lunedì 26 luglio 2010

"La lunga attesa dell'angelo" di Melania Mazzucco

"Una tela è come una persona. A volte la scintilla s'accende, a volte no. La pittura è mania, possessione, incnato - chiamlo pure amore".
Un uomo e il folle e ambizioso desiderio di dipingere, a dispetto di quello che la famiglia ha scelto per lui, a dispetto dell'ostinato rifiuto dei pittori a prenderlo a bottega perchè è impossibile contenerlo, a dispetto dei tutto quello che per gli altri è importante, denaro, affetti sinceri, perchè Jacomo Robusti figlio di tintori patirà decenni per veder affermato il proprio talento ma quanto gli sarà tributato resterà per sempre. Eppure lui.. il Tintoretto, che ha brigato, regalato tele, che s'è emozionato nel dipingere per povera gente o per donar luce e armonia ad una piccola chiesa, lui che ha saputo arruffianarsi i potenti e raggirato il mito del Tiziano, lui che ha fuggito guerre e scampato malattie, ha avuto davvero a cuore solo una persona: non la moglie Faustina, non i figli devoti come Dominico o scapestrati come Marco e nemmeno le figlie confinate in convento ma lei, la scintilla che ha illuminato davvero la sua vita, la prima figlia, nata dalla relazione con una prostituta tedesca: Marietta. Sfrontata, curiosa sin da piccina, l'unica capace di tenergli testa, di desiderare con lo stesso ardore qualcosa, costretta in abiti maschili per potergli star dietro anche sul lavoro, e poi libera di studiare, di pensare, di desiderare anche quello che non si può avere: la totale devozione del proprio padre da cui non separarsi mai fino a ingenerare sospetti, malignità quando non le gelosie dei propri fratelli, della matrigna. Fino al momento della forzata separazione perchè il Tintoretto sa che il rischio a star vicini ad una 'sicntilla' di simil bellezza, di simil forza è bruciarsi, farsi e far male alle persone care e allora bisogna che Marietta vada sposa, che si allontani ma non è possibile smorzare l'estasi nè il tormento che ne può venire e allora quando i due finiranno per farsi del male, quando con le parole, gli sguardi, i gesti l'uno cercherà di annientare l'altro a soccombere sarà l'angelo biondo, in un struggente esilio, in un languido abbandono alla vita che il vecchio Tintoretto cercherà di mitigare perchè quanto e più dell'amore a volte lega il dolore, la percezione della perdita. Nella confessione interiore a Dio, Tintoretto saprà ammettere i suoi tanti peccati lasciandosi finalmente andare alla mano che lo ghermisce fredda.
"Non è dove loro dicono che lei mi aspetta, ma dentro di me, dove nessuno potrà ferirla. E io avrò cura di lei, e non permetterò insulto, dolore, oblio. Io la ricorderò e la farò vivere, e finchè io vivrò, in questo tempo e oltre se mi sarà dato, anche lei vivrà".
La biografia del Tintoretto e il racconto del morboso legame con la figlia Marietta, un rapporto chiacchierato destinato a far soffrire, reso dall'autrice con una scrittura brillante ed evocativa.
La Mazzucco riesce a catturare il lettore portandolo nel mondo del Tintoretto, lasciandogli percepire umori e odori della sua bottega di pittore, la stessa magnificenza opalescente delle calli veneziane, la quotidianità della città fatta di mille volti comuni e dei tanti mestieri. Insieme la vita di un un genio sghembo e inquieto. Incapace di dire dell'amore a quanti a lui più cari, soffocato dal tentativo di rimediare, nauseato dalla mediocrità, schiacciato dal rimorso, riscattato dall'unica scintilla della sua vita: Marietta e la sua arte.
"La conoscenza è tutto, l'ignoranza è tenebra, errore -dunque è il male".

sabato 24 luglio 2010

"Lo stupore del mondo" di Cinzia Tani

"Federico aveva qualcosa che lo ipnotizzava, delle caratteristiche che fino a quel momento aveva trovato solo in alcune specie di uccelli. Una regalità naturale, la coscienza della propria superiorità e della distanza incolmabile dagli altri esseri umani. Pensò che a dispetto di qualunque donna l'avesse carezzato, di qualunque figlio l'avesse baciato o di qualsiasi amico l'avesse abbracciato, lui sarebbe stato sempre solo come l'aquila, regina di tutti i volatili, libera e maestosa, possente guerriera, simbolo del sole che scalda e illumina ma nel contempo iccude chi si avvicini troppo ai suoi raggi".
Così Rashid su Federico II, 'stupor mundi'. Lui giovane arabo sottratto a un destino di morte dall'imperatore per via del suo straordinario talento con gli uccelli; lui costretto ad abiurare la sua fede per esser degno della fiducia dell'uomo che incantava il mondo.
Rashid strappato alla sua Sicilia, ai genitori uccisi barbaramente in mare per volere dello stesso imperatore che avrebbe poi servito, ammirato fino a sacrificargli tutto di sé, finanche l'amore dalla bella e indomita Flora che ritroverà alla corte di Federico II. Un amore proibito il loro, lui musulmano, lei cristiana. Lei talentuosa ricamatrice benvoluta a corte, lui umile uccellatore. Di mezzo proprio Federico II e due nobili gemelli romani dalla nascita funestata, Matteo e Pietro. Bellissimo il primo, sfigurato il secondo per un incauto gesto della levatrice. Il bene e il male allo specchio. Tanto amato il primo quanto temuto Pietro, costretto a crescere mendicando briciole di affetto dei genitori decisi a nasconderlo al mondo per tacitare le voci malevoleli che lo vogliono figlio di Satana e finirà per crescere odiando la sua famiglia Pietro al punto da farsi interprete di un gesto scellerato che lo condannerà a vivere ai margini del mondo. Morto per la sua famiglia penserà a vendicarsi, ma solo dopo aver dimostrato d'essere un cavaliere invincibile.
A dispetto di tutto Pietro non è solo male, non lo è quando si forgia in convento, quando si prende cura della vecchia nutrice responsabile del suo aspetto mostruoso, non lo è quando ricambia l'amore di Marianna né quando rispecchiandosi nel suo doppio riconosce i suoi errori e a suo modo decide di fare ammenda forzando inconsapevolmente il destino di tante altre persone straordinariamente legate l'una all'altro: Matteo, Flora, Rosetta, Valerio, Lucrezia, Rashid e la stessa Marianna.
In giro per l'Italia medioevale ridisegnata dalla grandezza di Federico II, in una società divisa da forti contrapposizioni religiose e politiche, il racconto di un gruppo di uomini e donne che a loro modo 'stupirono il mondo'.

Romanzo storico o brogliaccio di classe? Forse Cinzia Tani tenta il mix, convogliando le atmosfere di un medioevo acceso dall'aura geniale di un imperatore quale Federico II circondato da filosofi, artisti, intellettuali e scienziati -di cui si percepisce qui e là qualcosa- con un intreccio fantasioso che lega a filo doppio in un crescendo di odio e amore un nugolo di personaggi che la scrittrice tenta di elevare a protagonisti caratterizzandoli all'inverosimile in archetipi tipo bene/male, eroe/eroina, peccato/virtù, etc. La scrittura poi si fa sempre più 'precipitata' in un finale che si percepisce forzatamente esplicativo e che strappa qualche risata: Matteo che pensando a Flora dice "avrebbe riconquistato il suo amore.." sembre la versione maschile di Rossella O'Hara nell'ultima scena di 'Via col vento'.
In generale il romanzo si legge con piacere ma è intrattenimento, il grande romanzo storico e spiace dirlo per la Tani che ha dalla sua il pregio di saper raccontare è altra cosa.

venerdì 23 luglio 2010

"Templari. Dov'è il tesoro?" di Roberto Giacobbo

A voler essere caustici si potrebbe dire che la cosa più interessante del libro di Giacobbo sia la postfazione di Franco Cardini che discetta su cosa sia la ricerca storica e cosa la divulgazione e quanto l'una e l'altra possano fare per rispondere al desiderio della gente di conoscere il passato, senza che esso sia per copione necessariamente avvolto nel mistero e risponda all'improbabile quando non all'impossibile. Per restare più propriamente al libro di Giacobbe invece è bene che il lettore sappia che la sua scrittura semplice (nell'epilogo si arriva addirittura ad un riassunto schematizzato di quanto fin lì esposto) racconta della genesi e della forzata soppressione dell'Ordine dei templari nel 1314 e di tutto quello che vi ruota intorno: l'elezione al papato di Celestino V, il santuario di Loreto, la Sacra Sindone, le crociate, Federico II, e ancora la morte dell'ultimo Gran Maestro del Tempio Jacques de Molay, i Sinclair e la cappella di Rosslyn, il tesoro dei templari trafugato prima che il re francese Filippo il Bello potesse metterci su le mani, forse finito nei territori dell'America del Nord, prima, molto prima che un navigatore genovese di nome Colombo all'alba del 12 ottobre 1492 scoprisse nuove terre. Ma questa è un'altra storia..

giovedì 22 luglio 2010

"Canale Mussolini" di Antonio Pennacchi

Come nella migliore tradizione letteraria ecco che Antonio Pennacchi in 'Canale Mussolini' incanta il lettore semplicemente raccontando come in un antico "cunto de li cunti".
Lo fa il suo protagonista -le cui generalità il lettore scoprirà nelle ultime righe del romanzo se non prima lavorando di intuito- parlando della sua famiglia, i Peruzzi, costretti a lasciare le proprie terre nella pianura padana "per la fame" e abitare come altre migliaia di nuclei familiari giunti dal Veneto, Emilia, Friuli le terre da bonificare nelle paludi Pontine.
Una saga familiare che racconta più di cinquant'anni di storia italiana a cavallo tra le due guerre mondiali. Storie di famiglia framezzatte da questioni politiche e sociali, l'avvento del socialismo, l'ascesa del fascismo, le lotte sindacali, i bisogni della povera gente, i sacrifici di quanti resero fertili e abitate le terre paludose dell'Agro Pontino.
La forza evocativa della scrittura peraltro semplice, conviviale dell'autore che trae forza e ragione dal continuo rimando al dialetto, un misto veneto, emiliano, friulano peraltro comprensibile, risalta la caratteristica essenziale della famiglia Peruzzi: il fidare l'uno nell'altro, in ogni circostanza. Una grande famiglia patriarcale, decine tra figlie e figlie, destinati a vivere come tutti grandi gioie e sofferenze e su tutti il coraggioso Pericle, l'Adelchi, il giovane Paride e lei l'Armida.. circondata dalle sue api, un pò come il manto nero nei sogni premonitori per la vecchia nonna; lei donna bellissima, capace di un amore tragico ma anche di un grande sacrificio.
Recentemente premiato con lo Strega 'Canale Mussolini' ha per patos, ambientazioni, struttura narrativa, caratterizzazione dei personaggi l'allure dei grandi romanzi italiani di un tempo.

mercoledì 21 luglio 2010

"Il museo dell'innocenza" di Orhan Pamuk

"Era il 26 maggio 1975, un lunedì, all'incira le tre meno un quarto.."
"Era l'istante più felice della mia vita, e non me rendevo conto".
Istanbul.
Un incontro casuale in un negozio e per il giovane e ricco Kemal la diciottenne Fusul, sua lontana cugina, rappresenterà l'innamoramento prima, la passione, l'amore folle e doloroso poi. Infine una struggente ossessione.
Senza rendersene conto, senza esserne degno.
Perchè per ricevere il dono dell'amore bisogna avere coraggio e Kemal è solo un trentenne viziato e opportunista. A un passo dalle nozze con la sofisticata e colta Sibel, circondato da amici ricchi e sfaccendati, Kemal pensa di poter avere tutto: una famiglia rispettabile come facciata e una giovane amante. Così fanno tutti. Prono alle convenzioni sociali, moderno per convenienza Kemal vedrà sgretolarsi il suo mondo di finzioni quando Fusul svanirà dalla città che prenderà ad animarsi del suo spettro, simulacro di una gioia perduta, da rinnovare tornando a visitare i luoghi condivisi, gli oggetti da lei sfiorati.
Agli occhi di tutti la tristezza di Kemal pare senza spiegazioni, per la stessa Sibel disgustata quasi dal tradimento del fidanzato, l'amore per la povera Fusul è da considerarsi come una malattia e invece quando Fusul -ostinatamente cercata- tornerà a dare notizie di sè per Kemal ci sarà una nuova speranza di tornare ad amare, anche se lei adesso è legata ad un altro, anche se l'intera 'alta società' lo deride, anche se giorno dopo giorno per anni condividerà spazi, oggetti -che ruberà per alimentare una casa che racconti di Fusul in ogni momento- ricorrenze con i genitori di lei, in una nuova famiglia che saprà donargli emozioni mai provate prima.
L'occasione di vivere alla luce del sole il loro amore -pazientemente attesa- svanisce all'alba di un giorno d'estate come nella scena di 'Caccia al ladro'... e Kemal non può che testimoniare il suo amore per Fusun in un museo che parli di lei, un 'museo dell'innocenza'.. un museo sentimentale "dove ogni singolo oggetto era un ricordo, un frammento di passato intriso di significato".

Una scrittura travolgente, emotiva quella di Pamuk che non solo tratteggia Istanbul e la storia turca, la strutturazione della società degli ultimi quarant'anni con realismo ma descrive con un uso quasi tormentato e maniacale delle parole le emozioni, gli struggimenti, le gioie, la passione amorosa che lega Kemal a Fusun. Un ricorso non solo alla parola giusta ma alla forma espressiva che meglio consenta il dispiegarsi della storia e l'evoluzione del suo protagonista, Kemal. Così il suo porsi sulla scena e rivolgersi direttamente al lettore o l'altenarsi con lo scrittore -Pamuk- che chiude il romanzo e spiega l'importanza del museo, che è parte integrante del romanzo perchè 'il museo dell'innocenza' aprirà davverò a breve ad Istanbul e testimonierà la storia d'amore di Kemal e Fusun, e di Pamuk per la sua città e per l'affabulazione di tutti i racconti.

lunedì 19 luglio 2010

Da "La straniera" a "Destini incrociati".. i libri di Diana Gabaldon

Dagli anni '90 negli Stati Uniti e dal 2003 in Italia per i tipi della Corbaccio sono editi i libri di Diana Gabaldon.
Tutto parte con 'La straniera" di cui ripropongo la recensione integrale pubblicata nel 2003

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Eccone due estratti:
“1945: la guerra è solo un brutto ricordo per l’infermiera Claire Beauchamp ora che può riabbracciare il marito Frank Randall e concedersi una seconda luna di miele nelle Highlands. Girovagando tra antichi cerchi di pietra si ritrova improvvisamente e senza alcuna ragione logica, proiettata indietro nel tempo. Un tuffo nel passato di duecento anni ed ecco Claire al centro di intrighi e pericoli nella lotta fra i clan ma anche vicina ad un giovane e galante cavaliere scozzese, James Fraser, che la costringerà a scegliere tra due uomini e due vite”.
"Un romanzo in cui i sentimenti la fanno da padrone quello della Gabaldon: amore, passione, vendetta, orgoglio, amicizia, odio miscelati in un cocktail di storia e scenari in cui di magico c’è un paesaggio dai colori lucenti e forti come gli uomini dei clan, segnati dalla natura e dalla vita."

A "La straniera" edito il 31/01/2003 sono poi seguiti:
-"L'amuleto d'ambra" edito il 3/06/2004;
-"Il ritono" edito il 26/08/2004;
-"Il cerchio di pietre" edito il 9/06/2005;
-"La collina delle fate" edito il 1/09/2005;
-"Tamburi d'autunno" edito il 29/06/2006;
-"Passioni oltre il tempo" edito il 31/08/2006;
-"La croce di fuoco" edito il 28/06/2007;
-"Vessilli di guerra" edito il 30/08/2007;
-"Nevi infuocate" edito il 26/06/2008;
-"Cannoni per la libertà" edito il 28/08/2008.
E ora, gli ultimi due capitoli della saga 'infinita' che mescola storia, fantasy, romance ma anche antropologia, scienza, medicina, proponendo nel dettaglio non solo le tradizioni, gli usi e i costumi delle popolazioni conosciute nel corso di migliaia di pagine (scozzesi, inglesi, francesi, tribù indiane, etc., solo per citarne alcuni) ma anche la flora e la fauna dei paesi abitati dai protagonisti e dalle centinaia di personaggi che li affiancano: un reticolo di amici, parenti e conoscenti così vasto da perderne il conto:
-"Destini incrociati" edito il 24/06/2010; (700 pagine filate via in poche ore di lettura.. l'impressione è di aver ritrovato persone care di cui si erano perse le tracce!)
-"Il prezzo della vittoria" in libreria dal 2/09/2010.

Per darvi l'idea di quanto sia amata la saga di Jamie e Claire -i protagonisti delle storie della Gabaldon- cercate su youtube o su qualsiasi motore di ricerca. Altro che vampiri e maghetti, qui ci si imbatte in uomini disposti a tutto per la propria terra, la propria famiglia, il proprio onore, la propria donna. Dalla Scozia alla nascente nazione americana, in un '700 fatto di sangue, sudore e orgoglio. Per intenderci.. non è letteratura femminile.

sabato 17 luglio 2010

"L'ipnostista" di Lars Kepler

"L'ipnotista" ovvero l'ennesimo thriller presentato ai lettori italiani come best sellers negli altri paesi europei, il che dovrebbe significare 'comprate su fiducia, è piaciuto ad altri piacerà anche a voi' e invece...
E invece siamo al cospetto di un volume corposo dalla scrittura semplificata al massimo nel tentativo di enfatizzare ogni singola azione. Vale la formula quantità al posto della qualità.
I personaggi sono tipicizzati, sono cioè proposti nei ruoli classici del thriller ovvero c'è un poliziotto testardo e capace -Joona Linna- che alla fine la spunta sempre su tutto e tutti, uno che ama sentirsi dire 'sì avevi ragione tu'; l'inconsapevole vittima di turno -Erik Maria Bark- che da personanggio passivo si trasforma in elemento attivo della narrazione, un tipo anestizzato dai farmaci a seguito dlel'unico errore che ha mandato per aria carriera e pace familiare; e i carnefici, ovvero un mucchio di sadici psicopatici di tutte le età.
La storia poi ha un avvio piuttosto comune.. una famiglia sterminata, un sopravvissuto -Joseph Ek- un quindicenne sotto shock, l'unico in grado si salvare la sorella maggiore Evelyn, pedina mancante nel macabro gioco di morte preparato dall'assassino se solo ricordasse l'accaduto. Per farlo il poliziotto incaricato delle indagini -Joona Linna- è disposto a tentare l'impossibile: rivolgersi ad un medico ipnotista che non pratica più dieci anni, Erik Maria Bark. L'eccezione alla regola ingenera però intorno ad Erik un processo a catena inaspettato quanto tragico, in cui si invertono i ruoli fin lì assegnati dalla storia: le vittime si strasformano in carnefici e dal passato di Erik riemergono figure dimenticate legate ad un altro drammatico evento: la scomparsa di suo figlio Benjamin, bisognoso di cure.
Come schegge impazzite i personaggi si intersecano o sfiorano scivolando verso un finale forzatamente ad effetto che tenta persino di spiegare, senza peraltro riuscirci, i turbamenti della psiche dei protagonisti.
Happy end assicurato ma banale, stucchevole e irrealistico. Eppure la scrittura può tutto.

"Affetti & dispetti" di Sebastian Silva

Raquel è la tata, governante, domestica (nana, in spagnolo) della borghese famiglia Valdes. Vi lavora da più di vent'anni, ha cresciuto i bambini, ha tenuto in ordine perfetto la casa, ha accudito e soddisfato tutti i suoi membri riservando loro attenzioni finanche maniacali eppure per quanto i Valdes facciano per dimostrarle il ruolo chiave che vi ricopre si percepisce la distanza che separa Raquel dal gruppo familiare, un limite fisico rintracciabile nella stanzetta in cui si rintana a fine giornata. Raquel esiste solo in funzione della famiglia Valdes. Ha simpatie e antipatie più o meno marcate per qualcuno di loro, e tiranneggia chiunque tenti di insinuarsi nella gestione della casa finanche due delle cameriere che decidono di affiancarle per affrancarla dai lavori più pesanti a seguito di un periodo di affaticamento fisico. Sarà solo la giovane e dinamica Lucy, cameriera assunta per aiutarla, che riuscirà a scalfire il suo cuore, a mettere a nudo il suo bisogno di amore, quell'affetto che la identifichi come persona emancipandola.
itratto sociologico interessante che si esalta negli spazi chiusi della casa che Raquel controlla, tra l'incubo agorafobico e la stridente ironia della protagonista "per il solo fatto che lo sporco non si vede.. non è detto che non ci sia..".
Film stranissimo!

martedì 13 luglio 2010

"L'agenzia dei desideri" di Dominique Mainard

"Per voi".. ecco il nome della strana agenzia che frutta da anni a Delphine un mucchio di danaro. Ma quali servizi offre? Sogni, illusioni, la finzione di un amore perduto, un affetto strappato, il conforto di un amico perchè tutti almeno una volta hanno o avranno bisogno di una mano tesa. Delphine prima di altri ha capito che a farlo può essere lei fingendosi ora moglie, ora amante, ora badante, ora figlia, ora nipote.. lei che ha dovuto cavarsela da sola sin da piccola, le che non ha ricevuto alcuna forma di affetto, lei che non conosce altri sentimenti se non la rabbia, la tristezza, il vuoto dell'abbandono, lei che sa offrire a tutti un sorriso e comprensione senza affezionarsi mai a nessuno, lei che monetizza ogni gesto che all'esterno può sembrare altruistico, lei che si dice pronta ad azioni immorali spacciandole per opere buone. Il denaro.. la sua fredda ossessione, averne di più per non dover più soffrire la fame, temere un giorno di mendicare quello che gli altri chiedono a lei. Un compenso fatturato nei minimi dettagli che congeli ogni possibile coinvolgimento salvo che un giorno nell'agenzia qualcuno venga per chiederle conto di un cliente, di un servizio reso, paventando ricatti e denunce alla polizia. Eccolo dunque l'inaspettato, dietro il timore di perdere tutto, dietro l'impotenza di sentirsi perduta riaffiora il coinvolgimento sempre respinto, perchè proprio come per i clienti della sua agenzia Delphine non può negare all'infinito di avere anche lei bisogno d'amore. Forse però anche la sua è un'illusione perchè chi le sta di fronte è proprio come lei.. un manipolatore.
"L'agenzia dei desideri" è un romanzo inquietante, quello di Delphine un personaggio nebuloso, difficile da inquadrare, non si ha piena percezione se il suo agire sia frutto di una tecnica di difesa o conseguenza del suo cinismo. Di certo non si riesce a sviluppare alcuna forma di compassione per il suo rapportarsi ai 'clienti', perchè nulla nemmeno un'infanzia negata o maltrattata giustificano la blandizia dei sentimenti altrui, la fallacia dei propri bisogni.
La lettura dell'opera della Mainard risulta pertanto 'fastidiosa' pur avendo il pregio di mettere a nudo l'estrema fragilità dell'animo umano.

"Lettere d'amore" di Katie Fforde

"Lettere d'amore" di Katie Fforde rientra nella categoria di libri dilettevoli, da leggere per mitigare le piccole asperità del quotidiano colmandolo di dolcezza, buon umore e positività. Insomma ogni tanto lasciarsi andare ai sogni ad occhi aperti è salutare. Così con estrema facilità si prendono le parti della protagonista del romanzo, Laura Horsley. La stessa da principio ci viene presentata come una ragazza rintanata nel suo mondo fatto di libri a cui, a dire dei genitori, ha sacrificato anni di studio e buone prospettive di far carriera.
(Breve inciso, è d'obbligo per questa tipologia di romanzi l'evoluzione del personaggio femminile, generalmente da imbranata e/o brutto anatroccolo e/o caso disperato e/o lavoro dipendente nelle varianti più fantasiose di donna bellissima, intelligente, emotivamente coinvolgente, etc.)
Laura aspetta anche l'amore vero.. le sue emozioni, le sue esperienze sono passate solo attraverso le emozioni e le esperienze dei personaggi dei libri che legge e che consiglia nella piccola libreria in cui lavora e che sta per chiudere. Motivo per cui dovrà presto trovare un altro impiego. Salvo che.. proprio la sua capacità di organizzare eventi culturali e il suo intuito imbattibile nel selezionare buone letture la segnalano ad un editor un pò stramba ed autoritaria, Eleonora, decisa a cooptarla per organizzare un festival letterario nella campagna inglese presso la residenza della nipote Fenella. Lavoro enorme a cui Laura, pur onorata, non si sente affatto preparata tanto più che le si chiede l'impossibile: portare al festival Dermot Flynn, autore riottoso agli incontri pubblici, un vero eremita rintanato nel cottage in uno sperduto paese irlandese dalla pubblicazione in giovane età di due romanzi acclamati dal pubblico e dalla critica.
Complice l'amica Monica, una simpaticissima quanto inarrestabile cantante, e un'elevata dose di alcool Laura riuscirà ad avvicinare Dermot in un pub affollato, a dirgli della sua sconfinata ammirazione per i suoi libri, invitarlo al festival e finire intrappolata nelle sue proposte indecenti ma irresistibili come il suo fascino da bel tenebroso.
Tra i due scatterà, inevitabile, la scintilla dell'amore. Passione, humor, provocazione intellettuale, sintonia straordinaria, non solo sul lavoro, ma anche una catena di equivoci, gelosie, forzate incomprensioni. Laura imparerà a sue spese come i libri non preparano a tutto.. di certo non a scoprire l'amore vero. Ma il lieto fine è assicurato!
Scrittura brillante per la Fforde che riadatta il genere rosa (Harmony per intenderci) agli anni 2000!

domenica 11 luglio 2010

"Il fascista" di Ignacio Martínez de Pisón

"Il fascista" dello spagnolo Ignacio Martínez de Pisón racconta la saga della famiglia Cameroni nel corso di cirsa sessant'anni di storia spagnola, dalla guerra civile agli anni '80, nel mezzo la dittatura di Franco.
Il protagonista è l'italiano Raffaele Cameroni.
Anni '30. Povero e con poche prospettive future che possano consentirgli di provvedere dignitosamente alla moglie e alla figlia ritardata, Raffaele parte volontario per la Spagna. Gli interessa solo la paga. Finirà per aderire con estrema convinzione al fascismo, innamorandosi dell'infermiera Isabel, imparentata a sospetti anarchici.
Raffaele Cameroni, eroe di guerra per la famiglia dimenticata in Italia; eroe civile per Isabel che accetterà di sposare l'italiano dopo l'incredibile salvataggio del padre, strappato alla furia dei falangisti.
E ancora.. Raffaele, determinato a non essere più povero, capace di risollevare le sorti dell'azienda del suocero fidando nelle amicizie degli ex commilitoni, la cui ascesa politica sosterrà a caro prezzo, e nella sua folle volontà.
Raffaele.. incapace di parlare senza imporsi, senza incutere timore nei suoi stessi figli; incapace di riconoscere i propri errori, di perdonare; incapace di mostrare affetto a quel terzo figlio nelle cui espressioni prima degli altri ha riconosciuto i segnali della malattia comune alla figlia dimenticata.
Raffaele.. un uomo deciso ad averla sempre vinta, un prevaricatore e al tempo stesso un codardo quando è il passato a bussare alla porta. Un passato che non si può cancellare. Solo allora, messo alle strette apparirà fragile. Ma il suo pentimento è reale o frutto dell'ennesima manipolazione? Forse è l'ultimo, subdolo e opportunista tentativo di indirizzare le vite degli altri lasciando che la propria scorra via, prefigurando un ricordo indelebile.
"Il fascista" è un romanzo potente, senza riserve. Capace di descrivere per il tramite del suo protagonista -Raffaele Cameroni- il peso avuto dall'ideologia imposta dalla guerra civile prima e dalla dittatura franchista poi nella società spagnola e nella sfera privata dei suoi cittadini. Eppure l'autore accantona con maestria i toni del saggio per avvincere il lettore nelle spire degli avvenimenti ora tristi ora gioiosi della famiglia Cameroni. Così la paura lascia spazio all'amore puro e passionale tra Alberto -secondogenito di Raffaele- ed Elisa, capace a distanza di vent'anni di riscoprirsi innamorati come il primo giorno:
"..piangevano per l'amore che si erano scambiati e per quello che avrebbero continuato a scambiarsi in futuro.."

venerdì 9 luglio 2010

"Mr. Darcy Vampyre" di Amanda Grange

Ennesima varaiante di genere, questa volta in stile gotico, del meraviglioso romanzo della Austen 'Orgoglio e pregiudizio'.
In realtà la Grange offre al lettore un insolito sequel.
I novelli sposi sono in procinto di partire per il viaggio di nozze quando, complice un biglietto di auguri letto fra i tanti, Mr. Darcy propone una variante insolita: un tour nel continente, dalla Francia al nord dell'Europa, attraverso le Alpi giù fino a Venezia e oltre nella campagna romana.
Elizabeth ne è tanto affascinata quanto inquieta anche perchè il Darcy che le è al fianco appare diverso dall'uomo che conosce, l'uomo capace di soffocare il suo orgoglio, l'uomo che un tempo l'ha spinta a superare i suoi stessi pregiudizi.
Darcy.. Darcy..
Darcy che rifugge dai doveri coniugali eppure anela a tenerla a sé al punto da dire a chi la insidia 'lei è mia.. mi appartiene..'
Forse c'è una spiegazione al comportamento di Darcy, un segreto che porterebbe chiunque all'orrore quantunque per Elizabeth preferibile all'idea di non essere amata.
Eppure 'amor vincit omnia'. Sì, l'amore può tutto anche salvare Darcy da un antico maleficio e restituire i due sposi alle gioie del matrimonio.

A dirla tutta, nonostante il mio smaccato amore per tutto ciò che ruota intorno al classico della Austen, la versione di Darcy 'vampiro' buono è improponibile. E il finale poi -dopo 3/4 di narrazione incentrata sulla descrizione di un viaggio rocambolesco finalizzato a rimandare all'inverosimile lo svelamento del segreto di Darcy- è al limite del grottesco. La Grange vuol darci ad intendere che un tipetto come Elizabeth non metta alle strette Darcy per un confronto e che questo dopo 150 anni di status da vampiro torni umano solo grazie al suo amore in un'esperienza liberatoria vagamente ispirata al Verne di 'Viaggio al centro della terra' con tanto di matrimonio consumato subito dopo.
Che dire? La Grange strappa un sorriso e nulla più. Ma siamo al limite del ridicolo.

giovedì 8 luglio 2010

"La nota segreta" di Marta Morazzoni

"Così, quando il giorno della Madonna, alla messa solenne, con le monache cantò lo Stabat mater, buttò la sua bellissima voce di contralto oltre la grata come un ciottolo che rimbalza sull'acqua. Dall'altra parte qualcuno più di altri avrebbe sentito".
Monastero di Santa Redegonda. Milano. 1736.
Un incontro imprevisto, fugace, nemmeno il tempo di memorizzare il viso sofferente della giovanissima suora caduta priva di sensi e per il diplomatico inglese John Breval scatta la curiosità di sapere il nome della persona a cui ha prestato soccorso, quali sono le sue condizioni e se è sua la voce che incanta Milano e la sua gente.
Anche suor Paola Pietra non riesce a dimenticare l'odore dell'uomo che l'ha tenuta tra le braccia e in chiesa in ogni occasione in cui il suo canto può darsi al Signore è a lui che pensa, alla libertà che gli ispira e che con determinazione e coraggio -complice suor Rosalba che le ha svelato il dono del suo canto- è pronta a riconquistare.
Inaudito affidarsi ad un uomo che non si conosce nemmeno.
Impensabile sfidare la legge della chiesa, le convenzioni sociali.
Inaccettabile sottrarsi al rifugio di una vita che il proprio padre ha voluto imporle.
Forse.. ma Paola sa a cosa rinuncia, sa quel che vuole per sé.
Vivere nel mondo.. amare e lasciarsi amare, senza alcuna imposizione.
E per conquistare la libertà Paola oserà sfidare a viso aperto tutto e tutti, guadagnandosi il plauso dellla storia.
Il ritratto di una giovane donna straordinaria.
"Sono i dettagli che scuotono fin nelle viscere, i piccoli massi che smuovono le frane"

Verità storica e fantasia si mescolano nel romanzo della Morazzoni che con una prosa semplice, pulita tratteggia un personaggio scolpito nella forza e nel coraggio, capace di attraversare l'Europa pur non avendo mai visto null'altro che la via che dalla sua casa a Milano la portava in chiesa la domenica, così determinata a riabbracciare l'uomo a cui si era data da tenere testa a una nave in balia del mare assaltata dai pirati, affrontare la Santa Sede per chiedere, a testa alta, di essere sciolta dalla professione di fede monastica.
La cifra stilistica della narrazione dell'autrice sta tutta nella ricercata accuratezza delle parole, nella competenza narrativa, nel far spazio ai personaggi che sovrastano il tempo e la storia.

lunedì 5 luglio 2010

"Lettera a Léontine" di Raffaello Mastrolonardo

Una vita apparentemente perfetta, felice, quella del dottor Piergiorgio Alfonsi, diviso tra il lavoro, la moglie, la figlia adolescente, gli amici, gli inviti al circolo, le passeggiate per le vie della sua amata città che ancora gli ispirano piacevoli ricordi.
Dietro la facciata, il muro dell'insoddisfazione, dell'apatia, della banalità in cui scivola il quotidiano e che lo precipita poco più che quarantenne a far ricorso alle cure dell'amico psichiatra per contenere gli attacchi di panico. Fino a che nella sua vita irrompe lei, Léontine. Ed è per Piergiorgio un'iniezione di fiducia ma anche di ribellione alle convenzioni, agli accomodamenti familiari e professionali. E' l'occasione per risvegliare il suo lato romantico, per dar sfogo al poeta che da troppo tempo tiranneggia la sua anima, per vivere a pieno la passione delle emozioni col rischio di pagare caro il lasciarsi andare, non solo per le conseguenze familiari ma per il cuore disabituato alla fallacità dell'amore.
"Léontine... Léontine... tu non esisti. Non sei mai esistita. Sei il frutto della mia fantasia, un sogno di cui mi sono invaghito, che mi ha smarrito nel labirinto del cuore, che colora l'orizzonte grigio e lascia l'anima vagare.."
Sfuggita ad un amore che rischia di travolgerli Léontine diventerà per Piergiorgio una tenera ossessione, la certezza di un amore che sarebbe potuto essere magnifico se vissuto oppure resosi puro, perfetto, ideale proprio perchè non vissuto a pieno.
Eppure Piergiorgio non lo saprà mai davvero perchè Léontine tornerà nella sua vita per regalargli solo un altro attimo di felicità prima di lasciarlo andare ancora.. questa volta per sempre.. perchè una vecchia signora un giorno d'estate sfiorandogli il volto gli ha predetto che...
"In fondo ho avuto una bella vita e al di là dei soldi e del successo l'ho saputa interpretare bene! L'ho vissuta appieno nello spirito e nella carne, con intesità rara, con la capacità di apprezzare a fondo tutto ciò per cui vale la pena girovagare per questo mondo. Ho avuto la scienza e ho avuto la poesia, la mente e il cuore, la ragione e la magia."
Un piccolo romanzo struggente, l'amore descritto dal punto di vista maschile, l'inquietudine del lato oscuro della vita, il tradimento, lo scoramento per l'amore perduto e sempre sognato ma anche la devozione di un padre per la propria figlia, l'affetto sincero per gli amici, la serena gratitudine per una città -Bari- che tra mille contraddizioni sa regalare anche piacevoli sorprese. Un romanzo scritto con la grazie del cuore che tocca impercettibilmente l'animo del lettore.

domenica 4 luglio 2010

"Acqua in bocca" di Andrea Camilleri & Carlo Lucarelli

Uno strano omicidio in quel di Bologna, il cadavere di un quarantenne, gli indizi che spingono forse ad un suicidio, alcuni pesciolini rossi vicino al corpo della vittima.
Tutto molto strano per l'ispettrice di polizia Grazia Negro sulle prime incaricata del caso e poi estromessa forzatamente.
Cosa nasconde la vita della vittima, perchè chi ha rinvenuto il vadavere sembra esser sparito in quel di Sicilia?
Forse si potrebbe chiederlo ad un collega speciale, tale commissario Salvo Montalbano, trascinato in un'indagine 'a quattro mani' non ufficiale, che rischia di sconfinare in un 'affaire' rischioso con uomini spietati dei servizi segreti il cui unico obiettivo è uccidere.
Il rischio però eccita gli animi dei due tutori dell'ordine decisi a tutto per incastrare l'assassino.
Tra corrispondenza ufficiale e pizzini nascosti in appetitose leccornie culinarie, sfide investigative e indagini alternative, fidando nella collaborazione preziosa di amici e colleghi, Montalbano e la Negro verranno a capo del mistero.
Un esperimento letterario che sa tanto di divertissement per i due autori e succulenta occasione per l'editore. Con un occhio alla narrativa da spiaggia e alle vendite, sicure con due nomi come Camilleri e Lucarelli da spendere! Peccato che l'operazione scontenti e la storia "dia di poco"!

venerdì 2 luglio 2010

Premio Strega, trionfo di Pennacchi

Da 'La Stampa' del 2 luglio 2010:

È Antonio Pennacchi con "Canale Mussolini" il vincitore del Premio Strega 2010, con 133 voti. Per il quarto anno consecutivo vince così il premio il gruppo Mondadori. Pennacchi ha battuto in volata Cinzia Avallone (129 voti con "Acciaio", Rizzoli).
Salito esultante sul palco al Ninfeo di Villa Giulia, lo scrittore ha dedicato il premio a suo fratello Gianni e alla sua nipotina «che è in arrivo». Poi si è avvicinato alla grande bottiglia dello Strega e parlando degli altri libri della cinquina ha sottolineato: «Sono quattro bei testi e in bocca al lupo ai più giovani». Sul podio sale anche Paolo Sorrentino, regista e autore di "Hanno tutti ragione" (Feltrinelli, 59 voti). Matteo Nucci con "Sono comuni le cose degli amici" (Ponte alle Grazie) ha chuso al quarto posto con 38 voti, seguito da Lorenzo Pavolini ("Accanto alla tigre", edizioni Fandango, 32 voti).
Il vincitore
Sessant'anni, originario di Latina, operaio in fabbrica a turni di notte fino a dieci anni fà, Pennacchi si è imposto all'attenzione nel 2003 con "Il fasciocomunista". Fra i suoi libri anche "Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni" e "Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce". Tutti i libri che precedono "Canale Mussolini", dedicato al fratello giornalista Gianni, sono considerati dall'autore «preparazione o interludio a questo».
Il romanzo "Canale Mussolini"
In "Canale Mussolini", edito da Mondadori, Antonio Pennacchi ripercorre la storia di una famiglia contadina, i Peruzzi, sradicata dalla sua terra d'origine nella bassa padana per andare nell'agro pontino. Su questa terra, bonificata dalla malaria negli anni del fascismo, arrivano molti coloni dal nord, emiliani, veneti e friulani, insieme ai Peruzzi, capeggiati dal carismatico e coraggioso zio Pericle, fascista. È lui a convincere tutti a scendere dalle pianure padane: i vecchi genitori, i fratelli Iseo, Treves e Turati, le nuore, la nonna, una schiera di sorelle. A spiccare è però sua moglie, l'Armida, bella, generosa, un po' strega. Una donna particolare, sempre circondata dalle sue api che le parlano e in volo danno ammonimenti che non salveranno però Armida dalla sorte che l'aspetta. In questa saga familiare emerge anche la figura del nipote prediletto Paride, che sarà però causa della sfortuna che travolgerà i Peruzzi.

"La malapianta" di Nicola Gratteri

Per capire la 'ndrangheta oggi, il suo essersi radicata ovunque nel mondo, una potenza economica capace di smuovere 44 miliardi di euro ogni anno, così pervicace nella società calabrese, e non solo, al punto da definerne bisogni, indicarne modelli di riferimento, bisogna tornare indietro nel tempo, alle sue origini nel '700, alla picciotteria, ai rituali, i soprusi, i sequestri. Ce la racconta, Nicola Gratteri, il magistrato che da vent'anni lotta per impedire che la 'malapianta' cresca ancora, auspicando il ricorso agli strumenti giusti per operare: certezza della pena, confisca dei beni, una legislazione adeguata. Quanto di più lontano dal contesto attuale.
Un libro lucido, chiaro, competente. L'occasione per promuovere la legalità, informare, smuovere le coscienze, perchè 'la cultura è l'unica arma di riscatto'.

“Ferdinand Toennies distingueva la società mitteleuropea da quella mediterranea definendo la prima una società di diritto, basata su leggi uguali per tutti (Gesellschaft) e la seconda una società di favori e amicizie, una sorta di comunità di tipo familiare (Gemeinschaft). Chi appartiene alla Gesellschaft mitteleuropea è protetto dalla legge, quindi non ha bisogno di ricorrere agli altri per chiedere aiuto e favori. Nella Gesellschaft la legge è uguale per tutti. Invece i cittadini della Gemeinschaft mediterranea per ottenere giustizia devono coltivare amicizie influenti: fare favori in cambio di favori. In Italia abbiamo trasformato i diritti in favori"