giovedì 2 giugno 2011

"Il magnifico Spilsbury ovvero gli omicidi delle vasche da bagno" di Jane Robins

Straordinario romanzo quello della Robins. Interessantissimo. Un mix di narrazione, cronaca, saggio, divulgazione scientifica, affresco socio-politico, giornalismo.. corredato per una volta da una accattivante veste editoriale per i tipi solitamente sobri della Einaudi.
Siamo in Inghilterra, agli inizi del XX secolo.
"Nel 1910, in Gran Bretagna, le donne superavano ormai gli uomini di oltre mezzo milione e sul mercato matrimoniale cominciava a dilagare il panico. Secondo le riviste popolari, all'età di ventitrè anni una donna doveva essere già fidanzata; a ventisette aveva ben motivo di disperare riguardo alle sue prospettive matrimoniali; a trenta meglio accantonare del tutto ogni speranza". Sulle riviste fioccano gli annunci matrimoniali, per questo non è improbabile che giovani donne indipendenti economicamente e di buona famiglia ma sole e forse rassegnate al nubilato si lascino attrarre dalle gentili e romantiche parole di un uomo prestante, fascinoso, determinato.
E' il caso di Bessie Mundy, trentatre anni; dell'infermiera Alice Burnahm, di Margaret Lofty. Tutte donne sole, con una propria dote, in là con gli anni per sperare nel matrimonio e invece spose.. spose contro il benestare di familiari e amici, contro lo stesso buon senso, spose all'improvviso dolci e remissive, pronte a far testamento il giorno stesso delle nozze verso il marito, spose accomunate da un triste destino: la morte per annegamento in una vasca da bagno a pochi giorni dalle nozze. Incidenti, nulla più. Per tutte una breve inchiesta, poche formalità e un funerale economico, nessuna lacrima versata. A distanza di un paio di anni dagli eventi, sospinti dalle denunce dei parenti e attratto da un breve ritaglio di giornale, l'ispettore Arthur Neil investiga coinvolgendo Scotland Yard nell'inchiesta più lunga e onerosa del tempo. Il risultato pare agghiacciante: responsabile della morte delle tre donne e di decine di truffe e finti matrimoni un uomo all'apparenza comune: George Joseph Smith.
Mentre il cielo di Londra viene oscurato dalla presenza ostile degli Zeppelin tedeschi e la prima guerra mondiale travolge l'Inghilterra comincia il processo a George Smith. A curarne la difesa un principe del foro: Edward Marshall Hall la cui oratoria, la cui straordinaria enfasi e mimica affascinavano l'Inghilterra intera abituata a leggere le cronache giudiziarie come fossero romanzi d'appendice. A deciderne la colpevolezza un uomo che con le sue conoscenze professionali avrebbe impattato sui processi diventando un fido collaboratore degli investigatori: il dottor Bernard Spilsbury, non a torto considerato padre della medicina legale e straordinario perito giudiziario. Saranno le sue ricerche di laboratorio, le sue indiscutibili doti di anatomopatologo, le sue osservazioni e la sua logica a consacrarlo protagonista del suo tempo, a valergli il plauso delle autorità pubbliche, della gente comune che in lui arrivò a vedere un eroe moderno capace di inchiodare con un piccolo campione di sangue un assassino.
George Joseph Smith venne condannato a morte per impiccagione, era il 13 agosto 1915. Eppure: "come avesse fatto ad annegare delle donne nella vasca da bagno senza che nessuno se ne accorgesse andava inevitabilmente oltre le dinamiche delle circostanza e sconfinava nella piscologia".

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