sabato 25 giugno 2011

'«Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno» ovvero, guardando Kafka' di Philip Roth

Un bevissimo scritto -estrapolato da una raccolta di Roth ancora inedita in Italia: 'Reading myself and others'- sul grande scrittore ceco Franz Kafka diviso in due parti: come visse gli ultimi mesi di vita e come sarebbe stata la sua vita se, sopravvissuto alla malattia e all'olocausto, si fosse trasferito in America. Un puro giocoso esercizio di stile che rivela tutta la maestria di un Roth quarantenne (lo scritto è del '73) alle prese con una puntuale analisi della personalità e della narrativa di Kafka che "lontano da Praga e dalla casa paterna, sembra essersi finalmente liberato dall'odio verso se stesso, dsai dubbi he lod ivoravano e dai sensi di colpa e conseguenti impulsi alla dipendenza e all'abnegazione, che per poco non l'hanno fatto ammattire nei due decenni precedenti" salvo vedersi tarpare le ali da un altro padre.. quello dell'amata Dora Dymant deciso a non lasciare che la figlia ventenne sposi un uomo che ha il doppio della sua età, consumato dalla malattia e prossimo alla morte. Ma la gioiosità si diceva prima di Roth sta nell'ipotizzare un finale alternativo, se così si può dire. Immaginare un Kafka che si trasferisce in America, un ebreo europeo sfuggito all'orrore dell'olocausto, i cui scritti quasi nessuno conoscee che insegna presso la sinagoga, catapultato in una tipica famiglia ebrea americana.. che tanto caratterizzerà la narrativa rothiana incentrata sul personaggio di Nathan Zuckerman. Pochissime pagine che non bastano a saziare la voracità dei lettori di Roth.

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