domenica 27 febbraio 2011

"La moneta di Akragas" di Andrea Camilleri

Monete.. una manciata di monete lanciate in aria come ultimo anelito di vita da un guerriero scampato all'assedio di Akragas. E' il 406 a. C. e i cartaginesi hanno vinto il nemico, distrutto la città. Accadrà ancora, è il 28 dicembre 1908 questa volta è la natura a ribellarsi: un violento terremoto distrugge la città di Messina. Per ringraziare i soccoritori un nobile regala una moneta trovata per caso al comandante di una nave militare russa. La moneta arricchierà la collezione dello zar. Reca su un verso un'aquila, sull'altro un granchio e un pesce. Solo un anno dopo mentre scava in un campo un contadino trova una moneta, sa che il medico del paese, che anni prima l'ha curato salvandogli la gamba, ne fa collezione, vuole disobbligarsi regalandogliela. Ignora il suo valore ma il dottor Gibilaro che per l'emozione, al solo sfiolarla, stramazza a terra da cavallo rompendosi una gamba, sa che la moneta appartiene alle ultime di Akragas, sa quel che può significare per gli studiosi. Costretto a tacere la scoperta, curato in quel di Palermo, al rientro in paese settimane dopo scoprirà l'assassinio del contadino e l'amarezza di aver perso, forse per sempre, la possibilità di possedere la preziosa moneta. Ma chi ha ucciso il povero Cosimo? Chi ha rubato la moneta? Tra uomini in fuga, maldestri ricettatori, delegati della P.S., giornalisti ed emissari di corte si dipana il mistero della moneta di Akragas salvo un dubbio che aleggia nella mente del dottor Gibilaro, forse che "la moneta stia esprimendo la sua volontà di non riapparire al mondo, di tornarsene nuovamente dentro quella terra dalla quale un giorno l’hanno tirata fuori".
Ricostruzione storica, leggenda e realtà resa verosimile in un breve racconto che si legge con partecipazione ed entusiasmo.

"E disse" di Erri De Luca

Mosè.. 'in lui si concentrava l'energia dell'ultimo, un riassunto di esistenze perdute'.
Aveva condotto fuori dall'Egitto gli ebrei, aveva indicato loro il cammino in mezzo al deserto poi in cima al Sinai l'inspiegabile e dopo giorni, settimane era tornato all'accampamento tra la sua gente, spaurita, timorosa di dover tornare in Egitto, di rinunciare al sogno della terra promessa.
"E' grandiosa la spinta a scalare montagne, cavalcare altezze ma l'impresa maggiore sta nell'essere all'altezza della terra, del compito assegnato di abitarla".
Così la divinità si era manifestata incidendo la roccia "Io.." sta scritto in alto a destra, a seguire lette ad alta voce da Mosè dinanzi alla gente ammutolita, le leggi.. i dieci comandamenti.. parole..
"Ecco le mie parole, l'unico bagaglio da viaggio per le generazioni".
Una posa asciutta, un nitore travolgente per parole che si riscoprono come non mai importanti. Una manciata di pagine che scaldano il cuore e illuminano il cammino.

sabato 26 febbraio 2011

"Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi

"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire" così per Calvino i classici, e la definizione si sposa appieno a 'Sostiene Pereira' di Antonio Tabucchi. Un romanzo che non si esita a definire 'straordinario' e lo si percepisce dall'incipit ("Sostiene Pereria di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, , soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava"); dalla prosa, cadenzata da quell'intercalare, 'sostiene Pereira' appunto, che trascina il lettore di cui afferra per non lasciarla mai l'attenzione; dal personaggio 'Pereira' che rispecchia l'uomo comune scosso dalla lotta interiore con il proprio io che reclama spazio in un contesto sociale di oppressione, violenza, omertà ("..il fatto è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero ragione? (...) allora la mia vita non avrebbe senso.."); dalla scelta di contestualizzare l'azione nell'agosto del '38 quando è ormai conclamata la folle politica di Hitler di cui il Portogallo vanta l'amicizia, la Spagna è scossa dalla guerra civile e l'intera Europa è prossima al tracollo della seconda guerra mondiale.
Pereira è un giornalistà di mezza età, vedovo, a cui è stata assegnata la pagina culturale di un nuovo giornale. E' estate e nel paese schiacciato dall'afa si percepisce ormai l'assenza di libertà, di una normalità un tempo preziosa alleata dei giovani pieni di sogni e speranze, le stesse che Pereira aveva coltivato a Coimbra, in compagnia degli amici di università, della stessa moglie. La vita però è trascorsa quasi senza accorgerse, trent'anni ad occuparsi di cronaca nera, poi la morte della moglie, il pensiero a quel figlio mai venuto e il sospetto improvviso sui volti della gente, il bisbigliare impreciso, la polizia, i militari per le strade, il tutto mentre altrove i giovani morivano in nome della libertà. Pereira vi è abituato, crede che la sua sia una posizione di privilegio, si illude di essere fuori dalla mischia perche scrive di letteratura ma non è così e improvvisa, inevitabile la realtà gli si palesa davanti con il giovane Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta. Giovani, idealisti, ribelli sembra pensare Pereira eppure autentiche anime coraggiose, decise a fronteggiare la maschera ocura del potere, della dittatura per vivere il presente, diventar parte della storia. E' l'apparente avventatezza dei giovani a spingere il vecchio Pereira a riflettere sul suo ruolo nella società, sulla sua repsonsabilità come uomo e come giornalista. "..lei è un intellettuale, dica quello che sta succedendo in Europa, esprima il suo libero pensiero, insomma faccia qualcosa (...) basta averne la volontà". Nel corso di un'estate Pereira si riappropria della propria anima, complice l'assurdità della violenza, riscatta la sua ignavia compiendo un gesto di lucida arditezza, scivere e pubblicare beffando la censura un articolo di denuncia del regime: 'Assassinato un giornalista'.
Sostiene Pereira.. è una sorta di difesa al cospetto del tribunale dell'anima, una disarmante denuncia delle responsabilità che ogni uomo in un momento qualsiasi della propria vita è chiamato ad assumere, di più è la denuncia dell'illogicità di vivere in un contesto sociale e politico che priva giorno dopo giorno l'uomo dei diritti essenziali a cui è imprescindibile dire basta, prendere posizione diventa un dovere. Il libro è disarmante e di stretta attualità: "..devo essere libero e informare la gente in maniera corretta".
"..le bozze del suo giornale passano attraverso l'imprimatur della censura preventiva, e se c'è qualcosa che non va stia pur tranquillo che non viene pubblicato, magari lasciano uno spazio bianco, mi è già capitato di vedere i giornali portoghesi con degli ampi spazi bianchi, fanno una gran rabbia e una grande malinconia". Leggere Tabucchi -oltre che regalare piena consapevolezza di cosa significhi usare le parole, e farlo bene- spinge a riempire nella vita come su una pagina scritta.. gli spazi bianchi.

giovedì 24 febbraio 2011

"Omicidio a Road Hill House" di Kate Summerscale

"Ci sono segreti che non si lasciano raccontare (...) misteri che non sopportano di essere rivelati. Di tanto in tanto, purtroppo, la coscienza si carica di un fardello così colmo di orrore che se ne può sbarazzare solo nella tomba".
Una casa isolata. Il latrare di un cane in una notte d'estate. Una culla vuota al mattino. Tanti sospetti. le indagini di un investigatore infallibile. l'ansito della gente che chiede giustizia. E una verità che sconvolge l'anima.
Potete trovare qui la recensione completa n.269
http://www.box.net/shared/8mxn0hkpez

mercoledì 23 febbraio 2011

"Il discorso del re" regia di Tom Hooper

Anni '30. Il duca di York, secondo in ordine di successione al trono di Inghilterra, è un balbuziente. Marito amorevole e padre affettuoso in privato, ombra in un pubblico che reclama la presenza della famiglia reale. Tempi di cambiamenti, anche nei media, la radio porta la voce del re in tutto il mondo. E' impensabile che il duca di York vada nel panico quando gli viene richiesto di parlare in pubblico. Per risolvere il problema falliscono le burbere esortazioni paterne, gli sguardi contriti della madre, così pure le battutine sferzanti e umilianti del fratello ma anche i consulti con medici e luminari. L'eccezione sembra essere un logopedista australiano, Lionel Logue, strambo ma convincente che conquisterà il duca di York restituendogli fiducia in se stesso, riempiendo i vuoti di un passato di solitudine e silenzi. Confidando l'uno nell'altro, giocando con la voce, tra mille esercizi imbarrazzanti, e una fisicità sollecitata a sciogliersi.. l'incredibile legame tra due uomini. Di più l'amicizia tra un determinato uomo della strada e quello che il destino volle diventasse il suo re.
Una biografia precisa, elegante che restituisce un'immagine veritiera di un periodo della nostra storia contemporanea e di un suo protagonista. Recitazione perfetta da parte dell'intero cast. Su tutti Geoffrey Rush e Colin Firth va da sé. Convincente anche la fotografia.

domenica 20 febbraio 2011

"Rivelazione all'esquilino" di Mariolina Venezia

Breve.. brevissimo.. eppure delizioso il racconto di Mariolina Venezia. Un piccolo affresco della società multietnica attuale in un quartiere di Roma un tempo abitato solo dalla borghesia.
Un appartamento, due ragazze Rosaria e Delfina diverse tra loro pur nell'accesa differenza di facce e storie che abitano il palazzo e il quartiere appunto. Le loro famiglie le vorrebbero altrove ma testarde al limite della follia le loro vite sembrano ripartire proprio in quel palazzo tra gente di altre nazioni che quasi faticano a capire eppure i loro volti sono sorridenti, i loro bambini allegri, gli odori del loro cibo invitante come la mano tesa che arriva alle due ragazze.. in fondo le differenze siamo noi a vederle, i pregiudizi si superano con la conoscenza e la speranza torna ad abbracciare i cuori.
La mano dell'autrice, peraltro brava sceneggiatrice, si riconosce in ogni parola. Sarà per questo che i personaggi ci restano dentro.

"L'aleph" di Jorge Luis Borges

"L'intera notte non dormii, poichè qualcosa combatteva nel mio cuore".
Da leggere e rileggere perché le parole svelano un messaggio diverso ogni volta, riproducendo l'incanto del primo incontro.. questo è quel che accade tenendo tra le mani un libro di Borges. Una serie di racconti più o meno brevi che mescolano filosofia e fantastico aprendo le porte di un altrove immaginario in cui è possibile perdersi e ritrovarsi al tempo stesso.
"Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d'un solo momento: il momento in cui l'uomo sa sempre chi è".

venerdì 18 febbraio 2011

"Il truffacuori" regia di Pascal Chaumeil

Commedia romantica francese 'Il truffacuori" del regista Pascal Chaumail vede come protagonista un sabotatore professionista di coppie, Alex Lippi, usare ogni mezzo più o meno lecito e una faccia di bronzo come poche per instillare nelle donne il dubbio che il partner al cui fianco si credono felici non sia in realtà la persona adatta a loro. Non crudeltà ma saggezza e lungimiranza in quanti -amici, parenti, colleghi di lavoro- desiderano solo salvare la 'lei' di turno dall'infelicità certa.
Alex è un bugiardo sfrontato, un abile attore che fida nella straordinaria complicità della sorella e del cognato (figure spassose ed esilaranti) capaci davvero di tutto, insomma inscenare l'impossibile. Frasi ad effetto, paesaggi romantici, lacrimuccia facile e quel 'tu meriti di più' che spalanca la voragine sul 'dubbio'. Pare però non cascarci Juliette prossima al matrimonio, decisa a sbarazzarsi in ogni modo di quella improbabile guardia del corpo -Alex appunto- che il padre le ha messo alle calcagna.. e invece, complice Montecarlo, gli Wham, un pizzico di sfrontatezza e una valanga di romanticherie.. ballo alla Dirty Dancing compreso anche Juliette sembra decisa a mollare tutto eppure.. l'imponderabile travolgerà Alex impedendogli di portare a termine il suo lavoro e al contempo lasciarsi travolgere lui sì per davvero dall'amore sgretolando il suo essere cinico..
Un film davvero carino, divertente, brillante.. due ore spensierate.

lunedì 14 febbraio 2011

"Tua" di Claudia Piñeiro

Buenos Aires. Oggi.
Una famiglia borghese come tante.
Ernesto. Marito tutto casa e lavoro. Ines. Moglie dedita alla cura dei suoi cari. Lali. Figlia adolescente un pò in crisi.
Tutto come sempre.. o quasi. Perchè la famiglia perfetta è solo un fragile cristallo destinato a frantumarsi in mille pezzi al tocco maldestro di qualcuno.. quel qualcuno ha un nome: Tua.
O almeno.. così si firma, così la identifica subito Ines. E' l'altra, è l'amante di Ernesto. Ecco spiegato perchè la sera a letto non la cercava più.. in fondo dopo tanti anni di matrimonio può capitare, non è il caso di farne un dramma. E se il dramma invece accade.. per caso?
Una sera, al lago nel parco Bosques de Palermo. Tua che respinta cade per terra, batte la testa, un incidente e poi.. poi fingere che nulla sia successo o meglio diventare complice, sostenere Ernesto nel momento difficile, credergli persino quando si dice perseguitato dalla donna e tornare a vivere, riappropiarsi del quotidiano, i piatti da preparare, la casa da tenere in ordine, quella figlia che la tiene lontana, che sembra vivere in un mondo suo, che forse la spia.. questa è Ines.
Lali.. il suo segreto.. e quello inaspettato dei genitori, credere lui un traditore per avere un'altra e lei una povera pazza, decisa a sopportare tutto per non perdere l'uomo che non la ama, che forse non l'ha mai amata, che l'ha sposata solo perchè c'era lei..
Ernesto.. la figlia che ormai risponde a monosillabi, la moglie che crede stupida o da rabbonire con l'elemonisa del suo amore e la passione.. Alicia.. Charo.. i fraintendimenti, le gelosie, le vendette.
La normalità in una famiglia qualunque e un attimo dopo.. l'assurdo di un rincorrersi di eventi inquietanti, meccanismi di difesa e attacco da lasciare atterriti.. nulla è mai come sembra.. nessuno è mai davvero quel che si crede di conoscere..
Incalzante.. incredibile.. un groviglio di emozioni e una suspence portata all'estremo in un parossismo psicologico che inchioda il lettore fino all'ultima pagina.

domenica 13 febbraio 2011

"Due storie d'amore" di Laura Mancinelli

"Forse la perfezione non si addice agli esseri umani. E noi siamo esseri umani, un uomo e una donna, come tutti gli altri. E come tutti gli altri abbiamo bisogno dei nostri simili. Anche di quelli che ci sono nemici. Forse la felicità dobbiamo conquistarcela giorno per giorno, con il nostro coraggio e, perchè no? Con l'intensità del nostro amore" così Isotta a Tristano.
La sua storia e quella di Crimilde e Sigfrido sono proposte dalla penna della Mancinelli in una veste tutta nuova, attingendo al mito arcaico, pennellate dai colori freschi dei paesaggi di un medioevo fantastico, ammantati di un'aurea romantica e tragica che pure non cancella il sogno dell'amore perfetto, a cui tutti agognano, pochi realizzano perchè riprendendo le parole di Isotta 'la perfezione non si addice agli esseri umani'.

sabato 12 febbraio 2011

"Odore di chiuso" di Marco Malvaldi

Bentornato buon vecchio giallo! Bentornata bella scrittura! Ironia, intelligenza, introspezione psicologica al servizio di una penna leggera e una scrittura accattivante che trasporta il lettore sul finir dell'Ottocento nel castello dei nobili Bonaiuti. Il barone Romualdo, la di lui anziana madre Speranza che pur sulla sedia a rotelle bacchetta tutti, la dama di compagnia debole di nervi e facile al liquore ristoratore, le due vecchie cugine zitelle, i figli del barone: Gaddo implume poetucolo incapace di tutto, Lapo donnaiuolo egoista e rozzo, Cecilia forzatamente ridimensionata nel suo ruolo di donna e il personale di servizio: la cuoca, il maggiordomo e l'avvenente cameriera. E loro, gli ospiti: Ciceri, un fotografo fiorentino e l'illustre Pellegrino Artusi, commerciante di stoffe e brillante autore di un manuale di cucina. Un nugolo di personaggi, chiacchiere intorno al buon desinare e un risveglio allarmato dalle grida di una giovane donna al cospetto di un cadavere, quello del maggiordomo, rinvenuto stranamente nella cantina chiusa dall'interno. Per il medico si tratta di avvelenamento. Per l'incaricato delle indagini, il delegato Artistico una bella grana.. chi ha ucciso il maggiordomo? E che strano odore stando alle osservazioni dell'Artusi aleggia in quella stanza chiusa? E forse a dover morire doveva esser il barone Bonaiuti, preso peraltro a schioppettate di lì a breve? E cosa nasconde la presenza del fotografo Ciceri? Quali affari aveva in sospeso con il barone? E perchè tutti i sospetti sembrano ricadere sulla bella cameriera? In poche ore nel cuore della Maremma un assassino sembra attentare all'onorabilità oltre che alla vita di nobili persone, inquiete alla sola idea di cedere alle domande di uomini di legge, sospettosi nei confronti di quel ricco borghese che scrive di ricette. Saranno invece proprio le acute osservazioni dell'Artusi a illuminare il cammino della verità rivelando il volto tutt'altro che scontato dell'assassino.

"Sei biblioteche" di Zoran Zivkovic

Sei brevi racconti. Sei biblioteche. Sei lettori. Sei esperienze al limite della logica, del razionale. Sei incredibili avventure: la biblioteca di casa.. dove accatastare libri che compaiono all'improvviso; la biblioteca virtuale.. una sorta di incubo per chiunque scriva; la biblioteca notturna.. dove trovare il libro che nessuno si aspetta di leggere; la biblioteca infernale.. dove espiare leggendo; la biblioteca minima.. da tenere nel palmo della mano con incredibili sorprese; la biblioteca raffinata.. da cui espellere 'suicidandolo' un oscuro tascabile. Una scrittura non convenzionale, a tratti allegorica, coinvolgente. Una piacevole sorpresa.

"Io e te" di Niccolò Ammaniti

Teo. Un adolescente in fuga da stesso.
Una stupida bugia. Una pazza idea.
Una cantinola buia. Cibo in scatola, fumetti e.. tormento.
Fino a che inaspettato qualcuno bussa alla porta.
Forse la vita stessa..
Breve e intenso racconto di Ammaniti. Partecipe lo sguardo dell'autore sulla fragilità esistenziale dei giovani ma non del tutto convincente. Sembra quasi un puro esercizio di stile.

venerdì 11 febbraio 2011

"Cchiú pilu pe' tutti" di Antonio Albanese & Piero Guerrera

Biografia.. poesie.. e comizi elettorali di Cetto La Qualunque improbabile (o probabilissimo, fate voi) uomo politico calabrese, la cui unica aspirazione di vita è assicurare a se stesso e alla sua gente cemento e pilu. Qualunquista, razzista, depravato, ignorante e prioritariamente delinquente, Cetto La Qualunque declama nei suoi scritti il peggio di sé (il meglio non c'è e non c'è mai stato).
Poetiche le sue rime (profetiche, pensando alla stretta attualità): "Soffia il vento in mezzo al mare, spazza nuvole mel cielo, se mi vuoi davvero amare, fai vedere un po' di pelo".
Risate amare come nella recente pellicola di successo 'Qualunquemente' in cui il comico Albanese tratteggia un personaggio diabolico nella sua rozzezza, brutalmente vero. Il libricino si rivela più attento nella lettura di certa parte della nostra società di un saggio di sociologia o politologia. Tanto più che il libro è del 2005 e il personaggio creato dal comico è del 2003. Questo dovrebbe far riflettere.
Merita un plauso l'omaggio alla scena finale di 'Blade Runner' nella versione di Cetto. La trovate a pagg.79/80. Un assaggio? "Ho visto... strade, viadotti e ponti sommergere con le loro geometrie l'inutile verde di monti e pianure.. ho visto bambini prodigio imparare a sparare a sei anni e centrare sempre il bersaglio.. se per un caso che non voglio neanche prendere in considerazione non venissi rieletto, tutto questo andrebbe perso come lacrime nella pioggia, come scoregge nel vento".

"Intrigo a Highbury" di Carrie Bebris

Ispirate ai romanzi di Jane Austen 'Intrigo a Higbury o Gli equivoci amorosi di Emma' è la quinta indagine di Mr. & Mrs. Darcy ideati dall'autrice americana Carrie Bebris. Detectives story brillanti e accattivanti con protagonisti i famosi personaggi di 'Orgoglio e pregiudizio' impelagati manco a dirlo in strane, incredbiili e a volte assai pericolose avventure. Oscuri assassini, furti, intrighi, false accuse condite dal quotidiano di paesi e città inglesi, balli e ricevimenti, l'imprescindibile pausa del tè e passeggiate in campagna, chiacchiere femminili su nastri e pizzi e maschili su caccia e oculata cura del patrimonio. Puro stile regency, declamato e descritto in ogni suo particolare: sociale, culturale, politico. In mezzo a tutto questo la quiete e completa felicità dei coniugi Darcy, in quest'ultima inattesa avventura, aggrediti e derubati da zingari nel corso di un viaggio nei boschi di Highbury e ivi costretti a rivolgersi al magistrato del villaggio, Mr. Knightley la cui casa pure si rivela teatro d'azione di un tragico evento: la morte di Edgar Churchill. Solidali l'un con l'altro per innata stima reciproca e amicizie comuni Darcy e Knightley si troveranno ad indagare sugli strani eventi accorsi in quel di Highbury. Allo stesso modo, le loro mogli, l'intelligente Elizabeth e l'istintiva Emma, agiranno per proprio conto: osservando, ascoltando.. appassionandosi al destino di dame in difficoltà e felicità matrimoniali minacciate. Intanto al villaggio un avveduto mercante incanta tutti, un gruppo di zingari si aggira ai margini del paese e uno sparuto gruppo di ignari innocenti cade vittima di un oscuro veleno. Chi o cosa uccide ad Highbury.. e perchè? Ispirato alla trama e ai personnagi di 'Emma' la nuova indagine dei coniugi Darcy cattura il lettore fino all'ultima pagina quando si rivelerà il volto dell'assassino.. come sempre (o quasi) quello di un insospettabile!

giovedì 10 febbraio 2011

"La questione morale" di Roberta De Monticelli

Da Guicciardini a Corona.. l'accostamento potrà apparir ai più quasi sacrilego eppure si palesa necessario e logico nel discorso che Roberta De Monticelli propone al lettore nel suo brillante saggio 'La questione morale'. Ovvero 'la questione del possibile rinnovamento dei nostri mores, delle nostre abitudini quotidiane'. Cosa c'entra Guicciardini.. semplice c'è una sorta di tipicità tutta italiana che ci spinge ad esser quello che oggi siamo: vacui, proni al potere, indifferenti se non al proprio tornaconto, etc. ovvero 'non formati', non 'adulti', 'non-individui'. Il grande De Sanctis ha scitto: “Il dio del Guicciardini è il suo particolare. Tutti gli ideali scompaiono. Ogni vincolo religioso, morale, politico, che tiene insieme un popolo, è spezzato. Non rimane sulla scena del mondo che l'individuo. Ciascuno per sé, verso e contro tutti. Questo non è più corruzione, contro la quale si gridi: è saviezza, è dottrina predicata e inculcata, è l'arte della vita”. Qualche secolo più tardi meno proisacamente il sopracitato fotografo mira spudoratamente al denaro, al potere, paventando l'impunità dell'apparenza, di quel che sbattuto in faccia al mondo non può macchiarsi di menzogna, crimine. Per questo il popolo italiano 'non semplicemente subisce, ma promuove e sostiene un potere che volta il mondo a beneficio suo senza alcuna dissimulazione e lo sostiene proprio per questo, in una comune volontà di partecipazione a questo beneficio'. Cosa fare? Bisogna diventare 'moralmente adulti'.. 'prendendo posizione rispetto all'ethos della comunità in cui si è cresciuti, o ad aspetti di esso. uesta capacità di autenticare o no un ethos a seconda che sia o no fonte di vita autentica per noi è la nostra autonomia morale'. Insomma bisogna diventar grandi, responsabili, coraggiosi.. e in fretta (aggiungiamo noi).

domenica 6 febbraio 2011

"Il libro delle anime" di Glenn Cooper

Cosi raccontavamo dell'opera prima di Glenn Cooper, campione di vendite, 'La biblioteca dei morti' circa un anno fa.. http://lestanzedialba.blogspot.com/2010/02/la-biblioteca-dei-morti.html nel seguito, 'Il libro delle anime' tutto riprende da Will Piper, ex agente dell’FBI, scampato ai misteri dell'Area 51, al centro dell'incredibile indagine sulla biblioteca dei morti frutto di un intrigo internazionale tra Inghilterra e America dagli anni '40. Forzatamente in pensione, alle prese con il figlioletto lattante e la giovane moglie Nancy, sua ex collega, Will viene nuovamente coinvolto nelle indagini sulla biblioteca dei morti: centinaia di migliaia di volumi ritrovati nell'abbazia di Vectis, frutto del lavoro ossessivo di silenziosi scrivani dai capelli rossi e occhi verdi non si sa se messaggeri divini o strumenti del male recanti data di nascita e morte di uomini, donne e bambini, fino al 9 febbraio 2027. Ed è proprio un biglietto con quella data che spinge Will a incontrare Henry Spence, un ex dipendente della CIA che ha dedicato la sua esistenza alla soluzione del mistero. Malato, a pochi giorni da quella che secondo il libro dei morti sarà il suo ultimo giorno, l'uomo ha appreso di un'asta in cui sarebbe in vendita l'unico libro mancante della biblioteca. Intorno a quel libro, alla famiglia che lo custodì per secoli, a teologi, filosofi, scienziati, scrittori che ne sfiorarono le pagine apprendendone la straordinaria e incredibile storia ruota la missione speciale di Will. Recuperare il libro, ritrovare il pezzo mancante di un puzzle ardito e insostenibile come è lo è per qualsiasi uomo accettare o meno il rapportarsi con la morte, inquadrabile in una data certa che inevitabilemnte condiziona nel bene o nel male la vita. Eppure per salvare se stesso e la sua famiglia Will sarà costretto a rivelare al mondo l'esistenza della biblioteca die morti, lasciando a governanti, potenti, uomini di chiesa e scienziati il difficile compito di spiegare alla gente; per l'uomo qualunque di rivedere il proprio rapporto con la coscienza, con la fede o la ragione. Intanto altrove qualcuno sfidato deal'ultima incognita posta dalla morte si affretta a chiedersi: cosa accadrà il 9 febbraio 2027? Chi o cosa provocherà la fine del mondo conosciuto?
Narrazione accattivante, scrittura assai semplice, mirata a catturare un pubblico eterogeneo 'Il libro delle anime' fatica però a sorprendere, poco o nulla aggiunge a svelare il mistero sul libro dei morti. Finale frettoloso e raffazzonato.

venerdì 4 febbraio 2011

"Qualunquemente" regia di Giulio Manfredonia

Dalla tv al cinema il personaggio Cetto La Qualunque, creato da Antonio Albanese, spadroneggia in una realtà che vorremmo tutti fosse solo surreale e invece, potenzialmente, drammaticamente, si rivela credibile. In un paesino calabrese per fronteggiare il candidato sindaco della Lista civica portatore di un concetto ardito quanto pericoloso, quale la legalità, viene chiamato l'imprenditore Cetto la Qualunque, rientrato in Italia dopo quattro anni di forzato asilo. Lui che il diritto non sa nemmeno cosa è, lui che è abituato a imporre, a far denaro illecitamente, a costruire su scavi archeologici, a deturpare l'ambiente con abusivismi palesi, a scaricare liquami a mare, a evadere le tasse, a far saltare le auto dei nemici, lui abituato a prendere in considerazione le donne solo se in posizione 'orizzontale', lui che motteggia il figlio timido salvo trasformarlo in una sua copia, a cacciare di frodo e quant'altro.. decide di 'salire in campo ' per salvaguardare i suoi interessi. La campagna elettorale si rivela intensa e costosa ma a vincere Cetto ci arriverà con i suoi metodi discostandosi dai consigli del guro dei politici, Jerry. Magra consolazione quasi.. eppure per lo smaccatamente qualunquista Cetto, giunto a promettere l'inverosimile agli elettori come nella migliore tradizione italiana, resta il vanto di continuare a pensare in grande, umiliare i deboli, imporre nuovi modelli di riferimento. Un film che strappa sì risate, ma amare.

mercoledì 2 febbraio 2011

"La donna che canta" di Denis Villeneuve

Devastante. Un film che atterisce per intensità, tragicità, pathos. Un film le cui immagini restano addosso con uno strano senso di inquietudine, inadeguatezza per il nostro quotidiano che all'improvviso appare così banale, vuoto a fronte delle vite drammatiche abitate da uomini e donne nati in paesi dilaniati da conflitti. E' il caso del Libano del film di Villeneuve e della sua giovane protagonista Nawal costretta a subire impotente la morte del ragazzo e l'abbandono del figlio in fasce. Di seguito solo rabbia repressa, motivazioni affondate nell'odio per andare avanti e vendicarsi, di una vita ridotta al niente, di quel figlio rubato dalla guerra, dell'amore ormai negato, impossibile. E ancora resistere, credere in una causa -"le idee di rivolta vivono finché c'è qualcuno che lotta per loro"- essere pronti a morire, o sopravvivere tenacemente a tredici lunghi anni di prigionia, scampando alla pazzia, alle privazioni, alla dignità calpestata, finanche agli stupri, cantando. Questo è stata Newal, ma non la madre dei gemelli Jeanne e Simon, costretti alla sua morte a tornare nella terra natia della donna e scoprire tutto di lei, compresa una verità che gela il sangue, che semplicemente non si può accettare e che pura, inevitabile ha in sé, nonostante tutto, il seme della bellezza, il messaggio di un profondo amore, perchè pare quasi impensabile ma anche dal gesto più estremo di odio, di violenza scellerata può nascere l'amore.
Ripeto.. un film ben recitato, ben diretto, ben costruito ma a dirla tutta 'devastante'.