa a letto chiudendo il mondo fuori, un padre assente e dall'aria colpevole, nonni paterni simili a terribili aguzzini, l'amore sconfinato e sconclusionato dei nonni materni, giovani zii che lo trascinano in discoteche, balli in piazza, riunioni di collettivi femminili, e un confidente assai particolare: Gennaro, alias Superman, un giovane amico morto che torna a visitarlo per trasmettergli fiducia e appoggio. A dispetto delle vicende familiari che virano dal drammatico al comico nel giro di poche ore, Peppino imparerà a cavarsela da solo, crescendo in una famiglia tanto strana quanto amorevole, del resto come gli suggerisce Gennaro in volo di notte sulla città: "..dipenderà da te se la tua vita sarà facile o difficile. Se tu cercherai di nasconderti in mezzo agli altri, di assomigliare a chi è diverso da te, passerai un sacco di guai. Se capirai che a stare un pò da soli, a essere un esemplare unico, non c'è niente di male, sarai felice. Siamo tutti esemplari unici.."

"L'ultima sposa di Palmira" di Giuseppe Lupo

Lei è la dottoressa Pettalunga, un'antropologa milanese di origini meridionali.
Lui è Vito Gerusalemme, un anziano falegname, 'un uomo con una matassa di ricordi al posto del cuore'.
Il loro incontro nel piccolo paese di Palmira, un punto sperduto sull'Appennino che nessuna cartina indica, quasi irrangiungibile, è frutto di un dramma collettivo. Il 23 novembre 1980 un violento terremoto travolge Basilicata e Campania, lasciando migliaia di morti, dispersi, sfollati. A Palmira solo la falegnameria di Gerusalemme è rimasta in piedi. C'è forse una ragione, più forte della morte, che spinge l'anziano a contravvenire gli ordini di sgombero, cacciando i rappresentanti delle forse dell'ordine che lo vorrebero lontano dalle macerie da cui è accerchiato: Vito Gerusalemme deve terminare il mobilio di Rosa Consilio che di lì a qualche mese deve andare sposa. Sulle ante del grande armadio che conserverà la biancheria di Rosa l'uomo disegna la storia del paese, a partire dal suo fondatore, quel Pastriarca Maggiore venuto da lontano dopo una fortuna fatta con i cammelli, assieme alla sua prima moglie Albina e ai figli che avrebbero popolato un paese venuto sù dal nulla con determinazione e passione.
Per giorni sfidando le scosse di assestamento, l'odore della morte intorno, i mille disagi, la giovane antropologa sarà testimone di un lungo racconto orale che di generazione in generazione parla di misteri insondabili dettati dall'amore e dal dolore, forzate separazioni e sacrifici, gelosie e vendette, doni inaspettati e fantasie oniriche. Decine di storie, di uomini e donne, capaci di vincere la disperazione e spendere per gli altri la speranza di un nuovo inizio, proprio come quello di Rosa che fuggirà il matrimonio per legarsi al vero amore o della stessa Pettalunga che sfiderà le sue stesse convinzioni per riconquistare la sua storia, il suo passato assicurandosi un futuro di felicità.
Dopo la ricostruzione post terremoto, sulle cartine è comparso un paese, un nome sconosciuto al mondo: Palmira. Ora che anche la bottega di Gerusalemme non c'è più, per le strade del mondo c'è chi 'sogna ciò che mette nostalgia'.

"L'agente segreto di Cavour" di Nico Perrone

"L'agente segreto di Cavour", titolo appetibile, che occhieggia al lettore quasi quanto il sottotitolo 'Giuseppe massari e il mistero del diario mutilato' è l'ultimo libro edito da Nico Perrone, docente universitario, ricercatore, storico attento a dare luce a piccoli misteri su figure solo apparentemente di nicchia della storia moderna e contemporanea. Un uso attento delle fonti -punto focale del lavoro del ricercatore- e la naturale propensione alla ricerca della verità hanno spinto Perrone a interrogarsi sulla figura storica e sul ruolo pubblico e politico del pugliese Giuseppe Massari, più volte parlamentare, segretario privato di Cavour dall'agosto del 1858 al settembre del 1860, negli ultimi concitati mesi che portarono all'unità d'Italia. Di quel periodo Massari tenne un diario quotidiano in cui annotava tutto, stralci interi delle conversazioni di Cavour, dei colloqui ufficiali che il primo ministro tenne con politici italiani ed emissari delle corti europee. Massari fu valente biografo di Vittorio Emanuele II, era accorto uomo di corte, capace uomo di lettere, audace autodidatta negli studi dopo la precipitosa e necessaria fuga a soli diciassette anni in quel di Parigi per sottrarsi alle carceri borboniche. Il suo nome è tuttora legato, quasi esclusivamente, alla relazione sul brigantaggio, più volte sollecitata dalla sinistra per denunciare gli errori e gli abusi gravissimi ai danni della popolazione meridionale, e precipitosamente redatta nel giro di pochi mesi dal dicembre 1862 al maggio del 1863, manchevole dell'opportuna osservazione diretta sul territorio e di un'analisi sociale che avrebbe giustificato ben altri interventi. C'è chi come il Miceli in Parlamento ebbe a dire in risposta ai lavori della commissione sul brigantaggio: "C'è l'Italia, là, signori, e se vorrete che l'Italia si compia, bisogna farla con la giustizia, e non con l'effusione del sangue". Ma Massari fu coscienzioso uomo politico, il suo diario, interrotto volutamente o forzatamente, avrebbe forse potuto dir di più dell'agire politico di Cavour ma resta integra la sua dedizione alla causa italiana. "Gli ultimi anni li passò a Roma, dimenticato, senza una casa, ospite di amici: era in miseria, perché le cariche pubbliche allora non erano retribuite e non davano pensione, né mai egli ne approfittò per interessi propri".

sabato 19 novembre 2011

"Ave Mary" di Michela Murgia

Se cercate narrativa riponete sullo scaffale questo libro della Murgia. Vi è sì un racconto in Ave Mary ma è la storia più antica quella proposta, principia da Eva passa per la vergine Maria e arriva a tutte le donne, tracciando un percorso che spiega per certi versi l'evoluzione dell'idea stessa di "femminino", indicando i passaggi storici e sociali cui attingere per relazionare uomo e donna, a supporto di una idea distorta di sudditanza della donna all'uomo; donna rea di essere portatrice del peccato, silente figura da relegare al ruolo di madre nell'incongrua visione di portatrice di vita e morte al tempo stesso. Una scrittura diretta, e a tratti critica nei confronti della Chiesa cattolica, quella della Murgia che attinge alle sue esperienze di vita e ai suoi studi di teologia per capire e offrire ai lettori gli strumenti necessari a svelare la storia 'falsa' scritta da altri, solitamente uomini, sulla donna.. a partire da quella ragazzina di nome Maria a cui fu annunciato che presto avrebbe messo al mondo un bambino.

domenica 13 novembre 2011

"Da dove viene il vento" di Mariolina Venezia

Da dove viene il vento.. recita una delle tante storie che il berbero Idir ricorda della sua infanzia; storie e speranze, di questo è intessuto il suo quotidiano di clandestino in fuga per una terra, l'Italia, che lo sfrutta, lo disprezza, lo isola così come non perdona "chi fa la scommessa sbagliata e se ne pente per il resto della sua vita, o chi inciampa un'altra volta sugli stessi passi".
E' il caso di Dora, che dopo vennt'anni ritrova il suo primo grande, doloroso e tormentato amore: Salvatore. Ancora una volta disposta a lasciarsi umiliare, scambiando per amore una sua personale dipendenza: "..ciò che incatena nella dipendenza affettiva è l'ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. Di riuscire prima o poi a farsi amare proprio da chi non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo".
Così lo stesso Salvatore, mai pago, mai sincero con se stesso, anche lui dipendente dalle forti emozioni, dalle droghe, dal rischio in borsa, da qualsiasi espediente prono a deviare il corso banale della sua esistenza, svuotato dal fallimento dei sogni a contatto con la realtà.
Di mezzo a queste storie, altre voci: dal passato.. quella di Colombo diretto verso un 'altrove' sconosciuto, dallo spazio quella di un astronauta russo impossibilitato a rientrare in un paese che non ha più idendità e che osserva con emozionata partecipazione lo scorrere del tempo, il mutare delle stagioni così come l'impatto dei sentimenti sull'agire umano.
Storie, vite, vissuti.. relazionarsi di esistenze, parole, emozioni che incidono nella carne il destino degli uomini: "la vita si evolve grazie all'errore. Nel Timeo di Platone due principi contrapposti governano l'universo: la ragione, Logos, e la Necessità, Ananché, chiamata anche Causa errante. La Ragione spiega l'uomo e l'universo, ma è la Necessità che li governa attraverso gli eventi causati dall'errore. Così l'uomo viene spinto al suo inevitabile errare esistenziale".
Un romanzo accattivante, un coro di voci che parla al cuore del lettore, storie possibili, inframmezzate da parole che bruciano addosso per l'urgenza che hanno di dire, essere, rappresentare.

lunedì 7 novembre 2011

"Il figlio" di Michel Rostain

"La morte ti spinge a dare un significato ai minimi dettagli. Sai bene che però non può mai essere il significato giusto, sono solo cattive fantasie, amarezza, rimpianti, dubbi, retrovisori distorti".
Lion.. febbre alta, dolori, le amorevoli cure di mamma e papà, piccoli rituali come sempre nel corso di una malattia, ma non è la solita influenza e Lion improvvisamente peggiora, il corpo ricoperto di lividi e la sensazione impalpabile che, portato via dai soccorritori, non tornerà mai più a casa.
Lion muore a ventuno anni, una mattina d'autunno.
Ma racconta.. accompagna per alcuni giorni i genitori, il padre tanto amato, nel complicato e incerto percorso di elaborazione del lutto. In mezzo a tanti ma, troppi se, qualche forse.. Lion ricorda i momenti belli con il padre, lo smarrimento, persino l'impossibile scelta di decidere su particolari della sepoltura con l'unico obiettivo di evitare il ridicolo, l'incongruo, l'inaccettabile. Nel rispetto di una persona tanto amata, nella speranza prima e poi nella disarmante constatazione di poter sopravvivere alla perdita di un figlio e tornare alle cose di tutti i giorni: il lavoro, la spesa al supermercato, le piccole discussioni in famiglia.
Un libro che commuove, lieve come una carezza sul viso. Una scrittura semplice ed efficace.

domenica 6 novembre 2011

"Mr Gwyn" di Alessandro Baricco

Ci si può svegliare una mattina e d'istinto, con una determinazione che appare sconosciuta a se stessi, decidere di mollare il proprio lavoro e ricominciare.
Lo fa Jasper Gwin. Quarantenne scrittore piuttosto conosciuto. Lo fa stilando un elenco di cose che di lì a breve non farà più. Piccoli e grandi gesti, tra questi scrivere, pubblicare libri.
Difficile quando scrivere ha costituito per alcuni anni l'unico strumento di gioia, eppure Mr Gwin molla tutto e se ne va lontano, prima in un piccolo paese della Spagna poi per le vie di Londra cercando di riappropiarsi del proprio tempo; infine, incapace di rinunciare del tutto a quel gesto, trovando riscontro in qualcosa, qualcuno che possa dargli la stessa emozione.
Un pomeriggio di pioggia è la chiave della svolta. Mr Gwin trova riparo in una galleria d'arte e guardando alcune tele capisce di poter piegare la scrittura per fare ritratti, usando la parola al posto del pennello, scavando nel profondo dell'oggetto osservato per scattare la fotografia della sua anima, del suo essere più profondo, quell'Io interiore che va ascoltato, riconosciuto, assecondato.
Mr Gwin allestisce uno studio di posa dove accogliere i clienti nel corso di un rituale di osservazione lungo e particolare. Musica, luci soffuse che si spengono ad una data ora, un solo breve scambio di parole e lì per alcune ore ogni giorno l'uomo o la donna nudi attarversano gli spazi, siedono, riposano, dormono, gesticolano lasciando che Mr Gwin catturi l'istante della loro vita necessario ad elaborare una storia, la propria storia.
Affiancato da Rebecca, una giovane e pingue assistente, Mr Gwin soccomberà all'esperimento, peraltro riuscit0, fuggendo di lì a breve, dopo la morte dell'amico editor Tom e l'incontro con una giovane cliente ribelle e disattata. Scomparso nel nulla, Mr Gwin passerà il testimone a Rebecca incosapevole testimone di un dono straordinario: la consapevolezza di essere non "personaggi, ma storie", ognuno a suo modo unica.
La capacità di Baricco sta nel rendere perfette storie semplici, nel tratteggiare con un nitore altrove difficile da reperire, messaggi che altrimenti rischieremmo di non ascoltare: cosa siamo veramente? Quel che facciamo, per abitudine o passione? Quel che vorremmo fare, sogni o aspettative? O piuttosto siamo interpreti di una storia che racchiude tutto il nostro essere? Nudi -proprio come i clienti di Mr Gwin- al cospetto del presente, smessi i panni della consuetudine, dei pregiudizi, delle sovrastrutture, liberi di guardare e lasciarsi guardare, liberi di accettare quell'unico piccolo particolare che fa di noi la storia che il destino ci cuce addosso e che noi rifuggiamo fino a quando qualcuno la racconta, la ricorda. O ancora, più semplicemente, la vita, il nostro essere sta nel viaggio che facciamo per conoscerci, per venire alla luce agli occhi degli altri, anche lì una luce capace di illuminare solo noi un attimo prima che si spenga sospendendo su di noi il giudizio. Un breve ma intenso romanzo che si fa amare dal primo istante, nell'attimo stesso in cui ci imbatte in Mr Gwin e nelle sue bizzarrie.

sabato 5 novembre 2011

"Pina 3D" di Wim Wenders

Mozzafiato!
Si può non conoscere il Tanz Theater (teatro danza).
Così pure la grandezza di Pina Bausch, a cui ovviamente il documentario è dedicato.
Si può mettere in discussione la regia di Wim Wenders.
Ma non si può ignorare la magia di uomini e donne che danzano, la poesia che promana da ogni movimento del corpo, l'emozione di un gesto, di uno sguardo da cui passa tutto: vita, amore, desiderio, lotta, gioia, disperazione, unione come recita il trailer, a giusta ragione.
Non si può che soccombere a tanta meraviglia.
Da non perdere.

mercoledì 2 novembre 2011

"Gordon" di Edith Templeton

"Faceva domande nello stesso modo in cui faceva l’amore: in maniera insistente, esplorativa, dolorosamente sgradevole, e mi faceva sentire inerme".
Nella Londra del secondo dopoguerra un incontro casuale sconvolge la vita della giovane Louisa. Può la passione rendere schiavi un uomo e una donna? Cosa può accettare Louisa in nome di una relazione che è morbosità, indagine, violenza, sordida emozione? In un viaggio alla scoperta del tormento interiore la passione negativa ed estrema del legame fra Gordon e Louisa.

Di seguito la recensione coompleta: http://www.box.net/shared/6qn1fe28mhz1927lb0j8

martedì 1 novembre 2011

"Prenditi cura di lei" di Kyung-Sook Shin

"Come si fa a vivere senza fidarsi della gente? Ci sono più persone buone che cattive"
Un giorno qualsiasi. Una stazione di una città coreana. Un uomo e una donna camminano l'una a pochi passi dall'altro. La gente preme per salire sui vagoni della metro, una mano tesa.. lo smarrimento che coglie l'uomo voltandosi indietro, verso quel corpo che non c'è più, non gli è più accanto. Park Sonyo è scomparsa. Ghermita da una metropoli che non arretra di fronte a nulla. Nemmeno ai tanti volantini lasciati in giro con la descrizione della donna, nemmeno ai parenti che la cercano ovunque, che girano la città, che vagabondano come potrebbe aver fatto lei, smarrita da una malattia che hanno tutti voluto ignorare, che trascina il malato nel vuoto di un silenzio confuso, incapace di chiedere aiuto. Una città che quasi schernisce il dolore di chi sente di aver perso una moglie, una madre, una parente, un'amica e calpesta il risentimento di quanti hanno solo creduto di conoscere Park Sonyo.
"Fino al momento in cui hai capito che avresti potuto non rivederla più, lei era come un albero tenace: un albero che dura nel tempo, a meno che non sia tagliato o strappato via. Quando è scomparsa la madre dei tuoi figli, hai capito che era scomparsa tua moglie. Tua moglie, che avevi dimenticato per cinquant'anni, era una presenza nel tuo cuore. Solo dopo la sua scomparsa è diventata tangibile, come se potessi allungare una mano e toccarla".
Quanto poco si conoscono le persone che ci sono accanto? Quanto poco valutiamo il sacrificio di chi ci cresce, ci ama, si prende cura di noi senza nulla pretendere in cambio? Quanto poco scorgiamo i segni di solitudine, inquietudine, malattia di chi dovremmo amare? Quanto poco di noi conosciamo? Quanto semplice appare perdonarci il disinteresse, l'assenza? Quanto egoisti siamo per rigettare i sensi di colpa, per dimenticare quello che non abbiamo il coraggio di domandare? Park Sonyo, come tante madri, ha amato incondizionatamente, si è donata alla famiglia, ai figli, a chiunque avesse bisogno per l'amorevole naturale propensione a darsi al prossimo fino ad annullarsi, salvo trattenere piccoli segreti di straordinaria umanità.
Un libro che interroga il nostro cuore, un libro che fa bene all'anima, un libro dalla scrittura suggestiva e intensa.