domenica 29 agosto 2010

"La delazione" di Roberto Cazzola

Tanto si è scritto sulla banalità del male, sulla deportazione degli ebrei nei campi di concentramento, sull'inquietante e crudele meccanismo della delazione. Eppure pare che non basti mai, che libri quali quello del Cazzola siano necessari, di più essenziali al formarsi di una personale etica. Così nella Torino del 1944 (resa con poesia e realismo dall'autore) una ragazza, poco più che adolescente, tale Luigia Zonga denuncia i vicini di casa, l'ebrea Selma Lavàn e Alfredo Dervilles. I due vivono insieme, si amano, Selma si è da poco convertita per coronare il sogno di sposare, almeno in chiesa, l'amato Alfredo. L'uomo che l'ha accolta a Torino -città in cui i previdenti genitori l'hanno spedita per evitarle gli orrori dell'Anschulss prima e della perscuzione agli ebrei dopo- le ha insegnato ad amare, ad avere nonostante tutto ancora fiducia nel futuro e a quel futuro insieme Selma si aggrappa con tutta se stessa quando verrà arrestata e spedita a Bergen-Belsen. Il suo unico obiettivo è sopravvivere per tornare da Alfredo, per tornare ad amare.
Ma complice un destino impietoso nulla sarà come prima..

sabato 28 agosto 2010

"Il vincitore è solo" di Paulo Coelho

Pedissequo, ovvero secondo il Sabino Colletti "che segue o imita passivamente qlcu. o qlco., senza offrire alcun contributo personale di originalità". Ecco che una sola parola basta a descrivere "Il vincitore è solo" di Paulo Coelho, che o si è definitavemente perso sul cammino per Compostela o ha deciso di scivolare nella solita generalizzata disanima della società contemporanea questa volta partendo dal microcosmo di Cannes tra 'superclasse', ricchi di varia specie, ragazze in cerca dell'occasione di una vita per sfondare nella moda, nel cinema, frustrati, talentuosi costretti a ripiegare su se stessi, e gente di vario tipo stritolati nel pazzo gioco della vita da 'vivere alla grande' ad ogni costo, consacrare all'apparenza, celando il vuoto esistenziale. Tra questi un magnate russo della telefonia svezzato nelle varie guerre ancora pazzo d'amore per la moglie che gli ha preferito uno stilista arabo, deciso a 'sacrifcarle mondi' ovvero vite umane per convicerla a tornare con sé, peccato che di mezzo ci vadano innocenti e che come in tutte le favole dark il cattivo della situazione si convinca che non vale poi la pena di impazzire per una donna -che per inciso uccide!-. In mezzo, in una giornata frenetica come poche come può capitare solo a Cannes, le storie minime e massime di una modella, di un'aspirante attrice, di un detective, di un produttore, di una venditrice ambulante guru improbabile di un killer destinato a suo modo ad autoassolversi e salvarsi. Nel suo gioco una sola pecca: il vincitore è solo!

venerdì 27 agosto 2010

"Qualcosa di speciale" regia di Brandon Camp

Prendete una grande città americana -Seattle- prendete un uomo che insegna con metodo alla gente ad elaborare il lutto -Burke Ryan- prendete una graziosa fioraia col pallino di scrivere parole improbabili dietro i quadri -Eloise Chandler- mixate il tutto con sorrisi, buoni propositi e belle parole ed ecco "Qualcosa di speciale", film a metà tra commedia e dramma che spiazza lo spettatore perchè la realtà nasconde il lato più inquieto della gente, così il buon Burke finisce per essere un imbonitore come tanti incapace di accettare la realtà dolorosa legata alla morte della moglie, la bella Eloise appare fredda e scostante timorosa di affidarsi ancora all'amore salvo trovare l'uno nell'altra quello che non si aspettavano, l'occasione per sperare, per essere nuovamente felici.
Perchè pare voglia dirci il film la vita può riservare qualcosa di speciale se siamo lì a volerlo, forse chissà.. l'amore, la pacificazione con se stessi.

giovedì 26 agosto 2010

"Letters to Juliet" regia di Gary Winick

'Letters to Juliet' è la classica commedia sentimentale "all'americana" che mira a incantare il pubblico di tutte le età gigioneggiando sull'amore. Di mezzo Verona, Giulietta e Romeo e i suoi moderni eredi, ovvero Sophie e Charlie. Lei una giovane aspirante giornalista americana, lui un avvocato inglese un pò snob. Complice una lettera.. quella scritta da Claire, la nonna di Charlie, a Giulietta in cerca di risposte sulla sua storia con il bel Lorenzo. A distanza di cinquant'anni a ritrovare la lettera e a darvi risposta è proprio Sophie. E' l'inizio di un viaggio interessante e pieno di sorprese che spingerà Charlie a ricredersi sul vero amore, Sophie a ripensare alla sua storia con Victor alle soglie delle nozze e l'anziana Claire a rivivere il suo sogno.
Spot pubblicitario per la bella Italia, tutta paesaggi e buon cibo, il film è leggero e romantico ma nulla di straordinario, del resto la storia è poco originale. L'idea di massima che si percepisce è di un film un pò raffazzonato. Alla fine ci si perde a far caso a particolari, tipo.. ma come hanno pettinato la Ranieri alias Isabella, una delle 'Juliet' che rispondono alle lettere lasciate sul muro della casa dell'eroina di Shekespeare? E la colonna sonora? Improbabile..
Insomma 'Letters to Juliet' si riscatta per Claire e Lorenzo ovvero ll messaggio per cui l'amore vero attraversa le età dell'uomo. E chi meglio della coppia Redgrave-Nero, tornata insieme dopo tanti anni di separazione, può interpretarlo?

mercoledì 25 agosto 2010

"Il professore di desiderio" di Philip Roth

David Kepesh e il desiderio, ovvero David.. “tutto ciò che ti riguarda è un po’ una bugia.. eccetto i tuoi occhi. Non riesco a sostenere il tuo sguardo troppo a lungo. È come ficcare la mano in un lavandino pieno d’acqua bollente per togliere il tappo”.
La grandiosità di un libro che invita a riflettere anche nel pieno delirio erotico di un uomo, in fondo solo con la sua ingombrante anima di narciso.

Per la recensione n. 274 completa
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domenica 22 agosto 2010

"Tutta mio padre" di Rosa Matteucci

Destabilizzante, irritante eppure intenso, vero, fulminante. Ecco l'ultimo romanzo di Rosa Matteucci 'Tutta mio padre", una sfibrante e dolorosa elaborazione del lutto per la scomparsa del padre, personaggio picaresco e inquieto capitato per caso in una famiglia nobile -quella della moglie- in cui i germi dell'ampollosa superbia si sposano con l'indifferenza per i tragici rovesci di fortuna che spingono tutti a ridimensionare i propri bisogni ma non il proprio essere.
In una famiglia strampalata, in cui si sperdono capitali e si bruciano esistenze col sorriso furbo di chi si aspetta ancora un risarcimento dalla sorte la piccola Rosa, non voluta dalla madre -"se era per me.."- sopravvissuta a se stessa, attraversa l'avita casa per riempirne i vuoti della morte di un padre incapace di provvedere alla famiglia eppure a suo modo presente, affabulatore, viaggiatore instancabile di mondi fantasiosi, permeati di misticismo e arti divinatorie cui affidarsi per ritrovare un guantino latore di una grandiosa quanto fantasiosa fortuna. Tra nobili decaduti e sberleffi quotidiani, provata dai morsi della fame e dalle piccole invidie della gente, attraverso la storia della provincia italiana degli ultimi cinquant'anni la scommessa con la vita di una ragazzina costretta a fare i conti con una realtà incontrovertibile: sono "tutta mio padre".
"..le mie uniche alleate saranno le parole.." e la Matteucci in questo suo progetto parzialmente ispirato alla sua storia personale ne fa uso competente, anche se a tratti forzato e poco originale. Il risultato è una narrazione che non convince del tutto.

martedì 17 agosto 2010

"Le ore sotterrannee" di Delphine de Vigan

"Arriva un momento, in cui la posta diventa troppo alta. Supera le risorse a disposizione. In cui bisogna uscire dal gioco e accettare di avere perso. Arriva un momento in cui non si può scendere più in basso".
Quel momento per Mathilde e Thibault corrisponde ad una data: il 20 maggio.
Le loro solitudini si sfioreranno, si riconosceranno in un vagone della metropolitana alla fine di una giornata lunghissima, durissima, desolante nella solitudine più cupa che l'esistenza riserva. Il dolore del nulla che si fa strada nel cuore, nella mente, abbatte gli ultimi rigidi paletti di formalismo che impongono la resistenza, se non per se stessi per chi ci sta intorno, o per orgoglio, inconsapevolezza per essere arrivati a tanto, essersi arresi alla cattiveria spicciola di un capo che sul lavoro dopo mesi di stillicidio di soprusi, umiliazioni, vigliaccherie ti spegne come per Mathilde o indulgere nell'orrore di non essersi amati se mai ignorati come per Thibault costretto a lasciare la donna che ama ma che non ricambierà mai i suoi sentimenti.
Una scrittura nitida, una narrazione inquietante per il tema trattato: l'assurdo spaesamento, annichilimento cui la società contemporanea può portare. Il lettore si sente attanagliato, stretto nell'angolo proprio come i protagonisti.
"Di donne e uomini come la signora Driesman ne ha visti a centinaia. Donne o umini che la città ospita senza neppure saperlo. Finiscono per morire in casa venendo scoperti settimane dopo, quando il fetore diventa insopportabile o i vermi hanno attraversato il pavimento. Donne o uomini che talvolta chiamano un medico solo per vedere qualcuno. udire il suono di una voce. Parlare per qualche minuto".

lunedì 16 agosto 2010

"Hanno tutti ragione" di Paolo Sorrentino

Opera prima letteraria del regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino (per intenderci, suo 'Il divo') 'Hanno tutti ragione' non delude le aspettative se consideriamo che il suo protagonista Tony Pagoda -evoluzione letteraria del Tony Prisapia dell' 'Un uomo in più'- ha proprio la capacità di travalicare le pagine scritte per incarnarsi nel personaggio di un mondo percepito come fortemenmte reale pur nelle sue sfaccettature estremizzate, anzi proprio nelle sue mille forzature fisiche e psicologiche.
Cantante all'apice del successo -a New York si esibisce in presenza di Sinatra- nell'Italia degli anni '70 tutta ombre e luci, marcio di cocaina e denaro, presunzione e potere Tony Pagoda percepisce la fine del suo mito canoro e soprattutto, complice l'inaspettata richiesta di divorzio della moglie, Tony non riesce a rimpiere il vuoto che lo assale dentro (la metafora del 'comodino') e a cui crede di poter trovar rimedio lasciando tutto per una meta estranea al suo mondo, fatto di rimpianti e nostalgie, giudizi massivi e implacabili su tutti -anche i suoi amici più cari considerati inferiori a lui in tutto, rei di non possedere il suo sguardo lucido-, finti accomodamenti e l'insostenibile intolleranza verso tutto quel che appare banale, minimo, poco interessante quasi solo lui fosse la luce che accende la vita in chi gli sta vicino. Tony abbandona una vita in cui ha bruciato ogni esperienza perdendosi per strada le emozioni vere, i sentimenti stritolati o amplificati dal ricorso massiccio ad alcool, droghe, sesso per perdonarsi e perdonare. Un aereo per il Brasile, vent'anni di volontario anonimato, una sorta di espiazione, purificazione, emendato da incontri inaspettati quali quello con Alberto Ratto ma forse tutto si riduce all'illusione di fuggire al dolore, alle responsabilità, ai rimorsi della coscienza salvo essere traditi dall'imponderabile, scossi dall'euforia di essere ancora osannati, desiderati oltre ogni limite, pagati una fortuna per tornare ad essere una star per tanti, una comparsa nella vita di eccessi dell'Italia del XXI secolo, appiattita, involgarita, preda di parvenus amorali, senza spessore culturale dove fintamente 'tutti hanno ragione' e dove solo uno come Tony Pagoda può -a dispetto di anni di immobilsmo- arruffianarsi chi ha il potere e correre veloce come gli scarafaggi di Manaus alla conquista del mondo. Forse però le parole del vecchio mentore di Tony risuonano profetiche "non sopporto niente e nessuno, neanche me stesso" e per Tony, maschera di se stesso, i giochi sono sparigliati.
La scrittura di Sorrentino è fagocitante, compulsiva, tagliata sul personaggio 'Tony Pagoda' uno abituato a parlarsi addosso, a sovrapporre ricordi, esperienze, battute fulminanti, giudizi impietosi sulla società del suo tempo; ma questo è anche il suo limite. A tratti il narratore 'si perde' e 'perde per strada' piccoli personaggi, comparse, nomi immaginari e veri mescolati per disturbare, sviare, incuriosire. E la narrazione pura dunque è altra cosa dall'impostare un personaggio che già ci immaginiamo sul grande schermo, magistralmente interpretato -non potrebbe essere altrimenti- da Tony Servillo.

domenica 15 agosto 2010

"La mamma del sole" di Andrea Vitali

Andrea Vitali e le sue storie di lago: un piccolo mondo di umanità varia, una fotografia seppiata degli anni '30 animata da piccoli personaggi e storie minime, quotidiane, capaci di strappare un sorriso quando non adombrare per qualche momento.
Così l'anziana donna avvistata in quel di Bellano qualche ora prima della sua scomparsa, don Carlo -secondo alcuni- l'ultimo a parlarle che pure nega ostinatamente, le mezze verità origliate dal sacrestano impiccione e per converso a tanto -si vedrà- annacquato mistero il guazzabuglio intorno alla proposta di mandare a Roma al cospetto del Duce la cittadina Velia Berilli, madre prolifica di 14 figli e un passato e forse pure un presente tutt'altro che di specchiata moralità che rischia di travolgere per il solo gusto di una vendetta meditata a lungo il cavalier Vignetta, segretario della sezione del partito fascista in quel di Bellano, e pure l'antica amicizia col maresciallo dei carabinieri Maccadò. Non bastasse, complice un caldo asfissiante e il vano tentativo di trovar un pò di refrigerio nella caserma dei carabinieri c'è pure da risistemare il vetro della finestra del gabinetto, lavoro affidato imprudentemente al vetraio più lento e opportunista del paese.
In compagnia dei carabineri Misfatti, Mannu e Milagra persi nelle loro faccende private e di lavoro, degli uomini dell'equipaggio del postale intristiti dal loro ultimo viaggio sulla motonave 'Nebbio', degli abitanti di Bellano presi dal cicaleccio quotidiano mentre nei cieli Balbo e un gruppo di esperti piloti transvolano l'oceano per festeggiare i primi dieci anni dell'era fascista scorrono le storie di un piccolo scorcio di provincia italiana.

sabato 14 agosto 2010

Poker improbabile di libri: Steel, Keats, Vasta, Pascale!

Complici assolati pomeriggi estivi e il cincischiare sonnolento passo con nonchalance da un improbabile libro di Danielle Steel -omaggio di una delle tante librerie che frequento- che pare essere tra le più vendute e osannate scrittrici americane -immagino, da salotto televisivo- dal titolo 'Una grazia infinita', in breve: storia di un gruppo di sopravvissuti ad un terremoto a San Francisco -una suora, una giovane cantante, un fotoreporter ex alcolizzato e l'organizzatrice di una serata benefica che danno e si danno una mano trovandosi toccati dalla grazia divina nelle ore del post terremoto!- allo struggente romanticismo delle parole dedicate da Keats all'amata Fanny Brawne nella raccolta 'Leggiadra stella' per i tipi di Archinto. Non fosse che per l'effetto del sole dubito che le due letture avrebbero mai avuto occasione di sfiorarsi.. e poi nemmeno a distanza di 24 ore ecco lo 'Spaesamento' di Giorgio Vasta, viaggio nella sua Palermo a caccia di segnali per spiegare l'Italia di oggi -lettura che va detto a discapito di alcune buone recensioni lascia parecchio 'spaesato' e annichilito il lettore- al più corposo e ruvido 'Qui dobbiamo fare qualcosa' di Antonio Pascale, un pugno nello stomaco a certa ingenuità tutta taliana nel prender per oro colato le informazioni di una parte dei media, veicolata da nuovi pseudo guri quali Grillo o Petrini (per citarne un paio) certi di possedere l'unica verità su temi quali nucleare, energie alternative, agricoltura biologica, etc. tanto cari alla nuova sinistra tutta new age e nuove omologazioni culturali 'al ribasso'. Un libro che spinge a riflettere!

domenica 8 agosto 2010

"Riportando tutto a casa" di Nicola Lagioia

"Riportando tutto a casa". Un quarantenne ritorna nella sua città natale convinto che ricostruire, ricordare il passato -i fulgidi e/o terribili anni '80- possa servirgli ad uscire dalla crisi esistenziale che lo attanaglia da circa un anno. Così riandare per le vie di Bari, scuole, locali, quartieri trasformati dal tempo e incontrare alcuni ex compagni di scuola dovrebbe servire a quietare il proprio animo, a spiegare l'anaffettività che lo spinge ad avere uno sguardo rarefatto sulla quotidianità, incapace a costruire una famiglia, orfana della sua, travolta come quella di tanti dal boom economico degli anni '80 quando l'impattare delle tv commerciali e l'omologazione di massa spingeva tutti a credere nell'impossibile, a sostenere il sogno del self made man che di lì a pochi anni avrebbe conquistato a suo modo la ribalta sociale. Figli del marketing, figli del dio denaro, figli dell'indifferenza dei sentimenti, figli del qualunquismo, della pochezza, dell'ignoranza, figli di uno sbigottito quanto triste decennio di falsi miti.
Il romanzo di Lagioia però è 'brutto' e scusate la franchezza. E' triste, è inutile. Manca del tutto l'obiettivo, qualunque fosse ab origine. E' pretestuoso; è poco brillante nella scrittura; è poco originale nell'ambientazione temporale -già ampiamente trattata-; è povero sociologicamente pur avendo la pretesa di darne a tratti questa lettura; è scialbo nella caratterizzazione dei personaggi; è falsamente illusorio. Insomma forse bastava dire che è 'brutto'.

venerdì 6 agosto 2010

"La piazza del diamante" di Mercé Rodoreda

Ecco un estratto dell rec. n. 275 "La piazza del diamante" di Mercé Rodoreda.

"Natalia. Il racconto di una vita.
Una storia che prende per mano il lettore e lo porta via. Per le vie di Barcellona, sui tetti delle case, in mezzo al tubare dei colombi, nell'elogio del quotidiano di chi si dedica agli altri fin quasi ad annullarsi salvo scoprire che la felicità è dietro l'angolo".

Per scaricare la recensione:
http://www.box.net/shared/hbaxlkaefv

giovedì 5 agosto 2010

martedì 3 agosto 2010

"Inseguendo l'amore" di Nancy Mitford


Ecco uno stralcio dlela recensione n. 276 'Inseguendo l'amore' di Nancy Mitford

"Inghilterra anni 30, Fanny è un’adolescente inquieta su cui pesa la separazione dei genitori persi in avventure amorose in mezzo mondo, per questo pur amorevolmente accudita dalla dolce zia Emily, trascorre molti mesi nella residenza di campagna degli zii Mattew e Sadie ad Alconleigh. I Radlett infatti sono la sua vera famiglia: per fratelli uno stuolo di cugini e cugine un po’ eccentrici, su tutti la coetanea Linda. Sarà la sua storia che Fanny racconterà, tra capricci e isterismi d’infanzia e la folle determinazione ad essere felice. Dal matrimonio col ricco banchiere Tony all’unione con un intellettuale comunista perso nelle sue battaglie politiche fino ad un incontro casuale nella stazione di Parigi che le cambierà la vita. La seconda guerra mondiale incombe ma Linda non smetterà di realizzare il suo sogno: inseguire l’amore e forse un giorno, anche solo per un momento, conoscerlo davvero".

http://www.box.net/shared/zqqkiic06t

lunedì 2 agosto 2010

"Stabat mater" di Tiziano Scarpa

Prima metà del XVIII secolo. Ospedale della Pietà di Venezia. Cecilia è un'orfana. Ha sedici anni e invoca nella notte la madre che l'ha abbandonata. Il suo è uno struggimento puro che rende il suo spirito irrequito, incerto sul destino che accomuna le tante giovani ospiti dell'orfanotrofio costrette ad una vita da recluse, voci tacitate, corpi nascosti al mondo. L'unico anelito di libertà è sostenuto dalla possibilità di suonare, cantare e così regalare al mondo di fuori qualcosa che racconti di loro, che testimoni la loro presenza alla gente cancellando la colpa della loro nascita oscura. Così Cecilia, ostinata nel voler sapere del suo passato, nel capire le problematiche cui le donne sono condannate spesso per nascita, si aggrappa inconsapevolmente alla musica, la rifugge al tempo stesso ma quando un nuovo maestro arriva loro ad insegnare non può più nascondere il suo talento, quello che il cuore le detta e che riversa nella musica. L'insegnante è Antonio Vivaldi -il prete rosso- e per Cecilia scrive musica, geloso del suo talento e del suo straordinario modo di interpretare la musica al punto da sperare che nessuno la incovhi a sé. Sarà proprio attraverso la musica di Vivaldi che Cecilia leggerà nelle pieghe del suo passato tracciando la strada per un futuro tracciata sulla via della libertà.
Un libro dalla prosa asciutta, sfrondato da fronzoli ed espedienti narrativi, capace di parlare al lettore e trasferirgli le stesse emozioni che prova la giovane Cecilia. E per lei arrivare a Vivaldi e alla sua musica. A tratti inquietante, a tratti sublime.